Il personale civile della Difesa è in saldo?

28/09/18

Gentile Direttore, sono il Presidente di un Comitato la cui denominazione “Specificità del Personale civile della Difesa” nasce dall’auspicio di rientrare a pieno titolo nella categoria di personale cosiddetto “specifico” e per Specificità, come previsto dall’art. 3 codice del lavoro Pubblico, si intende personale con contratto di diritto pubblico operante in settori particolari dello Stato e quindi personale militare ed altre particolari categorie non ingabbiate nei contratti collettivi che sono di natura privatistica. Questo il nostro obiettivo che ci metta al pari dei colleghi militari, seppur nel rispetto delle peculiarità dei compiti e dei ruoli di ognuno.

Il comitato nasce per “tentare di salvaguardare” la professionalità e la dignità del personale civile del Ministero della Difesa, dall’addetto al funzionario, da sempre sottovalutato e sottopagato dall’Amministrazione e “beffeggiato” da talune Organizzazioni Sindacali che con sfrontata convinzione, pur di fronte ad un calo di aderenti visto che hanno solo 1/3 di iscritti dei circa 27.000 dipendenti tutti, pensano di aver battagliato ed ottenuto il massimo possibile per tutti noi - un elefante che partorisce un topolino insomma - intendendo come massimo le briciole, l’appiattimento totale e la totale sottomissione professionale al personale militare come ospiti a casa propria.

Gli stessi sindacati da cui non si sente parlare di proposta avanzata dall’Amministrazione Difesa di transito in “regime pubblico” del Personale Civile, forse perché tale passaggio ne avrebbe minato il potere di rappresentatività? Una domanda questa più volte fatta in assemblee ai vari rappresentanti sindacali nazionali alcuni dei quali proprio titolari di contratto da “specifici” nella propria amministrazione.

Ma, in un documento predisposto nel 2016 dall’Amministrazione, sull’argomento siamo stati costretti a leggere che tale proposta ed eventuale soluzione “dovrebbe essere concordata con i Sindacati la maggior parte dei quali ha forti perplessità se non contrarietà”.

Il nostro comitato non è collegato a sindacati di sorta ed, in assoluta autonomia ed in acque molto agitate, agisce nell’interesse del personale, 3600 adesioni spontanee per chiedere a gran voce che si metta fine ad una situazione di discriminazione non più sopportabile ai danni del personale civile della Difesa che percepisce sino a circa il 30% in meno rispetto ad altri dipendenti pubblici e ai militari non operativi pur svolgendo lo stesso lavoro ma soprattutto privato del prestigio e della dignità professionale se pensiamo al trattamento giuridico oltre quello economico.

Sulla questione sono state intraprese numerose iniziative: diversi emendamenti in Commissione Difesa, un’interrogazione a risposta immediata al Ministro Pinotti del 7 dicembre 2017 anche in considerazione delle richieste di due Segretari Generali della Difesa che avevano rappresentato la "specificità" del personale civile della Difesa; la risposta ricevuta è stata elusiva ed insoddisfacente, non ha toccato il tema esposto ed ha ricondotto all’Accordo con i sindacati più rappresentativi.

Questa situazione creatasi con fallimentari accordi tra politica e sindacati non è più sostenibile anche alla luce degli ultimi accadimenti, colpo di coda dell’amministrazione dell’ex ministro Pinotti.

Da gennaio 2018, per effetto del riordino delle carriere del personale militare, nella Difesa ci sono oltre 10.000 dirigenti esclusivamente militari, addirittura provenienti dal personale ufficiale inferiore pur in assenza di posti tabellari che naturalmente sovraintendono al personale civile ovvero funzionari professionisti e titolati inseriti negli elementi di organizzazione che diversamente, per ambire ai posti dirigenziali, devono sostenere corsi concorsi pubblici indetti dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

Abbiamo apprezzato molto le parole del Ministro Trenta durante l’intervento in Commissione riunite Difesa di Camera e Senato del 26 luglio quando ha dichiarato di considerare prioritario l’investimento sul Personale Civile della Difesa parlando anche della priorità della formazione che oggi però non ha alcun valore visto che non è considerata titolo valido negli sviluppi economici ovvero le cosiddette progressioni di carriera dove, grazie ad accordi sottoscritti tra Dirigenza e sindacati, l’appiattimento vince sulla meritocrazia 10 a 0, meritocrazia tanto esaltata in pubblico ma tanto oltraggiata nei fatti.

Ci chiediamo quindi: che senso ha formare il personale, spendere soldi pubblici, per poi non dare alcuna possibilità di carriera al personale civile contrariamente al personale militare? Altro pugno nell’occhio l’enorme controsenso di avere professionalità certificate all’interno dell’Amministrazione (laureati e specializzati) ed assistere all’immissione nei ruoli civili della Difesa, del personale non idoneo al servizio militare che dal grado di Primo Maresciallo transita nei ruoli con profilo professionale di Funzionario persino con il solo titolo di studio di Licenza Media Inferiore, in pieno contrasto con quanto stabilito dalle norme che stabiliscono l’accesso dall’esterno ai funzionari ovvero il possesso della laurea.

Cosa hanno fatto i sindacati di fronte a simile ingiustizia?

Il personale che ha aderito al Comitato, la gran parte non sindacalizzato ma anche una cospicua fetta dei dipendenti in generale continua ad andare avanti per solo gran senso di appartenenza e gran senso dello Stato nonostante le continue mortificazioni. Noi dipendenti civili, al pari di quelli militari, siamo parte integrante del Ministero della Difesa, gradiremmo avere, come loro, un contratto di diritto pubblico.

Vorremmo delle risposte a queste domande e pensiamo sia indispensabile un serio esame della problematica affrontandola e ricercando soluzioni possibili affinché “il personale sia veramente una forza integrata formata da militari e civili che concorrono alla missione e visione comune della Difesa come casa di famiglia dove tutti sono padroni di casa nel rispetto delle proprie peculiarità, ruoli, competenze, pari opportunità e diritti maturati, evitando una situazione di Apartheid che, che, allo stato attuale potrebbe configurarsi salvo che si decida, per esempio, di farci transitare nei ruoli della Presidenza del Consiglio……… e perché no!

Auspichiamo vivamente che il Ministro Trenta, a differenza del suo predecessore, ascolti e valuti le nostre argomentazioni e possa far calendarizzare un incontro, già richiesto al Suo Gabinetto sin dal mandato Pinotti, con i rappresentanti del Comitato sinora non ottenuto.

La ringraziamo per lo spazio che vorrà riservarci e le considerazioni che eventualmente vorrà fare riguardo alla problematica rappresentata e la salutiamo con cordialità
 

Il Presidente

del Comitato per la specificità del Personale Civile della Difesa

Dott.ssa Filomena Crafa

(foto: Difesa /web)