05/02/2014 - “Tre moderne unità navali - portaerei Cavour, rifornitrice di squadra Etna e fregata Bergamini - navigano nelle acque del Capo di Buona Speranza. 1.200 marinai che operano all’unisono. Cuori che battono, menti che sognano, braccia che creano: sogni che diventano realtà.” – parola del Comandante del 30° Gruppo navale, ammiraglio di divisione Paolo Treu.

“Ammainate le vele!”

Immaginiamo sia stato questo l’ordine che l’avventuriero portoghese, Bartolomeo Diaz, nel 1487, abbia dato ai suoi marinai in prossimità delle acque del Capo di Buona Speranza, in quella circostanza ribattezzato Capo delle Tempeste. Là dove due dei quattro elementi, acqua ed aria, s’incontrano e si scontrano vi è il cosiddetto “anello oceanico” dominato da forti correnti e raffiche di vento che soffiano in direzione contraria alla rotazione terrestre, creando un vero e proprio vorticoso “nastro trasportatore”: finis terrae, testimone dell’universale abbraccio tra Oceano Atlantico ed Oceano Indiano.

Diaz fu un vero e proprio precursore. Il Capo di Buona Speranza oggi rappresenta un importante crocevia di rotte commerciali, scientifiche e non solo, anche umanitarie; è seguendo la scia delle navi che hanno fatto la storia del mondo nautico che il 30° Gruppo Navale, della Marina Militare solca i flutti, approdando, dal 5 al 11 febbraio 2014, a Città del Capo, Sudafrica, nell’ambito della Campagna “Il Sistema Paese in movimento”.

Fu Giovanni II, Re del Portogallo, a chiamarlo Capo di Buona Speranza. Questa scoperta infondeva rinnovata fiducia nel aprire nuove rotte commerciali con l’Asia.

A distanza di pochi anni un altro navigatore portoghese doppiò il Capo circumnavigando l’Africa e portandosi in Asia: Vasco da Gama, che ricevette l’ordine, dal Re del Portogallo di esplorare la rotta spingendosi ben oltre il lembo di terra appena scoperto. Con Vasco da Gama per la prima volta una nave europea approdava in India.

Fonte: Marina Militare