"ADAMO" (devi soccombere al fato ineluttabile!)

(di Andrea Cucco)
16/05/24

Un terrore diffuso domina, oramai da anni, l’inconscio nazionale: quello della guerra. È un timore meritato perché, con la testa baldanzosamente ficcata in un buco a terra, abbiamo negato l’eventualità e disprezzato (attivamente) qualsiasi antidoto. Come se obbligare medici ed infermieri a curare raffreddori o escoriazioni e non parlare di altro avesse concretamente eliminato tutti gli eventi sanitari più gravi.

Siamo pienamente d’accordo con chi insegna che, avendo perso malamente l’ultima guerra mondiale e NON avendo firmato un “Armistizio”, ovvero un accordo fra stati belligeranti a sospensione delle ostilità, bensì una “Resa incondizionata” (leggi intervista Settembre 1943: "Resa incondizionata"), non abbiamo più alcun titolo per aprire bocca. Specialmente se da infausti balconcini che per il loro giorno da Leoni ci hanno lasciato in eredità un secolo da ovini, con l'unica opzione di scannarci tra noi disconoscendo (tutti) l'impietosa verità.

“Ma i padri fondatori, illuminati dal Signore, dopo aver preso la Bastiglia... attraversato il Mar Rosso... e cacciato gli inglesi... ci hanno lasciato l’art.11 della Costituzione...” ricorda qualcuno. Il nostro ripudio della guerra è come la pace dei sensi “felicemente raggiunta” da un eunuco evirato: encomiabile ma di sicuro non spontanea o tantomeno “credibile”.

La guerra è tornata e, anche se non sentiamo in lontananza spari o detonazioni, possiamo osservarla da vicino nella vita quotidiana: quando paghiamo una bolletta, quando facciamo la spesa, o quando vediamo scorrere in televisione i (reali) dati economici che riguardano un paese in caduta libera. Non basta la propaganda a riempire le voragini: economiche, finanziarie, politiche e… militari!

Dopo decenni di magri bilanci della Difesa, la cui gestione potrebbe far alzare più di un sopracciglio, ci si scandalizza ancora se gli Alleati chiedono di raggiungere il livello minimo di spesa per la Difesa che avremmo dovuto rispettare da anni. Tutti i governi dell’ultimo decennio avevano promesso di rispettare il 2% entro il 2024 e… abbiamo rimandato al 2028. E nel frattempo alcuni paesi della NATO come il Regno Unito si preparano a raggiungere il 2,5%...

Se, prima, spendere o meno per le nostre forze armate poteva essere indifferente, tanto ogni vittoria o sconfitta sarebbe stata “altrui” (vedi l’esempio dell’Afghanistan), oggi il rischio di veder sfilare quotidianamente centinaia di bare è reale ed imminente.

Le menzogne o le censure degli ultimi decenni ci hanno posti di fronte a sfide a bassa o media intensità che per “interesse nazionale” (sempre altrui...) – a livello di Alleanza, UE o ONU – abbiamo affrontato più che dignitosamente.

Nel momento in cui i contendenti non sono più quattro – concedetelo – “scappati di casa”, bensì militari addestrati con dotazioni, di anno in anno, aggiornate e migliorate… il discorso cambia ed il prezzo sale esponenzialmente. Quale prezzo? Le vite dei nostri uomini e donne in divisa, per cominciare...

Nelle rare interviste “concesse” ai più fedeli sudditi da parte della dirigenza politico-militare, giri di parole distraggono dalle vere emergenze. Come quando si chiede della “nuova minaccia da parte dei droni e, assecondando la grave miopia, ci si dimentica che ben quattro anni fa il capo di stato maggiore della Difesa aveva dato un chiaro allarme: A fronte delle attuali minacce alla sicurezza globale e dell’incremento di crisi e conflitto nelle aree di diretto interesse del nostro Paese, lo stato di salute dello strumento militare ed il correlato livello di prontezza, efficienza ed interoperabilità presentano oggi significative criticità generali con conseguenti riflessi sull’efficacia complessiva. Si tratta di problematiche organizzative, di disponibilità di personale, ma soprattutto di inadeguatezza dei mezzi e dei sistemi a disposizione” (generale Enzo Vecciarelli, novembre 2020)

O quando allegramente si dispiegano in missioni di "deterrenza" i nostri blindatini da peacekeeping (costati quanto se non più dei migliori tank) che acquisiamo da decenni e che (per la felicità di alcuni sedicenti “patrioti”) dovremo acquisire ancora a lungo prima di ammettere che l’asticella si è alzata di oltre un metro (di “acciaio omogeneo”).

Vogliamo poi parlare degli altri sistemi d’arma, del munizionamento, dell'addestramento o del personale e – ta-tà! – della sua motivazione a venir inutilmente immolato?

Nelle prossime settimane esamineremo alcune tra le troppe criticità che non possono più essere “supercazzolate”. Perché non sia più “ADAMO” (adamorì! o per gli aulici “devi soccombere al fato ineluttabile!”) l’ordine – oggi inevitabile – per i soldati che potrebbero essere coinvolti nel conflitto mondiale in corso.

Foto: Esercito italiano