Coronavirus: i cinesi mentono e i nostri dati lo confermano. Smettiamola di ringraziare Pechino!

(di David Rossi)
17/04/20

In Europa, secondo le nostre ricerche e gli studi più accreditati1, fra il 45% e i due terzi dei decessi attribuiti al COVID-19 sono avvenuti in ospizi, case di riposo e centri di riabilitazione. I governi tengono atteggiamenti diversi: la Francia sta cominciando a rivelare il massacro in presa diretta, distinguendo nelle statistiche quanti sono morti negli ospedali e non, l’Italia sta cominciando a prendere coscienza ma tace le dimensioni del più grande sterminio di esseri umani dalla caduta del nazismo, la Spagna e il Regno Unito sembrano preoccupati di tacere che si muoia anche al di fuori degli ospedali2, negli Stati Uniti le autorità e gli amministratori cercano a fatica di nascondere una tragedia3 di cui dovranno rendere presto conto negli spietati tribunali americani, che li lasceranno probabilmente in rovina e con tremende condanne penali. Ma più di tutti a fare rumore è il silenzio dei cinesi sui morti al di fuori degli ospedali, in particolare nelle case di riposo.

Al di là delle cifre ufficiali messe online da Pechino, ci preme soffermarci (o meglio: tornare, dato che eravamo stati fra i primi a parlarne il 3 marzo scorso) sul Rapporto congiunto OMS-Cina sul coronavirus4, singolare nel dichiarare che “in data 20 febbraio 2020 l’età media degli infettati è di 51 anni…con il 77,8% dei casi fra i 31 e i 69 anni” e che “la più alta mortalità (21,9%) è fra i pazienti con più di 80 anni”. Tuttavia, il rapporto non ci fa conoscere un dato importante: quanti fra il totale dei deceduti erano da classificarsi come anziani. Soprattutto, niente ci dice su quella parte dei decessi che sono avvenuti fuori dagli ospedali, che non risultano specificamente tracciati.

Eppure, la provincia dello Hubei ha circa sei milioni di abitanti ultrasessantacinquenni5 e ha almeno 18,8 letti in ospizi e case di cura ogni mille anziani6. Il dato è del 2012: probabilmente, nel 2019 era aumentato almeno fino a 25 letti. Vale a dire che su sei milioni di persone, almeno l’1,8% un anno fa erano residenti in questi istituti. In tutta la Cina, nel 2017 questi ospiti erano oltre sette milioni: quindi, possiamo considerare realistica la cifra di 110.000 abitanti dello Hubei presenti negli ospizi della provincia all’inizio della pandemia. Fra l’altro, le case di riposo, almeno fino al 2019, erano un ottimo business nella ricca provincia dello Hubei: lo dimostra l’investimento di Green House per una struttura da tremila posti letto nella città di Wuhan7. E che gli ospizi fossero pericolosamente presenti nella storia del coronavirus fin dalle origini lo dimostra il fatto che uno di questi centri fosse a pochi metri di distanza dal mercato delle prelibatezze dove ha avuto origine la pandemia chissà quanti mesi fa8.

Ebbene, se le statistiche delle morti da COVID-19 Lombardia, di New York, della Francia e di Madrid hanno una linea rossa comune questa è rappresentata dal numero di morti fra gli ospiti degli ospizi, che su base territoriale oscilla fra il 10 e il 40%. A voler essere conservativi, perciò, possiamo stimare che negli ospizi della sola provincia di Hubei devono essere morti almeno 11.000 anziani. Se in quelli dell’intera Cina fossero morti appena lo 0,5% degli ospiti (quindi, venti volte meno che nell’ipotesi appena descritta), saremmo davanti al massacro di 35.000 vecchietti. Questi non risultano nelle statistiche ufficiali.

Ad oggi, dopo mille correzioni, la Cina dichiara poco più di 4.600 morti.

Perciò, o i governanti cinesi hanno attuato delle misure di messa in sicurezza degli ospizi che colpevolmente sia loro sia l’OMS hanno taciuto al mondo, lasciando i nostri nonni all’imperizia dei nostri governanti locali e nazionali o i governanti cinesi - col silenzio dell’OMS - tacciono sulle vere dimensioni della tragedia. In entrambe le ipotesi, Pechino e OMS devono dei chiarimenti a chi è da quasi sei settimane prigioniero in casa propria e soprattutto a chi ha perso i propri cari.

Insomma, abbiamo bisogno che la Cina ci dia delle spiegazioni e non basteranno milioni di mascherine a farci tacere. Non ci servono leader che si comportano come un secondo ambasciatore cinese in Italia, per difendere interessi contrari ai nostri.

Ministro Di Maio, presidente Conte, invece che ringraziare Pechino ogni due per tre, seguite la linea di Parigi e Londra secondo cui sulla gestione del coronavirus in Cina sono successe “cose che non sappiamo". La Cina dovrà rispondere ad alcune "domande difficili" sul perché sia iniziata la pandemia.

1 https://www.euronews.com/2020/04/17/coronavirus-care-homes-could-be-wher...

2 https://www.theguardian.com/world/2020/apr/14/care-homes-coronavirus-why...

3 https://www.nytimes.com/2020/04/15/nyregion/coronavirus-nj-andover-nursi...

4 https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/who-china-joint-mis...

5 https://www.ceicdata.com/en/china/population-sample-survey-by-age-and-re...

6 https://www.slideshare.net/smithstreet/opportunities-in-chinas-elderly-c...

7https://books.google.it/books?id=teB8DwAAQBAJ&pg=PA175&lpg=PA175&dq=gree...

8 https://www.straitstimes.com/asia/east-asia/cluster-of-deaths-found-at-w....

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