Diamond T 980 M20 e Lancia Esadelta militari: una ricca collezione di mezzi storici

(di Gianluca Celentano)
24/01/19

L'avevo promesso ai lettori e forse ancor più agli appassionati dei mezzi militari che hanno fatto parte della storia delle nostre Forze Armate. Fatto sta che in una fredda mattinata di novembre mi sono incontrato a Bergamo con il sergente maggiore di ANMCRI, Marco Rancati, il quale mi ha accompagnato da Silvano Bettineschi, imprenditore edile animato da una grande passione per il collezionismo dei veicoli d’epoca militari.

Mi ero fatto l’idea di un collezionista un po' esaltato, ma appena ho incontrato Silvano ho dovuto ricredermi: è un simpatico ragazzo di 57 anni, longilineo e campione di Skyrace, con primati di salita e discesa tra le sue vallate, oltre aver svolto il servizio militare negli alpini. Silvano è molto disponibile e senza dubbio i suoi interessi evidenziano una personalità piacevolmente poliedrica animata soprattutto dalla voglia di realizzare tanti progetti socio-culturali legati alla sua collezione immersa nel verde montano della Val di Scalve in località Gaffione, una zona a 50 chilometri da Bergamo.

Il punto d’arrivo è segnalato dalla presenza di un jet F-104 dell'Aeronautica Militare Italiana e il suo capannone, ancora in ristrutturazione, contiene circa 70 mezzi molti dei quali americani, come i 6x6 GMC dello U.S. Army, per il quale Silvano ha ereditato la passione dal suo papà.

Diamond T980 M20

L’autocarro 6X4 americano staziona in perfette condizioni all’interno del freddo capannone - siamo sotto zero - e in un certo senso sembra di essere all’interno di un autodrappello di una caserma.

Il Diamond è agganciato al suo fedelissimo rimorchio Rogers a tre assi e ben 24 ruote, 8 per asse, un veicolo adibito al trasporto dei pesanti carri armati USA come lo Sherman M4.

È stato acquisito dopo l’impiego nella seconda guerra, da numerosi reparti operativi dell’Esercito italiano e l’amico Marco Rancati sottolinea, con la sua saggezza da veterano, che in Italia ogni reparto di Cavalleria ne possedeva uno oltre a quelli dislocati nei reparti di Manovra o presso i carristi. Il connubio tra la motrice Diamond e rimorchio Rogers era diventata l’unica soluzione anche per gli eserciti europei, quando serviva muovere carichi pesanti.

Com’è fatto il musone

Negli ambienti dei trucks il suo soprannome è “musone” avendo il motore esterno alla cabina come per tradizione americana, dove gli spazi stradali non erano certo un problema e il design poteva spaziare in folcloristiche forme eccessive. La chiave per l’avviamento e tradizionale e non esiste il chiodo, che seppur oggi obsoleto, è stato utilizzato solo per i veicoli italiani come strumento unificato per la connessione elettrica d’avviamento mezzi.

Tre ponti rigidi, ma solo i due posteriori a ruote gemellate avevano la trazione, un aspetto che fa presupporre una certa tendenza al sottosterzo quando si viaggiava carichi… Infatti non brillava per prestazioni e tenuta di strada quando trainava le pesanti masse.

Il suo motore originale è un Hercules DFXE, da 14.7 di cilindrata, aspirato diesel con sei cilindri, ed erogava ben 185CV ma oggi sul mercato del collezionismo non è impossibile imbattersi in esemplari civilizzati con motore diesel a due tempi Continental in alternativa a propulsori Rolls Royce C6 143, un 6 cilindri, da 12.7 centimetri cubici capace di erogare anche 200CV. Non a caso, proprio in Gran Bretagna si trovano molti esemplari del Diamond T 980.

Mi sono messo al posto guida posizionato a circa un metro e mezzo da terra, e devo dire che la prima impressione avuta è stata la ristrettezza della sua cabina. Un particolare a cui è complice l’ampio volante fisso che impone però una corretta posizione di guida con le braccia piegate. Sicuramente tutta la cabina è all’insegna della praticità e questo facilita il tener sott’occhio la spartana strumentazione composta da diversi manometri e poche spie.

La trasmissione possiede tre riduttori e 12 marce selezionabili a gruppi di 4, una sorta di ZF ma non sincronizzato che muove, se utilizzato con una certa abilità, le dodici tonnellate del Diamond. Marco e Silvano mi assicurano che le prime versioni di questo autocarro hanno partecipato allo sbarco di Anzio e in Normandia, mentre alcune varianti sono desertiche, cioè allestite con un telone pieghevole al posto del tetto in lamiera. Un po' come nel CP70.

Il verricello

Il cassone posteriore originariamente era zavorrato con piastre di cemento removibili, ma interessante è il potente argano azionato tramite una presa di forza connessa al motore, una soluzione posta in un unico punto ma capace di funzionare sia posteriormente che anteriormente.

La guida

Tutte le motrici presenti hanno una leva vicino al volante e il Diamond conferma la regola. Si tratta di un freno supplementare per il rimorchio e nello specifico di un anticipatore di frenata. Infatti le masse in gioco sono molto alte e il rimorchio in frenata tenderebbe per inerzia a spingere la motrice. Dopo l’invenzione del servoautodistributore posto sul rimorchio, questa leva è stata sostituita dal rallentatore elettrico o idraulico, e sebbene le manovre del conduttore siano le medesime durante i rallentamenti, a cambiare è stata l’azione frenante del pedale, il quale grazie a questa invenzione ha introdotto un anticipo di frenata automatico del rimorchio rispetto alla motrice.

