Sull’addebito a carico dell’ex maresciallo dei carabinieri Saccotelli (attentato di Nassiriya)

16/11/23

È di questi ultimi giorni la notizia, asciutta asciutta, dell’addebito di prossima applicazione a carico dell’ex maresciallo dei carabinieri Saccotelli, delle somme erogategli a seguito dell’attentato di Nassiriya. Saccotelli ha infatti una caratteristica particolare, quella di essere un sopravvissuto all’attentato che, nel 2013, spazzò via la base Maestrale uccidendo 19 italiani, segnandolo irrimediabilmente nel fisico.

Che Saccotelli, come i più sfortunati commilitoni, sia una vittima del dovere, non sembra esserci dubbio, tanto che la tutela si ritiene estesa anche ai cittadini che, mentre perseguono un dovere morale, principio più o meno chiaro, subiscono danni, come per esempio quelli dipendenti dall’esposizione all’amianto e ad altri cancerogeni.

Non avendo potuto leggere direttamente le motivazioni del provvedimento di addebito, rimane un’ombra che, si spera, potrà essere quanto meno dissipata; i dubbi tuttavia rimangono, vista la storia retrostante. Al di là del fatto che Saccotelli sarebbe stato sicuramente più felice senza menomazioni e con la sua divisa indosso, non si capisce allora perché gli sia stato attribuito un trattamento economico da addebitare così brutalmente; perché una cosa è certa, Saccotelli il suo servizio lo ha pagato caro.

Incompetenza? Ignoranza delle regole? Come sempre difficile comprendere i perché e i percome, specie quando vengono ricompresi anche i danni morali ed esistenziali, quelli che peggiorano tragicamente la vita, tra quelli meritevoli di risarcimento. O almeno questo è quel che si comprende e non si può non condividere. Almeno, questo è quel che rientra nel sentire più comune, che poi è quello che rimane basito di fronte all’addebito patrimoniale a carico di primario e medici ospedalieri che, impegnati a contenere la pandemia, hanno cumulato inspiegabilmente un notevole monte straordinari. Se non lavorano sbagliano, se lavorano sbagliano. Manca la terza ipotesi, andarsene, che però andrebbe violare l’art. 32 della Costituzione, quello che riguarda il diritto alla salute.

E allora che fare con un dovere morale che esce dalla porta e rientra dalla finestra? L’articolo 2087 del codice civile dovrebbe tutelare salute e dignità dei lavoratori, un principio che il TAR del Lazio, nel 2022, ha ribadito stabilendo che “Al dovere del militare di esporsi al pericolo stricto sensu bellico (…) si contrappone lo speculare dovere dell’Amministrazione di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, in primis apprestando i necessari presidi sanitari di prevenzione e cura e dotandolo di equipaggiamento adeguato o, quanto meno, non del tutto incongruo rispetto al contesto” (Cons. Stato, Sez. IV, 30 novembre 2020, n. 7560 e n. 7564). Che poi detta così sembra facile, ma si hanno sempre tempo e possibilità di fare del diritto una materia immediatamente accessibile e applicabile?

Non è però un caso che il Tribunale di Taranto abbia riconosciuto agli eredi di un sottufficiale, morto di mesotelioma per esposizione all’amianto, e dunque considerato vittima del dovere, l’adeguamento pensionistico previsto alle vittime del terrorismo. Ma chi avrebbe dovuto tutelare prima il militare tarantino ed ora Saccotelli? Oh, attenzione, perché di vittime per l’amianto ce ne sono tante, troppe. Talmente tante che qualche condanna, a carico di alti esponenti non da poco della Difesa, è anche arrivata per mancata protezione della salute dei lavoratori.

È vero che Saccotelli non poteva non sapere dei rischi che correva, ma questo non riesce a giustificare la mancanza di comprensione per una sorte davvero molto poco benevola; una situazione che fa a pugni con le posizioni di principio esposte da tanti, certo mai esposti al pericolo come è stato Saccotelli o come riguardante gli intossicati dall’amianto o dall’uranio impoverito. Discorso pelosissimo e complicato, perché fare dell’etica una bandiera a distanza, è troppo facile, specialmente in un paese in cui in tanti di Nassiriya non ne vorrebbero una, ma 10, 100, 1000.

Forse la percezione delle istituzioni e delle Forze Armate non è poi così chiara e accettata come si pensa, malgrado tutto. Scrivere o parlare di valori altissimi, talmente alti che non si riescono a spiegare mai davvero bene a tutti, è inutile e autoreferenziale. Sarà per questo che non c’è stato strepito per l’amianto e nemmeno per Saccotelli; forse riempirsi la bocca di tanta teoria e di poca pratica serve davvero a poco, specialmente se poi la famosa etica rimane come già detto autoreferenziale e a sé stante.

Se la gente non capisce e continua ad esprimere, nella migliore delle ipotesi, solo indifferenza, allora tutto il cosiddetto sistema valoriale è un totem muto e fatto di atti e gesti lontani anni luce dal presente.

Siamo onesti, chi non ha pensato di Saccotelli: ma chi glielo ha fatto fare? E soprattutto: ma che fine ha fatto il famoso senso della giustizia? Dispiace dirlo, ma rimangono solo tante parole ma pochi fatti, quelli che permetterebbero a Saccotelli, e ai tanti come lui, di vivere per quanto possibile un po’ più serenamente. Francamente viene difficile anche solo immaginarlo, viste anche le vicende giudiziarie che, coinvolgendo tanti militari, di etico hanno solo lo svilimento di ogni principio.

Marius Eaterfire