La questione del doppio passaporto, proposto dal governo austriaco agli abitanti del Trentino Alto Adige di lingua tedesca e ladina assume, come sempre in Italia, i contorni dell’inutile zuffa da bar; divisi tra favorevoli e contrari gli organi di stampa e gli opinionisti da social network si affannano, con argomentazioni, talvolta originali, talaltra ridicole a sostenere questa o quella parte, troppo spesso ignorando alcuni punti fermi quali: l’incontrovertibilità della realtà storica, l’ormai più volte ribadito tema degli accavallamenti di competenze tra Stati nazionali, realtà regionali e provinciali, comunità etnico linguistiche ed Unione Europea ed infine errori nelle gestione delle fasi post belliche, con particolare riguardo, nel caso di specie, ai trattati di pace che fecero seguito al 1° ed alla 2° conflitto mondiale.
Nel Centenario di Vittorio Veneto, a pochi mesi dalle celebrazioni per il 4 Novembre sembra che le scelte di politica estera austriache abbiano qualcosa di pretestuoso, una paradossale ed antistorica rivincita a colpi di provocazioni diplomatiche e di tweet, così gli Schutzen hanno ripreso il moschetto ed invece del piombo pare siano decisi a lanciare passaporti, doppi per dirla tutta, perché in fondo il modello assistenzialistico trentino è troppo ghiotto per essere del tutto abbandonato in nome di vecchie rivendicazioni e nuove incerte adesioni, ebbene sì, facciamo gli italiani quando è ora del sussidio e i tedeschi in vacanza.
Come detto, però non tutte le colpe possono essere imputate agli ex sudditi di Checco Beppe, né si intende prendere le parti di questa o di quella fazione, infatti mentre gli austriaci, in nome e per conto dei tirolesi del sud, invocano a voce alta il riconoscimento diplomatico del germanismo altoatesino, peraltro come dargli torto, anche solo da un punto di vista estetico e linguistico, gli italici ultranazionalisti da tastiera si appellano a ragioni storiche un po’ confuse, la cui confutazione è stato in realtà il primo spunto alla realizzazione di questa riflessione.
“Mi hanno insegnato a scuola che l’Italia si difendeva dall’austriaco invasore.” Tuonava ieri un non meglio identificato autore di libri su radio 24. Pessimi insegnati potremmo dire, ma la cosa più grave, probabilmente in buona fede e quindi ignoranti inconsapevoli formatori di divulgatori di insipienze.
L’Italia, alleata di Austria Ungheria e Germania dal 1882 al 1914 nella famosa Triplice Alleanza (L’unione fa la forza – Viribus Unitis), denunciò la stessa nel 1915 e dopo aver sottoscritto segretamente il Patto di Londra, varcherà i confini dell’Impero austroungarico dichiarando guerra a Vienna ed attendendo il 1916 per farsi nemici anche i tedeschi.
Insomma il nostro caro scrittore radio pubblicizzato ha avuto proprio cattivi maestri, resta inteso che le ragioni acquisite sul campo di battaglia sono quelle che poi si tramutano in indiscutibile verità, ma a seguito dei trattati di Versailles del 1919 non andò proprio così, i Tirolesi, già refrattari al governo austriaco, peggio sopportarono le ragioni italiane e con una mentalità intrisa di indipendentismo e rivolta, tipica delle popolazioni montanare, mal digerirono l’italico dominio e successivamente anche la possibilità di essere annessi al Reich germanico.
Gente che vuole stare per proprio conto? Probabilmente sì, ma anche estremamente capace di strumentalizzazioni politiche che alternarono l’opposizione all’Impero austriaco, all’Italia ed alla Germania nazista, allo sfruttamento della propria condizione di minoranza-maggioranza prima attraverso l’accordo Hitler - Mussolini sull’opzione di cittadinanza e successivamente con il trattato De Gasperi – Gruber.
Se la questione storica appare ingarbugliata lo diventa ancora di più quella etnico geografica, in questo caso condividere, anche solo intellettualmente, la proposta austriaca è davvero faticoso, ci si deve confrontare con i criteri di assegnazione del tanto decantato doppio passaporto e ci sarebbe da domandarsi se la dimensione linguistica sia sufficiente a riconoscere un diritto di cittadinanza, oppure se gli altoatesini di lingua italiana, ma discendenti da famiglie già suddite dell’Imperatore d’Austria possano vantare il medesimo salvacondotto diplomatico, non vanno poi dimenticate le comunità ladine, in questo caso si tratta di una popolazione di ascendenza latina, addi e quindi mediterranea insediatasi ai tempi dei romani tra le valli alpine e poi cosa ne facciamo della lotta senza quartiere tra veneti e trentini circa il destino di Cortina e di Asiago con i loro prodotti DOP e le loro IMU?
L’Europa Unita fu pensata per superare le ragioni etnico geografiche tra le concause di due disastrose guerre mondiali, eppure eccole qui le istituzioni europee, giganti ed immobili come dei leviatani senza energie, assistere impassibili alle liti interstatali, interprovinciali ed interregionali, senza tentare nemmeno uno straccio di mediazione, chissà cosa ne pensano lady PESC ed il suo costosissimo staff, saranno troppo impegnati a capire perché l’Austria chiude il Brennero ai tir italiani e poi desidera assegnare agli italianissimi trentini il passaporto di Vienna, per farci cosa poi? Per andare a Rimini o a Lignano?
Al netto del fatto che l’Italia invase l’Austria–Ungheria nel 1915, che gli altoatesini sono dei nazionalisti cocciuti e talvolta irragionevoli e che le classi dirigenti di Italia ed Austria non hanno altro di meglio a cui pensare, forse sarebbe il caso di superare tali assurde posizioni in nome di tre concetti quali conoscenza, cooperazione, condivisione, sì perché se conosco sono in grado di operare in maniera consapevole e condivisa ed allora, pur accettando le ragioni etniche ed i legami ancestrali di un territorio e della sua popolazione occorre che tali aspetti rimangano relegati all’ambito dell’etnografia e dei saperi umanistici, senza mai sfociare in anacronistici e sciocchi irredentismi.
Solo l’Europa unita può essere un giocatore mondiale credibile dal punto di vista diplomatico e commerciale, altre soluzioni non se ne vedono, pertanto che si dedichino le energie nella direzione di più elevati obiettivi, senza scadere in inutili e sciocche boutade elettorali o propagandistiche e se qualche abitante di Vipiteno o Bolzano vuole il passaporto austriaco si trasferisca ad Innsbruck, nessuno ne sentirà la mancanza.
AP