L’enigma algerino (prima parte)

(di Enrico Magnani)
13/01/23

Dopo la sottoscrizione di un'alleanza strategica in materia di energia con gli auspici dell’ex presidente del consiglio Mario Draghi e del presidente Abdelmajid Tebboune, Italia e Algeria hanno deciso di ampliare il campo delle loro relazioni e rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza e difesa, come nel settore dell'industria militare, secondo quanto indicato agli inizi di dicembre in un comunicato diffuso dopo la Tredicesima Riunione del Comitato Bilaterale. Secondo lo stesso comunicato, i colloqui sono stati presieduti dal generale Luciano Portolano, segretario generale della difesa/direttore nazionale degli armamenti e il suo omologo algerino, il generale Mohamed Salah Benbicha.

Da parte sua, il generale italiano ha evidenziato l'importanza dell'Algeria come partner strategico dell'UE e NATO. Le due parti hanno concordato di aumentare la cooperazione nel campo dei materiali e delle attrezzature, lo sviluppo dei rispettivi settori industriali della Difesa, al fine di affrontare lo stato di conformità con i precedenti accordi bilaterali. L'Italia ha annunciato la propria volontà di includere l'Algeria nel processo di future acquisizioni di sistemi produttivi nazionali. Particolare attenzione è riservata, tra l'altro, all'acquisto da parte algerina di sette velivoli tipo AW-139, prodotti dal gruppo Leonardo, contratto che dovrà essere completato nel primo semestre del 2023 nell'ambito di un programma congiunto (le forze armate e di sicurezza algerine già dispongono di una consistente flotta di elicotteri di produzione italiana).

Questo accordo, pure importante, è una parte della complessa azione e posizionamento che l’Algeria sta compiendo, fedele ai suoi principi di non allineamento e di spirito anticoloniale, in un contesto internazionale in mutamento.

La crescente influenza di questo paese nordafricano ne sta accrescendo l’attenzione agli occhi di USA, NATO, UE e altri stati, oltre a costituire ragione di vigilanza da parte di consolidati partners, quali Russia (dal 1962, anno dell’indipendenza, URSS) e Cina. Tutto questo in quanto la crisi energetica del 2022 ha dato a questa nazione un impulso di ricchezza e peso politico nella regione

Questa attenzione non è scevra da pressioni: a settembre, alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti hanno evocato il CAATSA (Countering America's Adversaries Through Sanctions Act) del 2017, per chiedere l'imposizione di sanzioni all'Algeria per gli acquisti di armamenti dalla Russia. Questo appello ha seguito quello avanzato dal senatore repubblicano Marco Rubio in una lettera al segretario di Stato Antony Blinken (Marco Rubio, è conosciuto per essere assai prossimo al Marocco, storico avversario di Algeri, e sostiene le rivendicazioni di sovranità di Rabat verso il Sahara Occidentale, la cui causa indipendentista è invece difesa dall’Algeria).

Mentre l'eurodeputata spagnola Susana Solís Pérez, del gruppo Renew Europe, agli inizi di febbraio ha chiesto alla Commissione Europea se continuasse a considerare l'Algeria un partner affidabile in termini di approvvigionamento energetico e chiedeva all'istituzione europea se stesse valutando la possibilità che l'Algeria "agisca su richiesta della Russia per aggravare la crisi energetica" e metteva in guardia contro l'uso del gas da parte dell'Algeria come "arma politica" contro gli interessi di Spagna, Portogallo e soprattutto del Marocco considerato come "partner strategico" (alla luce di recenti sviluppi, tali dichiarazioni, soprattutto da parte degli eletti europei, dovrebbero invitare a riflessioni approfondite).

Fin dai tempi della Guerra Fredda, l’Algeria è rimasta fuori dall'orbita dell'Occidente, prossima (ma mai asservita, come dicono taluni, poveri di conoscenza ma ricchi di malafede) a Mosca, favorendo invece i movimenti di liberazione nazionale e questo l'ha contrapposta al suo vicino occidentale, che invece sosteneva il governo dittatoriale di Mobutu a Kinshasa e quello razzista del Sudafrica (violando l’embargo delle armi dichiarato dall’ONU, comprando IFV 6x6 ‘Ratel’ [60]); bisogna comunque aggiungere che la vulgata del Marocco, descritto come sempre allineato con l'Occidente ha visto con vistose oscillazioni, iniziate con Hassan II, il padre dell’attuale re, e con i più recenti viaggi e strizzate d’occhio a Mosca e Pechino, del figlio Maometto VI, visto il ‘tiepido’, agli occhi di Rabat, sostegno occidentale alle sue mire espansionistiche sulla ex colonia spagnola del Sahara Occidentale (considerata dall’Assemblea Generale dell’ONU, parte dei territori non autogovernati, colonie in altre parole).

