L’Italia guarda (finalmente) oltre il proprio naso?

(di Andrea Cucco)
07/03/23

Dopo anni imbarazzanti in cui il nostro paese si è prostrato ai piedi di un regime nemico di ogni aspetto della democrazia, un presidente del Consiglio “sembrerebbe” aver intrapreso il cammino opposto.

Non dimenticheremo mai la sudditanza manifestata (per giunta a nome di tutti gli italiani!) al regime totalitario della Repubblica Popolare Cinese ed al suo vessillo: la “bandiera rossa a cinque stelle”.

Una premessa: forse l’idiozia russa nel cadere nella trappola ucraina poteva sorprendere, il fatto che il vero appuntamento bellico dei prossimi anni sarà con il regime di Pechino non potrà farlo.

Gli Stati Uniti si stanno preparando da anni, militarmente e diplomaticamente: hanno, per esempio, da tempo lasciato andare il Pakistan (assieme all’Afghanistan) nelle mani di Pechino.

L’Italia deve comprendere che non è “tirando a campare alla giornata” che si può avere una politica estera efficace e relativi ritorni nel lungo periodo. Ma d’altra parte, per i 68 governi che abbiamo avuto in 77 anni, “lungo periodo” è sempre stato forse... un biennio?

Parliamo ora della recente visita del presidente del consiglio Meloni al prossimo co-protagonista geopolitico globale: l’India.

Il gigante asiatico è la quinta economia del mondo1 e la terza in termini di potere d'acquisto. Le riforme economiche degli ultimi decenni lo hanno trasformato nella seconda economia a più rapida crescita. Parlo di “decenni” perché, a differenza del paese dei “salagadula”, i risultati economici - solidi e reali - si vedono solo a distanza di tempo.

Ricordo ancora l’incontro nel sud dell’India con una giornalista a Bangalore nel 1994. La redazione l’aveva inviata per realizzare un reportage in un’area di sviluppo privilegiato per investimenti stranieri. Rammento la perplessità con cui avevo accolto quel programma politico: visitare molte aree indiane mi faceva pensare che, tolti i risciò e qualche telefono, il paese dovesse essere identico ai secoli passati. Bangalore era definita la “Parigi dell’India”: strade e giardini pubblici curati, edifici bassi e non proprio “moderni”. Tre milioni e mezzo di abitanti.

Ricordo poi con stupore nel 2009 il mio ritorno in quella che da “Parigi” sembrava essere divenuta una “Hong Kong”: ampie autostrade, grattacieli e colossi della Silicon Valley che avevano stabilito là i loro centri industriali e di ricerca, una popolazione che era già allora raddoppiata (oggi sfiora i 13 milioni!). Se nel mio primo viaggio l’ambizione maggiore di uno studente era ancora quella di diventare un giorno “doctor”, dopo meno di una generazione era cambiata in “engineer”.

Non dimentichiamo che la terza lettera dell'acronimo BRICS2 è sua: “India”.

Impossibile, già 14 anni fa, non pensare agli immensi fondi di Stato regalati alle mafie dal dopoguerra, formalmente “per lo sviluppo del Meridione”, a fronte di risultati miseri, tardivi e/o fallimentari, se non nulli. Ma affronteremo questo punto in un altro momento, e magari in un’altra piazza...

L’India, a 75 anni dall’instaurazione dei rapporti diplomatici, è ora riconosciuta “Partner Strategico” del nostro paese. Il comunicato congiunto ha riportato la massima gamma di collaborazioni.

Dal momento che a noi interessa quella militare evidenziamo le prospettive specifiche: cooperazione industriale e coproduzione di sistemi d’arma.

L’India sta aumentando da anni il budget per la Difesa. Oggi è al terzo posto, dopo USA e Repubblica Popolare Cinese. Ovviamente, pur apprestandosi a divenire economicamente la “nuova Cina” a breve, non dispone ancora di un’industria militare nazionale capace di coprire il fabbisogno a 360°.

Storicamente sono stati fornitori stranieri a compensare i vuoti, per citarne alcuni: Unione Sovietica, Russia, Stati Uniti, Francia, Germania, Israele, Belgio... L’Italia con alcune aziende è stata anch’essa timidamente presente. Quando il gioco è sembrato farsi più importante siamo stati maestri del tafazzismo, scaricando poi la colpa sull’India...

Comprendete dunque l’opportunità unica e - una volta tanto - “originale” per la nostra politica?

Tornando al comunicato finale dell’incontro Meloni-Modi: aumenteranno le iniziative di affiancamento militare a partire dall’operazione ATALANTA.

A breve vedremo i nostri piloti addestrarsi assieme ai colleghi indiani (su Rafale e Mirage francesi…) o magari i nostri alpini sulle cime dell’Himalaya?

1https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2023/03/01/borrell-india-e-partner-strategico-per-lue_8917317a-572c-4c2c-9df0-cdb3d4291fff.html

2 BRICS è un acronimo, utilizzato in economia internazionale, che individua cinque paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) accomunati da alcune caratteristiche simili, tra le quali: la condizione di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e sono stati caratterizzati, nell’ultimo decennio, da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale. (fonte: Parlamento italiano)

Foto: presidenza del consiglio dei ministri