Bimodulare BV 206 Bandvagn: un po' autocarro e un po' gatto delle nevi

(di Gianluca Celentano)
04/07/18

È poco in vista e di conseguenza se ne parla poco, ma questo mezzo svedese ancora in dotazione agli alpini è stato in missione in diversi teatri operativi, tra cui Afghanistan, Kosovo e Iraq. Non solo, grazie alle sue caratteristiche di mobilità si è fatto apprezzare soprattutto in ambito civile per fronteggiare le emergenze neve.

Stiamo parlando del carro cingolato bimodulare BV 206. I primi ordini del nostro esercito risalgono agli anni ’80 quando era prodotto dalla casa scandinava Hägglunds & Söner, oggi parte integrante del complesso industriale del Regno Unito per la difesa, la BAE Systems.

Molti sono i ricordi associati a questo carro durante la leva come diversi erano i soprannomi più o meno spiritosi che gli venivano attribuiti.

Quello che colpiva maggiormente era il concetto di un cingolato con rimorchio e il fatto che per sterzare avesse un volante piuttosto che due leve come nel caso del cingolato VTT M113. Il conduttore quindi non era definito un “vero carrista” e la sana rivalità tra reparti si faceva sentire nelle operazioni congiunte.

Il progetto del BV206 risale al ’74 per la sostituzione della serie 202 (foto). Il veicolo entrò in servizio in diversi eserciti e organizzazioni di soccorso. Nel nostro Esercito, sempreché le fonti siano attendibili, si conterebbero dall’85 novanta versioni BV206 in buona parte convertiti con motore diesel, mentre dal 2002 dovrebbero essere un centinaio le versioni BV206S7 alcune adattate con il sistema radar Arthur.

La successiva versione 206S ebbe comunque più successo presso gli eserciti canadese e statunitense, nonostante alcuni limiti che ne hanno penalizzato l’impiego operativo rispetto ai moderni ruotati o cingolati corazzati e soprattutto anfibi.

Com’è fatto e perché non convince?

Le prestazioni del 206 e del 206S rispetto ai mezzi militari recenti – e non potrebbe essere diversamente - sono un po' il suo limite con i soli 55 km/h di velocità e potenze che nel corso del tempo sono passate dai 134 cavalli ai 185.

Il difetto maggiore risiede probabilmente nel non avere caratteristiche anfibie di galleggiamento e mobilità in acqua: benché abbia la possibilità d’immergersi fino a poco più di un metro, in caso di dislivello improvviso questo mezzo rimarrebbe fuori uso a differenza della nuova tipologia anfibia multiruolo (light o protetta) cingolata o ruotata – ampiamente proposta a Eurosatory 2018 – e presente oggi sul mercato.

Le prime versioni del 206 erano equipaggiate con un motore austriaco Steyr aspirato a benzina, successivamente venne assemblato un diesel sempre aspirato Mercedes-Benz OM603.950 6 cilindri a V diesel di 3.0 cc con due valvole per cilindro e con 140 cv di potenza per poco più di sei tonnellate di massa da muovere. Poca potenza e motore “un po' legnoso” come lo erano i diesel aspirati, tuttavia grazie ai rapporti del cambio la risposta all’acceleratore era soddisfacente.

Una parte del motore funzionava come pompa idraulica per i servocomandi di movimento. Il motore, come per gli autocarri, era situato centralmente nella cabina tra conduttore e capomacchina, e solo un quarto del suo volume era presente all’interno, considerata la sua altezza di 2,4 metri. Poca insonorizzazione e strumentazione di chiara derivazione Mercedes Benz garantivano comunque semplicità e affidabilità nell’impiego più drastico ma spesso il vano motore si allagava.

Al motore era accoppiata la campana del cambio automatico Allison a 4 marce, dalla quale un corto albero di trasmissione si inseriva in un ripartitore di coppia/riduttore posto sempre in linea con il motore. Dalla parte inferiore del ripartitore uscivano due alberi di trasmissione, uno diretto al differenziale dell’asse anteriore e l’altro al differenziale del primo asse del rimorchio. Infatti il rimorchio, grazie a questa soluzione - utilizzata anche nelle macchine agricole tra trattore e mietitrebbia - garantisce al modulo cingolato rimorchiato una sua motricità condotta ma con una velocità probabilmente inferiore rispetto la motrice.

Sull’estremità dei semiassi anteriori della motrice è presente un gruppo epicicloidale a comando idraulico, il quale in base alla porzione di sterzata imposta dal volante regola l’idonea pressione d’olio idraulico necessaria al funzionamento delle frizioni a nastro o freni a tamburo e quindi della relativa velocità di rotazione autonoma dei cingoli gommati. Il 206 possiede due botole ribaltabili sul tetto mentre nel 206S7 corazzato è presente una sola con apertura a scivolamento orizzontale.

