La rotta mediterranea dell’Italia

(di Andrea Mucedola)
26/01/23

Si è appena conclusa la prima missione di Giorgia Meloni in Algeria che punta a trasformare l’Italia nell’hub energetico dell’intera Europa. Un piano strategico importante in cui l’Italia, come annunciato nel suo discorso programmatico in Parlamento per la fiducia al Governo, vuole "creare un modello virtuoso di collaborazione e crescita tra l’Unione europea e le nazioni africane", per realizzare uno "spazio di stabilità e di prosperità condivisa".

Un “piano Mattei per l’Africa” con investimenti europei non ancora definiti, che però potrebbero aggirarsi, secondo il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in dieci miliardi di euro.

Cosa significa e su cosa si basa?

L’Algeria è un Paese amico con cui l’Italia ha da sempre avuto rapporti commerciali e politici. Un partner importante che si trova al decimo posto mondiale come produttore di gas naturale ed al sedicesimo di petrolio (è stato stimato che contenga l’1,2% delle riserve mondiali di gas) con cui abbiamo da sempre avuto rapporti commerciali importanti. Si pensi che nel 2021, ovvero prima dell’invasione russa in Ucraina, l’Algeria era il secondo Paese fornitore di gas del nostro Paese, in pratica subito dopo la Russia.

Il carburante algerino arriva in Italia tramite il Transmed, Trans-Mediterranean Pipeline Company Ltd. (TMPC), che collega la stazione di compressione di Capo Bon, Tunisia, al punto di ingresso sulla rete dei gasdotti italiani presso Mazara del Vallo, Sicilia, e derivante dall’incremento della capacità ottenuto dopo i lavori di potenziamento sui gasdotti Enrico Mattei (GEM) e Transtunisino (TTPC). Il collegamento unisce diverse tratte; la prima collega i pozzi di produzione di Hassi R’mel nel deserto algerino fino alla stazione di misura gas di Oued Safsaf al confine con la Tunisia, dove si collega al tratto in territorio tunisino (gasdotto TTPC Transtunisino) di collegamento dalla stazione di compressione gas di Feriana fino alla stazione di compressione gas di Capo Bon che si affaccia sul mar Mediterraneo.

Dopo Capo Bon il tratto diviene sottomarino (155 chilometri) e torna terrestre a Mazara del Vallo dove si collega alla rete primaria di trasporto Snam Rete Gas. Come noterete nella cartina di TRANSMED, le linee sottomarine sono diverse. Per aumentarne la capacità fu infatti realizzato (1997) un secondo gasdotto, parallelo al primo, per raccogliere il maggior flusso di gas proveniente da una terza linea (che copre solo il tratto algerino) terminata nel 2010.

La sezione subacquea che attraversa il Canale di Sicilia è composta da tre linee con un diametro di 510 mm e due linee da 660 mm che aumenta sul tratto terrestre italiano. Inutile dire che, dopo l’evento nel Baltico, il tratto è diventato di importanza strategica e necessita una sorveglianza continua. La costruzione del gasdotto iniziò tra il 1974 e il 1975, mentre la posa del tratto sottomarino da Capo Bon a Mazara del Vallo nel 1978.

Il Transmed è uno dei cinque gasdotti che permettono all’Italia di importare gas naturale dall’estero, come assieme ad altre importanti strutture come il TAP (che ci permette di importare gas naturale dall’Azerbaijan) o il GreenStream (un gasdotto lungo 520 km che collega la Libia con l’Italia).

Questo flusso potenziato potrebbe rifornire di gas naturale non solo all’Italia ma anche ad altri Paesi europei cosa che dare all’Italia una posizione privilegiata per la sua gestione, di fatto divenendo un collo di bottiglia strategico. Nell’ambizioso e visionario disegno del Premier italiano, ciò consentirebbe al nostro Paese di diventare l’hub dell’Europa per l’energia, di gas in primis, ma anche di idrogeno verde, sganciandoci dalla dipendenza dal gas russo. L’obiettivo è quindi importare, entro il 2024/25, tra i 50 e i 70 miliardi di metri cubi di gas l’anno provenienti sia dal rafforzamento del gasdotto Tap che arriva dall’Azerbaigian, che dalla Libia.

