La data è giusta: l'epilogo di un regime che, con la propria arrogante incapacità e sudditanza nei confronti dello straniero, ha fatto pagare un prezzo in vite umane inaccettabile durante una catastrofe mondiale e lasciato il nostro amato Paese in macerie.
“Imperdonabile” - tardivamente - anche per coloro che troppo a lungo, di fronte a precedenti fallimenti (costantemente coperti o anestetizzati da una subdola quanto miserabile propaganda), hanno mantenuto fiducia in una “rivoluzione” promessa e mai mantenuta.
Si è cercato l'ennesimo “homo novus” dimenticando che tra le proprie gattopardesche fila c'erano solo italiani e che, come chiosato da un grande autore, "corrono sempre in soccorso del vincitore".
L'occupazione capillare di tutte le cariche e gli incarichi con persone fedeli al partito? Malcostume immediato ma anche rantolo finale.
Violenza squadrista volta a piegare ogni critica o discordia? Il marchio dei piccoli e vigliacchi.
Sono finalmente superate tutte le discordie del passato e nessuno si chiede più se sia o meno una “data divisiva”, la sola domanda che ci si pone è: “parliamo del 2021 o del 2022?”.