Mio padre Aurelio, nella vita civile dirigente bancario, allo scoppio della II guerra mondiale fu richiamato come ufficiale di cpl al VI RGT bersaglieri di Bologna. Con tale formazione fu prima sul fronte jugoslavo e poi sul fronte russo (sia CSIR che Armir). Del fronte jugoslavo ricordava le continue violenze interetnche (solo Tito, con pugno di ferro, avrebbe potuto tenere uniti popoli che tanto si odiavano).
Sul fronte russo rinunciò alla nomina a ufficiale-istruttore della Scuola Allievi Sottufficiali Bersaglieri di Bobrusko-Villa del Nevoso in Istria (che gli sarebbe spettata come capitano con maggiore anzianità di nomina) per non abbandonare al loro destino i 300 uomini della sua III compagnia.
Sulle rive del Don il 13 agosto 1942 fu ferito all’emitorace sinistro in zona precordiale da un proiettile di parabellum sparato da pochi metri. Restò per ore a perdere sangue nella terra di nessuno per essere infine salvato dal bersagliere Quinto Ascione di Cervia. Questi, studente universitario e presidente della azione cattolica della sua città, lo caricò sulle spalle e lo trasportò (“io madido di sudore, il capitano madido di sangue”) al posto di medicazione. Ascione sarebbe caduto pochi giorni dopo meritando la medaglia d’oro al valor militare “alla memoria”. Mio padre a sua volta pluridecorato, dopo mesi in pericolo di vita negli ospedali militari, si riprese e tornò alla vita civile.
Ad inizio anni ’70 con amici della sezione di Imola del Nastro Azzurro effettuò una ricerca sui decorati al Valor Militare del comprensorio imolese dal Risorgimento alla II guerra mondiale. Il volume che ne derivò ricevette, fra gli altri, le congratulazioni di Luigi Durand de La Penne e di Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo.
Io fui sottotenente medico al VI BTG Genio Pionieri di Bologna dal 1972 al 1973. In tale periodo fui spesso di guardia al locale ospedale militare. In una delle mie guardie furono contemporaneamente ricoverati sia Umberto Salvatores che Ercole Felici, già comandante e aiutante maggiore del VI RGT bersaglieri sul fronte russo. Secondo il regolamento mi presentai al loro cospetto in quanto ufficiali superiori. Appreso che ero figlio di Aurelio, che definirono “ uno degli ufficiali più valorosi del RGT” espressero il desiderio di riincontrarlo. L’incontro avvenne nello stesso pomeriggio e vide i 3 reduci commossi al ricordo delle tante peripezie.
Negli anni ’80 il gen. Aldo Gianbartolomei, che sul fronte russo era ufficiale motociclista nel VI RGT bersaglieri, ricevette l’incarico di redigere un volume sulle strategie delle truppe italiane sul fronte russo. Contattò alcuni vecchi amici e compagni d’arme (fra cui mio padre) e citò le loro testimonianze nel volume. Ad inizio anni ’90 mio padre fu promosso al grado di tenente colonnello del ruolo d’onore. Nel 1993, quando i resti di Ascione rientrarono dalla Russia, fu invitato alla cerimonia. Benchè fosse già in precarie condizioni di salute volle essere da me accompagnato a Cervia. Qui, posando la mano con affetto riconoscente sulla piccola urna, pronunciò poche e toccanti parole fra l’intensa commozione dei presenti intervenuti numerosi in quella luminosa giornata di inizio marzo. Pochi mesi dopo anche mio padre avrebbe terminato la sua corsa terrena. Al funerale, secondo le sue disposizioni, volle sulla bara il tricolore, le decorazioni e il cappello piumato. Il VI RGT bersaglieri inviò una rappresentanza in divisa a rendergli omaggio e il trombettiere a eseguire il “silenzio fuori ordinanza”. Nel 1995 a Bologna, all’interno della Caserma Mameli, gli fu intestata la casermetta della III compagnia, già ai suoi ordini sul fronte russo.
Nel 2007 a Imola , a cura del giornalista Gianfranco Borghi, fu pubblicata una sua biografia dal titolo “Aurelio Barnabé-Cincinnato imolese”. Nello stesso anno , con voto unanime del consiglio comunale, gli fu intitolato il giardino pubblico di Piazzale Michelangelo (il più vicino alla sua abitazione). L’Esercito inviò un reparto IN ARMI a rendere gli onori e le note della fanfara dei bersaglieri accompagnarono l’evento. Nel 2008 il Comune di Castel del Rio deliberò di riservargli uno spazio nel locale Museo della Guerra. Su una parete un suo busto in bronzo è circondato dalle motivazioni delle decorazioni, mentre ai piedi è posta la sua storica bici da bersagliere. Sulla parete adiacente, in una vetrinetta, sono poste le sue divise, le decorazioni, la sciabola, il piumetto, la sciarpa azzurra e i CREST del VI RGT bersaglieri e del Nastro Azzurro. Delle vicende Ascione e Barnabé è stato scritto in vari volumi, pubblicazioni e siti internet.
Mario Barnabé (I° capitano medico della riserva di complemento in congedo)