La persistente tensione con il Marocco, che aveva aggredito l’Algeria nel 1963 (Algeri aveva appena raggiunto l’indipendenza dopo una terribile guerra di indipendenza iniziata nel 1954 e terminata nel 1962 contro la Francia), per tentare di annettersi delle zone dell’ovest del paese confinante adducendo confini ingiusti ereditati dall’epoca coloniale, ha portato Algeri ha dotarsi di un imponente apparato militare, finanziato dalle sue enormi risorse energetiche, acquistando in toto e per molti anni, tutti i suoi equipaggiamenti dall’Unione Sovietica e, dal 1991, da Russia, Bielorussia, Ucraina, Cina, con occasionali e puntuali presenze di sistemi d’arma occidentale arrivando a dotarsi di armi substrategiche.

Tra il 2014 e il 2017, l'Algeria ha attivato 4 reggimenti del sistema missilistico superfice-superfice Iskander-E. (ogni reggimento missilistico è composto da oltre cinquantina di veicoli e 48 missili: 12 veicoli lanciatori, 12 portamissili e caricatori, 11 veicoli comando controllo e altri veicoli logistici e di supporto). Questa panoplia di assets ha rafforzato in modo significativo la preminenza regionale dell'Algeria nella volatile regione del Medio Oriente e del Nord Africa.

Questa situazione è progressivamente mutata nell’ultima decina di anni, con una accresciuta presenza cinese, ma anche tedesca, italiana (i già menzionati elicotteri e una grossa unità da assalto anfibio e altri sistemi in prospettiva) anche se quella di produzione moscovita mantiene una presenza prevalente.

Questa situazione di tensioni con il Marocco si è accompagnato con un peggioramento generalizzato del quadro di sicurezza per Algeri, a cominciare dalla crisi libica, le fragilità tunisine, del Mali e Niger, le intromissioni turche, qatariote, degli emirati, saudite, israeliane e iraniane nella regione, una accresciuta attività della NATO (con cui pure collabora nel quadro del Dialogo Mediterraneo).

In questa ottica, il 22 novembre 2022, l'Assemblea Nazionale del Popolo (la camera bassa) ha adottato a maggioranza in seduta plenaria, il disegno di legge finanziaria per l'anno 2023. Il testo del PLF 2023 comprende una serie di provvedimenti riguardanti, tra l'altro provvedimenti in merito a investimenti, tassazione, potere d'acquisto, ecc. Ma il fiore all'occhiello di queste nuove misure è senza dubbio quello che riguarda il bilancio della difesa nazionale, che prevede lo stanziamento alla difesa un ammontare complessivo di 3.186 miliardi di dinari, ovvero più di 22 miliardi di dollari. Un budget militare più che raddoppiato rispetto allo scorso anno, che ammontava a 1.300 miliardi di dinari (9 miliardi di dollari).

In termini numerici, il bilancio delle Armata Nazionale Popolare (che racchiude le tre forze armate, ma anche la gendarmeria nazionale e la guardia costiera) per l'anno 2023 aumenterà di 1,886 miliardi di dinari, ovvero quasi 13 miliardi di dollari. Ciò rappresenta un aumento del 145%. Questa rivalutazione senza precedenti del bilancio della difesa è stata resa possibile dal forte aumento dei proventi delle esportazioni di petrolio nel 2022. “L'aumento dei prezzi degli idrocarburi sta contribuendo a rafforzare la ripresa dell'economia algerina dopo lo shock della pandemia. Le entrate eccezionali degli idrocarburi hanno allentato le pressioni sulle finanze pubbliche ed esterne”, affermava l'ultimo rapporto del FMI.

