Articolo 5 del Trattato Nato: nessun automatismo per l'uso della forza militare!

(di Avv. Marco Valerio Verni)
29/04/24

Ancora allarmismo, da certa stampa nostrana e da parte di qualche leader politico, a seguito del missile russo che, negli scorsi giorni, sarebbe caduto a circa 15 km dal confine polacco.

Il pericolo che, come uno spettro ricorrente, si paventa dalla prima è quello di un intervento della Nato a mente dell'art. 5 del relativo trattato; quasi l'auspicio che ciò accada, è, invece, quello che sembrano sperare i secondi, a ciò incitando ad ogni piè sospinto. Il tutto, con un assunto dato per scontato: in caso di attacco ad un membro dell'Alleanza Atlantica, si avrebbe, in automatico, l'intervento armato di tutta la coalizione in favore del predetto.

Ma la norma in questione non afferma affatto questo, anzi...

Prevede che: "Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'ari. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali".

Dunque, il ricorso alla forza, a ben vedere, non è né automatico né previsto come unica misura. Al contrario,esso è solo eventuale, ricompreso nell'alveo di altre azioni.

Inoltre, all'articolo successivo del predetto Trattato viene stabilito che "Agli effetti dell'art. 5, per attacco armato contro una o più delle parti si intende un attacco armato: contro il territorio di una di esse in Europa o nell'America settentrionale, contro i Dipartimenti francesi d'Algeria 2 -, contro il territorio della Turchia o contro le isole poste sotto la giurisdizione di una delle parti nella regione dell'Atlantico settentrionale a nord del Tropico del Cancro; contro le forze, le navi o gli aeromobili di una delle parti, che si trovino su questi territori o in qualsiasi altra regione d'Europa nella quale, alla data di entrata in vigore del presente Trattato, siano stazionate forze di occupazione di una delle parti, o che si trovino nel Mare Mediterraneo o nella regione dell'Atlantico settentrionale a |nord del Tropico del Cancro, o al di sopra di essi".

Ciò a dire che l'attacco, naturalmente, debba essere anche intenzionale, e non quindi "incidentale".

Sotto tal profilo potrebbe, paradossalmente, suscitare più preoccupazione un attacco cibernetico o elettronico - esso sì, per sua natura, per forza intenzionale - come, ad esempio, quello che,sempre in queste ore, sarebbe avvenuto ai danni di due aerei finlandesi (la Finlandia è paese Nato), mentre sorvolavano i cieli dell' Estonia (territorio Nato).

Nessun danno, nessun morto, fortunatamente: e, anche se fosse stato, sarebbe valso il ragionamento di cui sopra (riguardo, cioè, il non automatismo dell'intervento armato da parte dei membri Nato).

Insomma, in un momento storico molto delicato come questo, occorrerebbe essere cauti nelle esternazioni che si fanno, senza esasperare gli accadimenti e senza portarli per forza a proprio, unico vantaggio, quando questo, invece, potrebbe condurre ad un danno più generale.

Foto: U.S. Army