Come cingolato All-Terrain è limitata anche la disinvoltura nel transitare su pendenze critiche, circa 31° frontalmente passati successivamente con il BV 206S a 40° e questo in parte è dovuto alla scarsa articolazione tra i due moduli, dai sussulti tra le due masse, e dalla loro scarsa lunghezza. Tuttavia se il modulo motrice va in avanscoperta essendo davanti, il modulo posteriore potrebbe provvedere, inserendo la retromarcia, a trainare fuori da una situazione ostica il veicolo. Questo però comporta il transito in passaggi critici a bassissime velocità operative.

Viaggiare nel rimorchio trasporto truppa non è esente da forti scuotimenti mentre risulta molto più stabile la motrice che ospita però solo 5 posti.

La sua autonomia è di soli 300 chilometri ma interessanti sono le configurazioni tecniche, tra cui quella sanitaria, che possono essere allestite al suo interno e all’interessante spazio totale per il trasporto di ben 17 militari.

È lungo poco meno di sette metri per 1.87 metri di larghezza e forse proprio le misure ridotte del BV206 non protetto pongono dei limiti di equilibrio nei transiti più gravosi.

Criticato ma utile

Per qualcuno è stato un veicolo che doveva essere messo in forza più per far numero rispetto alle reali possibilità d’impiego. Una storia forse già conosciuta negli alpini con i carrelli adibiti a Mulo Meccanico (v.articolo). Al BV 206S corazzato è andata comunque meglio al punto che è ancora in servizio nel nostro Esercito una versione aggiornata con 182 cv e motore Td e una potenzialità di traino pari a 2.5 tonnellate per 7.6 metri di lunghezza complessiva e 2.34 metri di larghezza. Caratteristiche sicuramente più adatte all’impiego operativo.

La maggiore sezione dei cingoli e una larghezza maggiore del veicolo con una disposizione diversa del motore, sono le caratteristiche che hanno rilanciato il valido progetto del nostro arrampicatore del fango e delle nevi che nella versione BV206S7 risulta corazzato.

La torinese ARIS con il modello ARK (v.articolo) produce veicoli simili con caratteristiche e prestazioni interessanti e soprattutto anfibi.

È da sottolineare l’encomiabile lavoro del nostro Esercito con gli Alpini e i BV 206/206S per liberare le strade durante le abbondanti nevicate del 2015 a Campotosto AQ durante l’emergenza neve.

L’evoluzione BvS10

Simile ma sensibilmente migliorato e maggiorato rispetto al BV 206S, questo carro della BAE Systems ha come principale caratteristica distintiva rispetto ai precedenti, la possibilità di essere anfibio. In acqua infatti può raggiungere i 5 km/h e tutta la struttura è corazzata per un peso complessivo di 8.5 tonnellate e un carico utile raddoppiato a 5 tonnellate rispetto ai precedenti 206. Su strada la sua velocità è di 65 km/h e il suo motore americano Cummins da 5.9 cc eroga 275 cavalli. Può trasportare 13 militari e le configurazioni sono denominate: TCV Troop Carrying Variant - variante di trasporto truppa - la CV Command Variant – variante comando - la RRV Recovery Repair Variant - variante recupero e riparazione - e la sanitaria con l’AV Ambulance Variant. Non è in servizio nel nostro Esercito, ma esposto presso l’azienda Goriziane Group SpA, di Villesse in provincia di Gorizia, la stessa azienda che cura la manutenzione dei 206S ancora in forza nell’Esercito.

Non è escluso che mezzi simili possano fare ingresso nelle caserme degli alpini, tuttavia gli stessi gommati 8X8 con l’aggiunta di catene da neve o i moderni VCC trasporto truppa con superfici in lega, seppur più ingombranti, si pongono per prestazioni a un livello probabilmente superiore al concetto di bi-veicolare cingolato.

Un pensiero al disciolto 33° reggimento artiglieria terrestre Acqui - "Alto l'onor tenemmo"- avvenuto nel giugno del 2013, ai suoi comandanti e a tutti i militari, che dal lontano gennaio 1915 con il loro sacrificio e dedizione hanno fatto la storia di questo prestigioso reparto dell’Esercito italiano. La caserma oggi ospita gli alpini del 9° rgt e probabilmente qualche versione del BV206 e 206S7 è presente sotto i capannoni del loro autodrappello.

(foto: web / BAE Systems / Difesa)