In qualche misura, le ragioni di questo aumento sono state sopra delineate. Ma ve ne sono altre, quale la necessità di aggiornare i sistemi d’arma acquistati durante il grande accordo del 2007 con la Russia, e la volontà di acquisirne di nuovi, in particolare aerei da combattimento, sottomarini (con l’ampliamento del numero di sottomarini classe Kilo in grado di lanciare i missili da crociera Kalibr) e sistemi di difesa antiaerea (con ulteriori S-400 Triumf e i nuovissimi S-500 Prometei), con un occhio al rafforzamento dell’aeronautica marocchina (che sta ampliando la flotta di F-16 in servizio e l’aggiornamento di quelli già in servizio allo standard 70/72). Buona parte della panoplia algerina richiederebbe una revisione di mezza età, ma resta da vedere se le compagnie russe, profondamente coinvolte nella guerra in Ucraina, riusciranno a rispettare le eventuali richieste Algerine, sia di ammodernamento e di nuovi sistemi.

Ma vi sono anche altre ragioni in merito all’aumento del bilancio della difesa, come la rivalutazione delle pensioni dei pensionati del personale miliare e paramilitare.

Nel contesto della nuova costituzione del 2020, che ha aperto la porta alla possibilità di operare con le sue forze armate all’estero (ribaltando un concetto di fondo del discorso politico e costituzionale algerino) si registra il crescente coinvolgimento delle forze armate algerine nel Sahel attraverso la collaborazione con le forze armate vicini, come il Niger e il Mali e si ritiene che l'Algeria si stia gradualmente muovendo verso la creazione di una sorta di aiuto permanente all'esercito nigerino per affrontare il fenomeno del terrorismo islamico, cercando di ridurre l’influenza francese nel suo ‘fianco sud’ e la rivitalizzazione del CEMOC (Comité d'Etat-Major Opérationnel Conjoint, comando multinazionale a guida algerina basato a Tamanrasset e che vede la presenza di delegati di Mauritania, Niger, Mali di cui la sessione dell’ottobre scorso è stata addirittura presieduta dal presidente Algerino Abdelmajid Tebboune). Inoltre, le questioni di sicurezza nel Mediterraneo rappresentano una sfida importante per le autorità algerine. Soprattutto dopo il recente, ulteriore, deterioramento dei rapporti con il vicino marocchino dovuto ai profondi disaccordi sulla questione del Sahara Occidentale e al riavvicinamento diplomatico e militare tra Rabat e Israele, questo in un contesto nel quale nell'agosto 2021, l'Algeria ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco e chiuso lo spazio aereo ai voli di compagnie aeree marocchine e/o di altre compagnie in provenienza/destinazione Marocco.

L'Algeria, nella sua nuova dinamica di relazioni internazionali, sarebbe in trattativa con la Cina per acquisire il nuovo sistema di missili balistici a corto raggio (SRBM), SY-400. Per fare ciò, una delegazione algerina si è rivolta alla NORINCO (North Industries Group Corporation) in occasione dello Zhuhai Airshow 2022, il novembre scorso. L'acquisto dell'SRBM SY-400 integrerà il sistema di missili balistici Iskander-E di fabbricazione russa e i missili da crociera antinave cinesi YJ- 2B (un rapporto del Pentagono del 2014 definisce l'YJ-12 il “missile antinave più letale che la Cina abbia mai realizzato”).

Il Ministero della Difesa algerino aveva previsto, inizialmente, di acquisire una batteria costiera di missili anti-nave russi (3K55 Bastion), ma poi ha scelto l’YJ-12B, che ha completato lo schieramento di un altro missile ipersonico da crociera di fabbricazione cinese, l'ASCM CX-1, che la marina algerina ha acquisito nel 2022, dopo oltre 10 anni di trattative.

La diversificazione Algerina non è solo militare. Infatti Algeri ha sottoscritto con la Cina un nuovo accordo strategico di cinque anni per approfondire la sua relazione bilaterale in tutti gli ambiti, rafforzando i legami economici, già forti, ma in ulteriore espansione, come l’apertura e lo sfruttamento di una enorme miniera di ferro nella zona di Tindouf (Der Djebilet).

La zona grigia

Recentemente si sono concretizzati alcuni cambiamenti che obbligano a delle riflessioni sulla futura collocazione internazionale e regionale dell’Algeria.

