Il nuovo NARP di Beretta: meglio tardi che mai?

(di Andrea Sapori)
13/09/23

"Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.
Il mio fucile è il mio migliore amico.
Devo sparare bene con il mio fucile. Devo sparare meglio del nemico che tenta di uccidermi..."

Premessa: ritengo il NARP un'evoluzione tecnica e industriale tra le migliori possibili, di un progetto già di per se stesso ottimale: l'AR15/M4 di Eugene Stoner. Il know how e le capacità industriali e produttive dei tecnici Beretta (divisione militare), coadiuvate dalle esperienze "sul campo" degli uomini dei reparti speciali delle FFAA italiane, hanno dato luogo ad un prodotto di eccellenza, fulcro su cui si baserà l'operatività tattica dei nostri soldati.

Sopra cito "Il Credo del Fuciliere", un testo reso noto da alcuni film (su tutti Full Metal Jacket di Kubrik), usato dall'esercito e dai marines americani per far capire alle reclute il valore assoluto di poter e dover disporre sempre di un'arma precisa ed affidabile, conosciuta nel dettaglio più piccolo, nelle sue prestazioni al variare delle condizioni ambientali, la sua compatibilità col munizionamento, e altro ancora.

Per quanto possa apparire un po' forzato, a mio avviso, questo è il promemoria tecnico-filosofico che ogni team di progettisti delle fabbriche di armi leggere militari dovrebbe leggere e capire prima di iniziare a disegnare un nuovo sistema d'arma per la fanteria. Pare che stavolta ci siamo.

In altre parole: i soldati e gli operatori di sicurezza, con il loro bagaglio di esperienze sul campo, oggi molto ampie e diversificate, vanno ascoltati anticipatamente o al più durante la fase di progettazione, e non ad uno stato di avanzamento lavori già industrializzato, imponendo al militare di adattarsi al progetto. È giusto provare a spingersi oltre a livello tecnico, ci mancherebbe altro. Ma se c'è un campo in cui bisogna farlo in sinergia con gli operatori e solo se ciò consente realmente salti tecnici decisi e indiscutibili, e solo soprattutto se "combat proven", è quello degli armamenti.

Questo vale per tutti i sistemi d'arma, da quelli leggeri a quelli pesanti. Il prezzo da pagare poi risulta essere troppo alto, se si sottovalutano gli aspetti reali dell'ambiente in cui ci si verrà a trovare "sul campo".

Durante la Guerra delle Falklands/Malvinas gli inglesi scoprirono troppo tardi che le loro modernissime e veloci fregate costruite in parte in alluminio rivestito con materiale polimerico, al posto dell'acciaio, colpite dai missili Exocet francesi auto alimentavano gli incendi e producevano gas tossici letali.

Se vogliamo, anche il "nostro" AR15/M16 A1 ebbe i suoi problemi "di dentizione" nel clima umido tropicale delle giungle del Vietnam, dando luogo a quell'evoluzione tecnica e di utilizzo che ha portato poi all'attuale piattaforma M4, nelle sue varianti.

Erano gli anni '60 comunque, non dimentichiamolo.

Oggi, ancora e purtroppo, persistono simili problemi commercial-concettuali sulle forniture militari, che invece dovrebbero tenere presente quasi esclusivamente le capacità tattiche e strategiche dei sistemi d'arma nel loro complesso, provate, pensate già per successivi upgrades, adattabili a scenari diversi, integrate con i più moderni sistemi di comando e controllo (C4I), con sistemi di addestramento realistici.

A qualcuno forse viene in mente il caso del carro Ariete C1? Esattamente.

Mi sovviene il parallelo con il caccia biplano CR42, senza carlinga chiusa, senza radio, mandato a combattere contro gli Spitfire inglesi, e non solo. Macchi, Caproni, Reggiane avevano già proposto aerei moderni. E comunque la scelta del CR42 appariva presa senza tener conto delle caratteristiche e capacità dei futuri aerei nemici. L'autarchia lasciamola a chi se la può permettere.

Ma torniamo al NARP, direi fortunatamente.

Sostanzialmente un soldato di fanteria chiederà sempre all'armiere di avere un'arma con quattro caratteristiche fondamentali: affidabilità, precisione, ergonomia, facilità di manutenzione. Questi i requisiti base, al quale si potranno aggiungere, se il progetto sarà concepito da subito in modo corretto, cioè mantenendo l'ergonomia di base:
- modularità (lunghezza canna e variazione calibro del munizionamento a seconda dei contesti di utilizzo)
- possibilità di agevole installazione di ottiche, sistemi di visione notturna, puntatori laser
- installazione sistemi di lancio granate
- caricatori di varie capacità e design
- possibilità di montaggio di sistemi di riduzione sonora e furtività durante l'azione di fuoco.

Al riguardo però dei primi quattro desiderata, quelli fondamentali, pare che il signor Eugene Stoner, già negli anni '50, la sapesse un po' più lunga di tutti gli altri ingegneri armaioli (almeno quelli occidentali) ideando un fucile d'assalto per la fanteria la cui ergonomia e funzionalità (maturata come sopra scritto sul campo e non priva di dure "lessons learned") risultano a tutt'oggi le più scelte, ove non sussistano prescrizioni concettuali o politiche di qualche tipo, dagli operatori militari speciali e non di quasi tutto il mondo.

Ogni nazione ha fabbriche di armi militari leggere, fornitrici istituzionali delle proprie forze armate e di sicurezza. Ma se ben si guarda nelle armerie delle caserme dei loro corpi d'elite, si trovano sempre un certo numero di AR15/M4 nelle varie versioni, pronti alla bisogna.

Il NARP sarà dotato di tutte queste caratteristiche, non si discute. Però... La storia non va mai dimenticata!

Negli ultimi venti anni del secolo scorso, e anche di questo, i produttori di armi leggere non USA del mondo occidentale hanno fabbricato vari tipi di fucili d'assalto, che hanno percorso strade ingegneristiche anche molto diverse rispetto a quella ideata da Stoner.

Si possono ricordare tra gli altri: i bullpup Famas francese e SA80 inglese, il G36 tedesco, il Galil israeliano e, dulcis in fundo, l'AR70/90 e soprattutto l'ARX 160 italiano. Tutte ottime armi, che però recentemente vengono sostituite da sistemi d'arma palesemente ispirati all'AR15/M4, nonostante i produttori abbiano dichiarato proprie peculiarità progettuali e produttive.

Come mai?

Guardando in casa nostra, e per dovere di cronaca, a riguardo dell'AR70/90 vanno elencati alcuni difetti: l’eccessivo peso rispetto agli omologhi stranieri (circa 4 kg); una struttura eccessivamente spigolosa con il pericolo di incidenti durante l’utilizzo; sgancio caricatore accidentale, assenza di una slitta Picatinny integrata nel castello per il montaggio delle ottiche di mira rendendo così instabile la collimazione delle ottiche; ponticello soggetto ad ammaccature in caso di urti con possibilità di deformazione ed inceppamento del grilletto.
Per l'ARX 160: segnalati alcuni problemi con la chiusura dell'otturatore, plastica utilizzata troppo estesamente e di non eccellente qualità.

Data la lista di esempi al riguardo (HK416 tedesco, e francese, AIW inglese e oggi il NARP italiano), il semplice e pragmatico suggerimento di ascoltare prima i soldati sul campo, quando si progetta un'arma a loro destinata, è stato finalmente recepito.

E questo vale anche come augurio in qualità di contribuente.

Immagini: Beretta / Esercito Italiano / ministero della difesa