Gli USA annunciano una nuova arma atomica

(di Filippo Del Monte)
30/10/23

Una delle questioni che la polarizzazione dello scenario internazionale seguita allo scoppio della guerra d’Ucraina ha riportato al centro delle discussioni è se oggi la deterrenza nucleare abbia ancora una specifica funzione sotto il profilo militare e politico.

Il fattore della deterrenza, annullato dallo spostamento dal campo strategico a quello tattico dello strumento atomico, implica un nuovo approccio alla questione. Infatti, è innegabile che la guerra in Ucraina abbia scavato un ampio fossato tra un “prima”, dove la deterrenza nucleare era un fatto acclarato, ed un “dopo”, dove l’arma atomica è considerata utilizzabile tatticamente e, dunque, anche in una situazione che non implichi una emergenza tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza dello Stato che ne fa uso.

La competizione tra potenze rivali si gioca anche sul fronte nucleare e, a fronte anche del potenziamento dell’arsenale atomico cinese o del sempre più spinto revisionismo russo sul tema, gli Stati Uniti hanno annunciato di voler realizzare una variante moderna della bomba nucleare B61, denominata B61-13.

La B61-13 andrebbero a sostituire alcune B61-7 dell’attuale arsenale nucleare di Washington ed avrebbero un rendimento simile alle B61-7, superiore a quello delle B61-12, queste ultime in dotazione anche all’Aeronautica Militare italiana, nell’ambito del programma nucleare condiviso della Nato.

Ad annunciarlo è stato l’assistente per la politica spaziale del segretario alla Difesa, John F. Plumb, il quale ha spiegato che la costruzione di bombe B61-13 non andrebbe ad aumentare il numero di ordigni a disposizione nell’arsenale nucleare statunitense e che la produzione sarebbe sostenuta dalla già consolidata linea di sviluppo delle B61-12, di cui quella annunciata sarebbe una sorta di aggiornamento.

Quel che Plumb ha voluto specificare, è stato anche che lo sviluppo e la messa in produzione della nuova bomba all’idrogeno a potenziale variabile non costituisca una “risposta” di Washington a specifiche iniziative prese da qualche potenza rivale, ma che sia il frutto di una analisi sulla situazione della sicurezza internazionale alla luce dei più recenti avvenimenti.

Occorre sottolineare che le B61-13, così come le B61-12, fanno parte di quel gruppo di bombe atomiche trasportabili su assetti supersonici non solo statunitensi, ma anche in dotazione agli alleati europei e che, dunque, sono progettate per essere utilizzate anche dai Tornado e dagli F-35 Lightning II, oltreché dagli F-16.

Proprio la funzione di condivisione nucleare e quindi di rinnovato sviluppo dell’ombrello atomico della Nato è parte integrante dei piani strategici che hanno spinto gli Stati Uniti ad affrontare la sfida della B61-13. Per Plumb, gli Stati Uniti “hanno la responsabilità di continuare a valutare e mettere in campo le capacità di cui abbiamo bisogno per scoraggiare in modo credibile e, se necessario, rispondere agli attacchi strategici e rassicurare i nostri alleati”, spingendoli anche, ove necessario, ad assumersi più importanti responsabilità per la sicurezza collettiva del blocco occidentale.

Un breve commento merita la funzione dell’F-35 Lightning II quale “bombardiere strategico” nucleare. Sull’F-35 verranno costituite le dottrine d’impiego dell’arma aerea da qui ai prossimi decenni, con questo caccia multiruolo di quinta generazione che affiancherà – anzi, ne costituirà l’ossatura organica – i suoi successori di sesta generazione e gli sciami di droni.

È evidente che, anche a fronte di un più ampio ruolo previsto per l’F-35, in un’ottica di conflitto multidominio e non più di semplice azione per la conquista della superiorità aerea, anche l’armamento andasse migliorato e che, anche sotto il profilo strategico-nucleare, il velivolo debba e possa costituire un utile strumento per i decisori militari e politici di Washington e dell’Europa occidentale.

Fotogramma: F-35 Joint Program Office