Si segnalano in questi giorni, su alcune testate on line, articoli fortemente critici nei confronti degli ultimi comunicati della Marina Militare circa due operazioni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
In particolare si fa riferimento alla battaglia di Capo Matapan, del 29 marzo 1941, e all’attacco della Xᵃ MAS alla baia di Suda del 26 marzo 1941.
Riprendendo alcuni tweet negativi, espressi dai lettori nei confronti degli articoli della Marina, queste pubblicazioni hanno fortemente criticato l’eccessivo tono celebrativo espresso dalla Forza Armata in merito ad una azione compiuta da un reparto "fascista" come la Xᵃ Flottiglia, nonché il tono patriottico usato per celebrare la più grave sconfitta navale della nostra flotta – Capo Matapan – nel corso del conflitto.
Già perché la Xᵃ MAS, subito dopo l’8 settembre, aderì alla Repubblica di Salò e si macchiò di terribili atrocità nella lotta antipartigiana, ricordano le testate giornalistiche in questione, proseguendo con la solita retorica della guerra fascista, voluta da Mussolini...
Sicuramente, la Seconda Guerra Mondiale, fu un disastro per l’Italia, ancor prima che dal punto di vista militare lo fu per ciò che concerne la nostra identità come Nazione, in quanto ci fece precipitare in una guerra civile (come ebbe a dire Montanelli) da cui non ci siamo più ripresi.
Tuttavia dovrebbe essere a conoscenza di tutti che non fu una guerra fascista, ma una guerra del Regno d’Italia, come lo erano state quelle passate dal momento dell’unificazione nel 1861. La firma sulla dichiarazione di guerra, alla Francia e alla Gran Bretagna, fu apposta dal re Vittorio Emanuele III, capo dello Stato italiano.
Le opinioni politiche possono essere interpretate a secondo della convenienza, i fatti storici (almeno si spera) dovrebbero essere incontrovertibili. Sia quelli che aderirono alle forze armate del Regno del Sud, sia quelli che entrarono nella Xᵃ (e negli altri reparti della Repubblica di Salò) avevano un solo scopo: salvare l’onore della Nazione, dopo che la sua classe dirigente aveva accettato un ignominioso armistizio con gli Alleati.
La Marina Militare, ricordando le azioni e le battaglie del passato, non vuole certo esaltare regimi ormai defunti. L’intento è quello di mantenere ancora vivo il ricordo del sacrificio di uomini che, pur sapendo di combattere un nemico superiore nei mezzi, compirono fino in fondo il proprio dovere.
A testimonianza di ciò vorrei ricordare quanto scritto dal dottor Giulio Bedeschi, ufficiale medico della Divisone Julia e reduce del fronte russo, su La Domenica del Corriere, il 3 giugno 1971: “Noi della Julia, gettati e fermi per un mese sulla neve di Novo Kalitwa e Seleni Jara a tamponare lo squarcio del fronte, e contro noi le divisioni russe che si accanivano nei quotidiani attacchi per sbaragliarci e far piazza pulita, poter finalmente aggirare alle spalle quel troncone di schieramento mantenuto sul Don dal Corpo d’Armata Alpino, perché questi erano gli ordini, mentre sulla destra e fino a Stalingrado tutto il fronte dell’Asse arretrava per centinaia di chilometri. Non un metro di cedimento su quel nostro fronte, anche se contro la Julia vennero ammassate fino a cinque divisioni russe ad alternarsi negli assalti; non appaia vanteria, è rispetto per chi c’era a penare e a morire, ed è detto perché i giovani sappiano e possano trarre loro conclusioni, e perché ogni elemento di dignità espresso dai soldati in guerra è patrimonio di un intero popolo anche dopo una guerra perduta, e fa parte della sua storia”.
Foto: Marina Militare / web