L'Algeria, nonostante le pressioni e le numerose visite di alto livello da parte di delegazioni moscovite, intensificatesi dopo l’aggressione all’Ucraina, sembra si stia progressivamente distanziando dalla Russia. Infatti il ministero della Difesa algerino ha improvvisamente annullato le manovre militari congiunte che avrebbero dovuto svolgersi nel mese di novembre ad Hammaguir, nella provincia di Béchar, a circa 50 chilometri dal confine con il Marocco. L'esercitazione antiterrorismo (sic) delle forze speciali dei due Paesi, alla quale avrebbero dovuto partecipare circa 80 soldati russi, era stata battezzata "Desert Shield". L’esercitazione era stata annunciata il 5 aprile scorso dal comando della regione militare meridionale dell'esercito russo dopo un primo incontro preparatorio congiunto tenutosi tra ufficiali dei due Paesi a Vladikavkaz (Ossezia settentrionale, stessa area dove tra il settembre e l’ottobre 2021, un reparto algerino ha preso parte a una esercitazione con truppe russe). Il Ministero della Difesa algerino non ha confermato, ma non ha smentito, questo annuncio, ripreso dalla stampa algerina ed estera. Si è dovuto aspettare una sobria dichiarazione letta alla televisione pubblica ENTV, senza spiegarne il motivo.

L’annullamento della manovra ha lasciato di stucco la stampa marocchina e quella a essa prossima (come l’una volta prestigioso "Jeune Afrique", che farebbe parte di una finanziaria di proprietà della famiglia reale marocchina) che avevano soffiato sul fuoco cercando di vendere l’idea che Rabat, per la sua vicinanza all’Occidente e per aver appena ospitato nell’estate del 2022 la ben più grande esercitazione "African Lion" (una manovra a guida statunitense che comunque si svolge dal 2004) nel sud del Marocco, era minacciata dalla Russia e dall’Algeria e che, per questo impegno, l’Occidente tutto avrebbe dovuto riconoscere l’annessione del Sahara Occidentale da parte del Marocco, mettere all’indice Algeri una volta per tutte e obbligarla a sospendere il sostegno al movimento indipendentista locale, il POLISARIO, e accettare la sua condizione di inferiorità rispetto a Rabat.

Un altro indizio del possibile distanziamento tra Algeri e Mosca potrebbe essere la rinuncia del presidente algerino Abdelmajid Tebboune, a compiere una visita ufficiale a Mosca che approfondirebbe il "rapporto strategico" tra i due Paesi. Inizialmente previsto per luglio di quest'anno, il viaggio sarebbe stato rinviato. L'ambasciatore russo in Algeria, Valerian Shuvaev (da poco trasferito da Rabat) dichiarava all'agenzia di stampa russa ‘Sputnik’ che Tebboune avrebbe visitato Mosca entro la fine dell'anno; secondo fonti ufficiose algerine, tale visita sarebbe stata rimandata senza fornire nuove date. L'inefficacia dell'esercito russo e dei suoi sistemi d’arma, l’evidente indebolimento del Cremlino come alleato politico e l'insistenza dell'UE per rafforzare i legami energetici con l’Algeria sarebbero tra le ragioni che spingerebbero il presidente Tebboune a una nuova dinamica, seppure esistono grosse zone d’ombra (e scelte difficili) nella politica di sicurezza (esteri e difesa, ma non solo) algerina.

Il 7 novembre, Leila Zerrouki, alto rappresentante algerina incaricato del partenariato con le organizzazioni internazionali (già magistrato e vice rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU per la MONUSCO - missione di peacekeeping nella Repubblica Democratica del Congo) annunciava che Algeri aveva richiesto la sua adesione ai BRICS, un'associazione principalmente commerciale formata da Cina, India, Russia, Brasile e Sudafrica. All'interno di questo club, che pure ha aspirazioni a diventare una organizzazione internazionale di taglio completo, la Russia è, per ora, quello che ha più legami con l’Algeri (ma vi è anche la Cina, in impetuosa crescita). Forse per questo è stato il viceministro degli Esteri di Mosca, Mikhail Bogdanov, un diplomatico di grande esperienza e capacità, specialista del mondo arabo, ad accogliere pubblicamente l'aspirante algerino.