Ufficiosamente, in base a quanto riportato delle consegne ritrovate su storici fogli di marcia, la velocità massima del Diamond doveva attestarsi intorno ai 20 km/h quando sul rimorchio Rogers erano presenti i carri M 113 o M4 Sherman. Ricordiamo tuttavia che a causa della trazione sui due ponti posteriori, il 6X4 americano aveva grossi limiti di versatilità. Un solo ponte anteriore sterzante (senza trazione!) non era certo d’aiuto.

Nelle caserme italiane fino agli anni ‘90

Al di là dei ricordi del servizio militare, e delle numerose immagini pubblicate dai gruppi mediatici di autieri e carristi, questo colossale motrice è stata sostituita dal Fiat ATC 80 mentre il rimorchio Rogers, grazie alle sue caratteristiche – proporzionalmente superiori – è rimasto in uso sino agli anni ’80.

Gli esemplari più moderni della motrice hanno subito qualche modifica estetica per mano italiana e per ottimizzare riparazioni manutenzione e ricambi.

L’elegante Lancia Esadelta 4X2

L’autocarro Esadelta, nasceva nel ’59, come veicolo di categoria intermedia all’Esatau B. Rispetto alla produzione Fiat, Lancia ha sempre puntato su un ruolo di qualità e comfort superiore, che si evincono ad esempio, dalla predisposizione per l’autoradio, le alette parasole i rivestimenti in tessuto, e l’adozione di maniglie interne agli sportelli controvento anziché una spartana cinghia.

Le versioni sono ancora a trazione singola, infatti sarà la Fiat che produrrà per le Forze armate il primo autocarro militare italiano 4x4, il CM 52 derivato dal 639N civile.

Assemblato nello storico stabilimento di Bolzano, oggi sede di Iveco Defence Vehicle, potremmo definire il Lancia Esadelta un autocarro autostradale il cui motore a gasolio da 8.2 cm³ con 115CV e 6 cilindri - Esa - permetteva andature di punta di 70 km/h e poco più nella versione con 132 cavalli. Tuttavia i carichi pesanti non erano il suo forte anche se si attestavano intorno alle sette tonnellate e mezza di Ptt (peso totale a terra, ndr). È bene sottolineare che per l’epoca adottava soluzioni interessanti per la comodità dell’autista, forse in qualche modo assimilabili al concetto più moderno di sicurezza attiva. Era presente una copertura più silenziosa del motore con particolari in resina e la strumentazione oltreché essere retroriflettente e illuminata era composta da diverse spie e supporti in gomma.

Le prestazioni migliorarono con l’Esagamma, un mezzo di categoria superiore da 10.5 cc sempre a sei cilindri ma con 4 valvole e potenze sino ai 200 cavalli, indubbiamente più adatto al trasporto autostradale. Un po' come lo è stato il più recente ACL 75, il Lancia Esadelta ha avuto una grande diffusione nel nostro esercito collocandosi più o meno centralmente tra la Fiat Campagnola Ar 59 e all’autocarro Esagamma.

Curiosità: Nel film di George Clooney, “Catch 22” girato in Sardegna, sono stati utilizzati dei mezzi di Silvano Bettineschi per le scene in aeroporto, e tal proposito Silvano mi confida che preferisce seguire davanti alle cineprese i suoi mezzi per assicurarsi che siano usati correttamente nelle loro funzioni.

L’Italia ricostruita dai mezzi militari

Un'ammirevole pagina della storia legata ai mezzi militari, è stata la graduale ricostruzione del paese dopo la seconda guerra mondiale. Infatti, furono anche i mezzi d’opera e gli autocarri militari, alcuni convertiti all’uso civile, a essere impiegati per rimuovere le macerie e ricostruire le infrastrutture del nostro paese che versava in condizioni d’estrema povertà. Si creò una sinergia tra comandi militari e genio civile ed è da ricordare che la massiccia produzione del periodo di autocarri Lancia, Fiat e Alfa Romeo, relativamente polivalenti e di grande qualità, assumeva caratteristiche tecniche e di semplicità operativa che si sono tramandate sino ad oggi nella produzione adibita non solo alla difesa. Anche Mario Bertuzzi, il fondatore di ASTRA (Anonima Sarda Trasporti) fu spinto dalla necessità di ricostruire il paese osservando i tanti mezzi nei residuati bellici accatastati a Cagliari, e inizio un’attenta e funzionale conversione dei più adatti per gli usi civili da cantiere.

Il freddo si fa sentire

Nonostante i progetti nell’area di Silvano Bettineschi siano davvero tanti per far sorgere un polo location a tema culturale e militare, forse il primo in Italia, con una pista e percorso off road per i test,

Il freddo sta indebolendo le batterie delle fotocamere e nonostante ci sia ancora tanto da descrivere osservando materiali e componentistica militare, decidiamo di rientrare ma vi elencherò solo alcuni interessanti particolari presenti: un motore del M 47 da 810CV con 12 cilindri a V e 29.3 cc, due elicotteri AB 47 G2 bipala con motore marchiato Piaggio, un autovettura Plymouth p9 Deluxe utilizzata dai generali americani nella seconda guerra e un Mulo Meccanico 3X3 (foto) dismesso dall’Esercito per il quale anche Silvano mi conferma i suoi evidenti limiti nell’utilizzo.

Una giornata ricca di storia e ricordi ma soprattutto la possibilità futura di raccontare a scuole, Accademie e turisti delle valli bergamasche, com’era l’Italia militare del secolo scorso, magari assaporando durante le visite, le bontà culinarie del posto.

Foto: autore / web