21/03/2014 - (Augusta) Circa 1500 immigrati sono stati sbarcati questa mattina dalle navi San Giusto e dalla nave Sirio. Ad accoglierli c’era il personale dell’UNCHR, di Save the Children e le ambulanze delle varie misericordie dislocate per la provincia.
Una volta scesi gli immigrati sono stati portati nei centri di accoglienza della Sicilia ormai pieni. Durante l'operazione sono stati posti in stato di fermo dall’autorità giudiziaria anche due presunti scafisti della Sierra Leone.
Il comandante della nave Sirio, il capitano di fregata Marco Bilardi, ci ha spiegato come hanno salvato 340 migranti: "In coordinamento con nave Euro, siamo intervenuti per trasbordare su di noi 66 persone salvate dall’Euro e li abbiamo portai qui al porto di Augusta. Sul primo barcone erano 274 di cui 37 donne e 5 bambini piccoli. Il mare era calmo. Di notte, senza illuminazione, è stato difficile localizzarli in mare. Quando ci siamo avvicinati hanno richiamato la nostra attenzione con dei flash intermittenti che ci hanno permesso di localizzare il barcone".
Il comandante della nave anfibia San Giusto, capitano di vascello Mario Mattesi, ha raccontato che "a bordo ci sono dei bambini di pochi mesi e una bambina di due anni. L’unico problema è stato un decesso che è stato riscontrato durante un evento serale: abbiamo recuperato a bordo tre persone, una già deceduta al momento dell’arrivo a bordo e le altre due in condizioni critiche. Una è stata rianimata e, trasportata all’ospedale Cannizzaro di Catania con ustioni, adesso sta bene mantre la seconda era in condizioni più stabili. Sembrerebbe" – aggiunge Mattesi – "da quello che abbiamo potuto constatare che sia il decesso, che le problematiche riscontrate siano dovute all'inalazione di idrocarburi, la benzina che era nei gommoni. Le imbarcazioni trasportano sempre diverse latte, non conosciamo ancora la dinamica che ha causato la morte e le ustioni. La nazionalità è ancora da accertare ma sicuramente sono sub-sahariani, del Mali o comunque di aree in condizioni governative instabili. Con la Fondazione Rava e la signora Di Cosimo abbiamo assistito quattro donne incinte, di cui una al nono mese di gravidanza e con contrazioni che è stata trasportata all’ospedale di Lentini. Voglio sottolineare anche il supporto della Polizia a bordo con l’ispettore capo Olivero a capo di una task force che permette di lavorare a stretto contatto con le persone che vengono recuperate. Il loro lavoro, come quello dei sanitari, è fondamentale perché permette, per quanto possibile, da subito un'identificazione. Possiamo così individuare i presunti scafisti e procedere con le successive indagini. Abbiamo recuperato 12 gommoni e sono stati salvati tra il 18 e il 19 Marzo che è stato il momento di picco di gommoni che abbiamo registrato questo anche alle buone condizioni meteo. Il team di polizia solitamente è composto da 14 agenti che identificano i naufraghi esaminando i video registrati durante il salvataggio ed interrogando successivamente i passeggeri".
L’ispettore Olivero ha aggiunto che “hanno proceduto alla identificazione di varie nazionalità tra i migranti recuperati nello specchio d’acqua del Mediterraneo. L'attività è molta attenta e scrupolosa. Cerchiamo di fare la nostra parte”.
La dott.ssa Carlotta Sami dell’UNCHR, tirando le somme, afferma che “sono più di 5000 le persone arrivate nelle ultime 72 ore in diversi porti della Sicilia. E’ una situazione sicuramente difficile che l’alto commissariato ONU per i rifugiati da gennaio avverte si sarebbe verificata. Siamo stati molto espliciti nel dire che l’operazione Mare Nostrum è un’operazione egregia da parte del governo italiano che ha permesso di salvare circa 15 mila persone in mare che altrimenti avrebbero trovato molto sicuramente la morte. Sono persone che fuggono da guerre, da dittature. Siriani, eritrei, somali fuggono dalla guerra e sono disposti a correre grandi rischi. La situazione dei minori è critica perché ce ne sono tanti non accompagnati. Ci sono pochi centri in Italia adeguati ad accogliere minori. Spesso i ragazzini e le ragazzine devono ricevere un’assistenza specifica: sono passati attraverso esperienze traumatizzanti prima di arrivare in Italia. Quello che l’alto commissariato per i rifugiati evidenzia è che serve un piano di contingenza a livello europeo. Questo non è il confine dell’Italia, è un confine europeo. Non può essere solamente l’Italia con le strutture che ci sono a far fronte a tutto questo. La struttura di Lampedusa non ha ancora riaperto ed è in fase di ristrutturazione”.
Salvo Pappalardo
(foto dell'autore)