Un progetto ambizioso quanto complesso in quanto di interesse anche di altri Paesi “amici” che potrebbero vedere nell’iniziativa italiana un pericolo per i loro interessi che con difficoltà possono essere visti come europei. Si tratterebbe di rientrare in Libia cosa che ci potrebbe ulteriormente assicurare da 2 a 9 miliardi di metri cubi di gas. Non ultimo il gas egiziano, la realizzazione o completamento di altri rigassificatori ed i nuovi giacimenti scoperti da ENI nel Mediterraneo orientale sui quali ci sono forti interessi turchi.

In questo progetto tutto tondo si inseriscono le importazioni dall’Algeria, sia attraverso il già citato Transmed che il nuovo gasdotto Galsi1, che dovrebbe collegare l’Algeria con la Sardegna e da qui arrivare a Livorno.

In estrema sintesi, con questi flussi l’Italia riuscirebbe a soddisfare il proprio fabbisogno nazionale ma anche a rifornire altri Paesi europei, come la Germania ma anche Austria, Ungheria e Polonia. In pratica, questo piano di approvvigionamento energetico andrebbe a colmare la crescente domanda di gas naturale soprattutto da parte dell’UE, che sta cercando alternative alle fonti energetiche russe. Un progetto complesso in cui sarà fondamentale coordinarci con gli altri Paesi europei, in particolare con i transalpini, i cui interessi verso il nord Africa sono sempre stati molto alti e talvolta a nostro discapito.

Algeria, un partner importante

Ed eccoci ritornati in Algeria in cui già sono già funzionanti due gasdotti: il Transmed – Enrico Mattei, che raggiunge l’Italia attraverso il Mediterraneo, e il Medgaz che passa direttamente dalla costa nord-occidentale algerina ad Almeria, nel sud della Spagna.

Il gasdotto Medgaz è il primo gasdotto in acque profonde nel Mar Mediterraneo per il trasporto di gas naturale dall’Algeria alla Spagna.

Operativo dall’aprile 2011, il gasdotto sottomarino lungo 210 km e con un diametro di 24 pollici è attualmente in grado di trasportare fino a 8 miliardi di metri cubi all’anno.

I rapporti economici tra l’Italia e l’Algeria

A livello globale l’Italia è il terzo partner commerciale dell’Algeria, primo cliente e terzo fornitore. Di contro, l’Algeria è il primo partner commerciale dell’Italia in Africa e, attualmente, il nostro primo fornitore di gas coprendo il 34% del nostro fabbisogno energetico (rispetto al 16% proveniente dalla Russia).

Di fatto, nel 2022, la nazione nord-africana è salita al primo posto come fonte di gas verso l’Italia. Secondo l’Amministratore Delegato di ENI Descalzi, che era presente alla visita di Stato, dopo il taglio del gas russo, i legami con l’Algeria si sono potenziati: “ … sono stati dati più di 3 miliardi di metri cubi e altri 3 miliardi nel 2023 e poi altri ancora. Bisogna pensare che solo 2 anni fa l’Algeria dava all’Italia circa 21 miliardi, adesso ha dato 25, arriveremo a 28 miliardi l’anno prossimo e poi nel 24-25 supereremo ancora. È davvero un partner strategico che sta aiutando molto per l’Italia”.

Ma non solo petrolio e gas.
Negli ultimi anni si sta assistendo ad una diversificazione degli investimenti delle circa 180 imprese italiane che hanno una presenza strutturata in Algeria, anche in ambiti come quello agroalimentare e dell’agroindustria e nelle rinnovabili.

