I comandanti a cinque stelle

17/01/19

Al fine di alleggerire il clima surriscaldato e smorzare i toni polemici che serpeggiano da tempo in alcuni ambiti militari, confesso di aver meditato di suggerire al ministro Elisabetta Trenta di non ripetere l’errore di esortare il mondo in divisa a non “spaventarsi” per la preannunciata entrata in vigore del decreto istitutivo del sindacato militare. Un soldato non ama sentirsi dire di temere qualcosa, foss’anche la nascita di un sindacato militare voluto da una figura militante in un movimento caratterizzato da 5 stelle, una di più rispetto a quelle che si contano sulle spalline dei generali di grado massimo. Di fronte all’incombere di un evento di questa portata un militare tutt’al più si sorprende, o gli cascano le braccia, o si preoccupa, o si incavola e si abbandona al più colorito e pittoresco turpiloquio… da qui ad aver paura, proprio no!

Ma proprio mentre rimuginavo questi pensieri, il web mi ha messo sotto gli occhi la bozza del decreto istitutivo in questione. Ne elenco i principali ambiti di pertinenza: tutela individuale e collettiva dei militari, lavoro obbligatorio (addestramento incluso?), orario di lavoro, turni di servizio, licenze, aspettative, permessi, formazione-qualificazione-mobilità del personale, attribuzione degli incarichi, ristrutturazione e riorganizzazione di enti e reparti, dismissioni di infrastrutture etc etc. Gli organismi sindacali inoltre possono interloquire direttamente con gli organismi militari di vertice, con le commissioni parlamentari e con lo stesso ministro; infine possono, a differenza di qualsiasi comandante, trattare direttamente con gli organi di stampa. Va da sé che l’attività sindacale è considerata attività di servizio e che un delegato sindacale non può essere trasferito di sede se non su sua richiesta… questo sempre a differenza di qualsiasi comandante che, volente o nolente, può essere scaraventato a farmi compagnia nel nuorese magari solo per aver criticato la normativa sindacale.

A questo punto sono tornato sui miei passi e ho deciso di proporre al ministro Elisabetta Trenta non uno ma due suggerimenti. Primo: perché non smilitarizzare le forze armate come già fatto a suo tempo con i controllori di volo? In fondo con l’annunciato inserimento nelle forze armate di 3000 nuove figure di “specialisti” civili siamo già sulla buona strada. Secondo suggerimento: perché non completare il decreto in argomento aggiungendo un articolo che preveda la graduale abolizione della figura del Comandante? Che ci sta a fare? A oziare e rubare uno stipendio? È una figura che aveva un senso nei tempi andati (bieca espressione nostalgica-vetero-militarista) quando un comandante si sentiva in dovere di tastare il polso e conoscere il pensiero tanto della recluta appena arrivata quanto del “nonno” prossimo al congedo, o anche del decano dei sottufficiali, o del capo calotta o del più anziano dei suoi ufficiali.

Concludo chiedendomi quali siano le reazioni sindacali previste ove le varie istanze vengano disattese e ammettendo di provare, come raramente mi è successo in vita mia, un po’ di paura.

Auguro buona fortuna alle nostre Forze Armate, anche se credo che a questo punto ne serva loro proprio tanta perché, già affossate da un bilancio indecoroso per una nazione strategicamente importante nel Mediterraneo e nei teatri europeo e africano, temo possano ricevere il colpo di grazia da questo decreto “epocale” istitutivo del sindacato militare: un provvedimento che ritengo (mi si perdoni il giovanile linguaggio castrense) una presa per il culo, perché per tutelare e pagare come si deve un soldato dovrebbe bastare un ministro a 5 stelle.

Mi ritengo un militare fortunato per aver fatto parte delle Forze Armate italiane in tempi sempre difficili ma esaltanti. E sempre Forza Paris, ragazzi! Mai avere paura!

Generale Nicolò Manca

(già comandante della brigata Sassari)

Foto: U.S. Air Force