Caro direttore, il punto in questione è e ritengo sarà la vexata questio che, involontariamente, Salvini ha provveduto a resuscitare, dopo 76 anni di coma profondo, dalla in-coscienza (intesa come mancanza di coscienza, di consapevolezza di se stessi, di chi si era e di chi si è) degli italiani. Forse è la volta buona.
Salvini, con la sua incosciente (appunto) scelta di tempo nel ricercare la crisi governativa, ha ridestato (pesantemente) il fantasma dell'etero direzione delle scelte politiche, sociali, economiche, militari (geo strategiche) che da 76 anni determinano la vita italiana quasi in ogni suo ambito.
Lui non lo sa, e manco si rende conto che, per retaggio storico, c'è chi invece sa benissimo chi comanda in questo paese (e lo ha sempre tenuto ben presente) e che, quando occorre, ce lo ricorda nei modi e nelle maniere che ritiene di volta in volta più opportune.
In passato, la rimessa all'ordine di figure politiche ed economiche, sociali, politiche, ha assunto aspetti sanguinosi, scandalosi e anche penosi (forse questo è e sarà il caso di Salvini). Ma oggi, come ieri e certamente come domani, risulta chiaro ed evidente che se c'è chi solo prova a immaginare qualcosa di "italiano" per gli italiani non fa molta strada. Questa è la regola che un re burattino e la sua corte di questuanti accettarono di seguire 76 anni fa, tentando di salvarsi, e che vale ancora oggi.
Il punto dolente, ancora una volta, è constatare la sostanziale ignoranza (anche in buona fede) di questo semplice dato di fatto: l'Italia ha dichiarato la guerra, per ragioni varie che ormai non hanno più la minima importanza, e l'ha persa. Dobbiamo cominciare a farcene una ragione e a fare i conti con la nostra coscienza storica. E la Resistenza, mi spiace tanto, non ce l'ha fatta "pareggiare", la guerra. Noi non siamo i francesi.
Ex militari, ex comunisti, post fascisti, economisti, qualunquisti, p2isti, giornalisti... Non sanno, o fanno finta di non sapere, che tutto quanto, TUTTO QUANTO dipende, da 76 anni, semplicemente da questo. E che ancora per parecchio ne dipenderà. Sarebbe ora di porre fine a questa sostanziale presa in giro di noi stessi, che tra l'altro all'estero non ha mai nemmeno sfiorato di convincere nessuno, anzi: è usata implicitamente, e anche esplicitamente a volte, per metterci in scacco etico e storico. Non ci si fida degli italiani: questo è un fatto.
Sono convinto della buona fede di tanti partigiani e di tanti combattenti di quel periodo. Però bisognerebbe capire, dopo 76 anni, che se il risultato dei loro sforzi politici ed ideologici è sottoposto in modo netto, inequivocabile, a un tweet di Donald Trump che ci dice: "Va deve andare bene Giuseppi", che tutti, TUTTI, i politici italiani recepiscono immediatamente il messaggio e ci si adeguano (anche se fanno la faccia scura di circostanza), significa che stare ancora a dirsi che i morti di una parte potrebbero essere morti meglio di quelli dell'altra... Forse non ha e non ha mai avuto molto senso.
Forse sarebbe ora di dirsi la Verità. Forse, e dico forse, quei morti, di tutti gli schieramenti, morti italiani, troverebbero finalmente un po' di pace, se ci dicessimo, almeno tra di noi, la Verità.
Con rispetto.
Andrea Sapori
Caro lettore, condivido appieno questa lettera. Una caratteristica penosa - aggravatasi nel tempo - nei connazionali è l'incapacità di assumersi ed ammettere colpe o responsabilità, affrontandone le conseguenze. Un atteggiamento infantile e vigliacco derivante dalla debolezza. Un'ignavia diffusa, dagli asili nido ai Palazzi delle Istituzioni.
Ricordo poi le parole di un maggiore francese nell'apprendere ad un corso di formazione, in Italia, i dettagli dell'8 settembre... "Di cosa vi lamentate oggi? Vi rendete conto che per un momento siete stati in guerra con il mondo intero?!!!"
Aveva ragione.
Andrea Cucco
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