Per quanto riguarda le importazioni, tra settembre e gennaio 2022, l’import nazionale dall’Algeria è stato pari a 12.219,43 milioni di euro, tra cui 4.761,48 milioni per prodotti minerari, combustibili a base di carbone e prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio per 672,29 milioni. Una fetta importante del nostro import al quale deve essere raffrontato anche l’export verso questo Paese nord-africano che, tra gennaio e settembre 2022, è stato pari a 1.633,65 milioni di euro, facendo segnare un +26,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tra i beni più esportati, macchinari e apparecchiature per 614,57 milioni di euro, coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio per 129,9 milioni di euro, prodotti chimici per 139,19 milioni, prodotti della metallurgia per 118,12 milioni, articoli in gomma e materie plastiche per 101,37 milioni ma anche prodotti alimentari per un importante 93,26 milioni. Tra i materiali l’acciaio, cemento e i materiali per l’edilizia tra i quali gli agglomerati–calcestruzzi rappresentano il 40% delle vendite, seguiti dalle piastrelle con il 27,86% la cui quantità venduta è stimata a 100 milioni di m², di cui il 97,5% da parte del settore privato.

Di fatto l’Algeria ha un settore industriale ancora poco sviluppato (l’industria, escluso il settore energetico, rappresenta solo il 5% del PIL) per cui questa apertura verso l’Algeria offre maggiori opportunità per le esportazioni dei prodotti italiani di tutte le industrie manifatturiere. E tutto questo, voglio sottolineare, avverrà sul mare.

Il ruolo della Marina Militare italiana

L’importanza della difesa degli interessi nazionali sul mare va ribadita e sottolineata a tutti i livelli. Il mare non è solo l’ambiente gradevole che ci accoglie in tutte le stagioni ma soprattutto il mezzo che da secoli ci ha permesso di sopravvivere e prosperare. La funzione della Marina Militare è quella di assicurare gli interessi nazionali sui mari, ovunque sia necessario.

Il premier Meloni, nel suo intervento di saluto all’equipaggio della fregata ITN Carabiniere, in occasione della visita bilaterale in Algeria, volendo dare un giusto riconoscimento all’impegno della Marina Militare italiana, ha sottolineato che “Nel Mediterraneo viaggia la stragrande maggioranza dei nostri interessi nazionali. Questo per noi è un territorio cruciale, e particolarmente io, in rappresentanza dell’attuale governo italiano, credo che il lavoro che state facendo sia estremamente strategico perché stiamo tornando a proiettare prioritariamente l’Italia nel Mediterraneo per i suoi interessi strategici, ma se non ci fosse il vostro lavoro di pattugliamento, di lotta ai traffici illegali, di difesa e monitoraggio delle infrastrutture strategiche noi non avremmo le precondizioni per fare il lavoro che vogliamo fare”.

Un riconoscimento importante che va oltre le parole di una visita di circostanza e vede nuovamente la nostra Marina strumento irrinunciabile per la difesa degli interessi nazionali lungo le rotte marittime vitali per la nostra economia.

Le reti gas in Europa, notare quelle sottomarine dal nord africa e attraverso lo Ionio che, rappresentano vie strategiche irrinunciabili che richiederanno un controllo marittimo costante, di superficie e subacqueo, per preservare la loro sicurezza.

In sintesi, stiamo vivendo un momento importante che vede nella visita di Giorgia Meloni in Algeria, a pochi giorni di distanza dalle visite del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, tra Turchia, Tunisia (con Matteo Piantedosi) e Egitto, la conferma di un dialogo a tutto campo con futuri partner, in una visione finalmente lungimirante di un’Italia posta come hub euromediterraneo, partendo dalla distribuzione del gas.

Un sogno che ricorda quello di Enrico Mattei che sognava Roma coinvolta pienamente nel Mediterraneo, fulcro tra l’Europa e l’Africa, riconoscendo ai Paesi africani un rango e dignità di Stati “veri”, non più di seconda categoria.

Dopo la confusione geopolitica di questi ultimi anni, abbiamo bisogno di decisionismo e concretezza per assicurarci un futuro prospero comune nel teatro marittimo mediterraneo.

1 Il Galsi, acronimo di Gasdotto Algeria Sardegna Italia, è un progetto che mira alla realizzazione di un gasdotto lungo complessivamente 830 km di cui 560 in mare. Sarà destinato all’importazione di gas naturale dall’Algeria all’Italia continentale attraverso la Sardegna per un a quantità di 8 miliardi di metri cubi all’anno. L’Algeria partecipa al 41,6%.

Foto: presidenza del consiglio dei ministri / web / Transmed

(articolo originariamente pubblicato su https://www.ocean4future.org)