Resta una zona d’ombra, confermando sia la opacità algerina, ma anche la sua prudenza

Intervistato dal prestigioso quotidiano Le Figaro, Tebboune (oltre a ad annunciare una visita di stato in Francia nel 2023, richiesto di esprimere una opinione in merito alla presenza dei mercenari russi della Wagner nel Sahel, ha detto: “I soldi che costa questa presenza sarebbero meglio collocati e più utili se andassero allo sviluppo del Sahel” e in merito ai suoi rapporti con Vladimir Putin ha detto: “posso solo dire che presto andrò in Russia. Non approvo né condanno l'operazione russa in Ucraina. L'Algeria è un paese non allineato e voglio rispettare questa filosofia. Nessuno potrà mai trasformare l’Algeria in suo satellite. Il nostro paese è nato per essere libero. Inoltre, sarebbe bene che l'ONU non condannasse solo le annessioni che stanno avvenendo in Europa. E l'annessione del Golan da parte di Israele o del Sahara occidentale da parte del Marocco?”

Come suaccennato, l’iniziativa del pur filomarocchino deputato USA Marco Rubio (e di altri 26 eletti con lui), è vigilata da Algeri, pur conscia che la CAATSA è uno strumento altamente politico, che Washington sventola, secondo i casi, per far pressioni, ma che a volte non trova conveniente utilizzare. Ad esempio era stato fatto balenare nei riguardi dell’India, ma New Dehli, che Washington vorrebbe coinvolgere più strettamente nella sua strategia di contenimento di Pechino e Mosca nell’IndoPacifico, non se ne è data per intesa e gli USA anche per le incertezze indiane sulla effettività dei S-400 e i gravi ritardi russi nella fornitura dei sistemi promessi (l’India aveva firmato un enorme contratto con la Russia alla fine del 2021), ha spento i riflettori.

L’ambasciatrice USA ad Algeri, Elisabeth Moore Aubin, ha rivelato, tuttavia, di aver chiesto alle autorità algerine di ridurre le loro importazioni di armi russe, aggiungendo allo stesso tempo, l'Algeria è un partner strategico per Washington e di aver “consigliato ai partner che acquistano armi da Mosca di diversificare i loro fornitori con fornitori non russi”, e di aver avuto assicurazioni in questo senso. Il linguaggio conciliante del diplomatico statunitense si spiega (in parte), perché ora che le forze armate francesi si sono ritirate dal Mali, gli Stati Uniti hanno necessità di un partner militarmente solido come l'Algeria nella lotta contro i gruppi jihadisti che destabilizzano il Sahel.

Anche se sembra che l'Algeria raffreddi i suoi legami con la Russia, le sue forze armate, le seconde in Africa dopo quelle egiziane, possiedono tali quantità di armi fabbricate in quel paese che dovrà prolungare per decenni i contratti di manutenzione e addestramento firmati con la sua industria militare.

Inoltre, le crescenti difficoltà dell’industria della difesa russa rappresentano una ulteriore minaccia per la capacità militare di Algeri, che rischia di trovarsi in breve una massa enorme di materiali inutilizzabili.

Tutte queste opzioni rappresentano serie incognite per Algeri, impattando sulle sue scelte di politica di sicurezza, più per ragioni operative, addestrative e logistiche che meramente finanziarie (alla fine del 2022, l’Algeria disponeva di oltre 60 miliardi dollari di riserve finanziarie e non ha debito estero).

Sullo sfondo delle tensioni con il suo vicino nordafricano allineato con l'Occidente, Algeri è emersa nel 2022 come un rinnovato attore regionale la cui importanza va oltre la regione. Mentre la crisi energetica globale continua in mezzo alla situazione di stallo dell'Occidente con la Russia in Ucraina, l'Algeria solo nei primi cinque mesi di quest'anno, ha visto le sue entrate energetiche crescere di oltre il 70%, per un totale di 21,5 miliardi di dollari.

Questo viene dopo un lungo periodo nel quale Algeri si è chiusa su se stessa a causa del blocco istituzionale che ha colpito il paese quando nel 2013 un attacco cerebrale danneggia gravemente la salute del presidente Abdelaziz Boutefllika, insediato dal 1999 (forzatamente dimessosi nell’aprile 2019 e deceduto nel settembre 2021). Da allora la classe dirigente ha lavorato per mantenere il potere e lasciando molto spazio al Marocco che ha obiettivamente rafforzato la sua posizione regionale e internazionale rispetto alla questione del Sahara Occidentale, chiamato ‘causa nazionale’ e, molto meno prosaicamente, il prisma attraverso il quale Rabat vede e interpreta tutte le sue politiche, incluse quelle culturali e sportive, sia all’interno che all’estero.

La lunga e dolorosa parentesi della lunga malattia di Bouteflika, formalmente conclusasi con la elezione, anche scontata di Abdelmajiid Tebboune, alla massima magistratura algerina nell’estate 2019, sono stati segni che le forze armate, il pilastro del policy making nazionale, hanno ripreso in mano la situazione e il nuovo presidente, una personalità di grande esperienza e capacità (ha servito come primo ministro e come ministro in diversi dicasteri dal 2000).

Oggi, le tensioni stanno di nuovo ribollendo tra le leadership nordafricane per l’emergere di nuove dinamiche, soprattutto da quando il Marocco ha deciso di normalizzare (solo ufficialmente, in quanto quelli confidenziali erano solidissimi sin dagli anni ’60) i legami con Israele a causa delle pressioni dell'amministrazione dell'allora presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump. Questa normalizzazione è percepita da Algeri come una minaccia alla sua sicurezza nazionale (mentre per il Marocco è una specie di assicurazione) e si intreccia con una corsa agli armamenti, da tempo esistente, ma che si è sviluppata ulteriormente a partire dal 2015.

Insieme ai continui tentativi di sfruttare al meglio i nuovi vantaggi economici a livello nazionale, Algeri sembra anche determinata ad avere il proprio impatto sugli affari regionali. Poiché la nazione ha interrotto i legami con il vicino Marocco, in parte a causa dei legami con l'intelligence e dell'influenza militare di Israele, nonché al sostegno, secondo fonti stampa non solo verbale, sostegno marocchino ai gruppi separatisti berberofoni della Cabilia e movimenti islamisti radicali come il Rachad.

L'Algeria, il terzo fornitore di gas in Europa, quest'anno ha suscitato un notevole interesse, diventando ora il primo fornitore per l'Italia, poiché anche i legami militari sembrano intensificarsi.

Nonostante debba tenere un attento equilibrio, sia a livello regionale che internazionale, l'Algeria è emersa quest'anno come un attore chiave in Africa, Medio Oriente e oltre. Ha imposto al presidente Emmanuel Macron un cambiamento della retorica francese su Algeri e girare pagina della irrisolta questione post coloniale e memoriale e ha aperto la strada all'abbandono del francese nel sistema educativo nazionale e alla scelta di adottare invece la lingua inglese, erodendo ulteriormente l'influenza della Francia.

Un'altra grande questione in cui Algeri è molto impegnata è la riconciliazione palestinese, ospitando una serie di incontri tra le fazioni rivali Hamas e Fatah al fine di colmare il loro divario e sviluppare una piattaforma da cui partire per sostenere l’iniziativa politica unitaria palestinese. Questa è stata anche un tema centrale nel vertice della Lega Araba del novembre scorso, quando l'Algeria ha tentato di rafforzare la sua posizione a livello regionale ospitando l'incontro, in questo sottraendo spazio al Marocco, che attraverso il ruolo ricoperto dal re, presidente del Comitato Al-Qods (Gerusalemme) istituito dalla Organizzazione per la Conferenza Islamica aveva cercato di aumentare la sua influenza. Tuttavia la normalizzazione, ufficiale (quella concreta, ma clandestina, esiste da decenni nelle relazioni con Israele), ha profondamente irritato l’opinione pubblica marocchina che, sebbene non antisemita è fortemente filopalestinese, ha creato imbarazzo, al di là delle auto felicitazioni tipiche della narrativa ufficiale, alle istituzioni di Rabat.

(continua)

Leggi: "L’enigma algerino (seconda parte)"

Leggi: "L’enigma algerino (terza parte)"

Leggi: "L’enigma algerino (quarta parte)"

Foto: Segredifesa