Il NATO Defense College (NDC) ha celebrato la scorsa settimana i 70 anni dalla fondazione.
La cerimonia, presieduta dal comandante dell’NDC, generale Olivier Rittimann, ha visto la presenza del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, del ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, del capo di stato maggiore della Difesa italiana, ammiraglio Cavo Dragone, del presidente del Comitato militare della NATO, ammiraglio Rob Bauer e di altre massime autorità dell’Alleanza.
Negli ultimi 30 anni l'Alleanza (come ricordato nell’intervista al decano del Nato Defense College) ha saputo cambiar pelle numerose volte per adattarsi ad un mondo in continua evoluzione. Tale capacità oggi si traduce nel porre attenzione al prossimo inevitabile "challenger": la Cina.
Le sfide sono molteplici ed infinitamente complesse: vanno da quelle cyber alla rivoluzione dei vettori ipersonici (vedi puntata Difesa ON AIR), dalle leve economiche (a proposito, in Italia si insegna la Guerra economica come oltralpe???) a quelle dell’informazione.
In un quadro simile, qualcuno può ancora definire oggi come “nordatlantici” i confini operativi dell’Alleanza?
Il mondo cyber è per caso una intranet o attacchi possono essere e vengono (!) portati da un qualunque punto del pianeta?
Vettori che possono colpire in pochissimi minuti sull’intero globo sono un problema lontano o anche nostro?
Il monopolio di risorse e materie prime indispensabili alle nuove tecnologie non ha effetti geopolitici e militari globali?
Le notizie che leggete sono accessibili solo in Italia o anche in Antartide?
Durante la prima giornata delle celebrazioni, nonostante la fitta agenda, il generale Rittimann (Francia) e l’ammiraglio Bauer (Olanda), hanno riservato del tempo alla stampa (nel video dal minuto 29).
Abbiamo chiesto all’ammiraglio Bauer come si possono velocizzare i tempi di risposta a Paesi con forti leadership, da parte di un’Alleanza con 30 membri da mettere d’accordo.
“Non è affatto semplice. Perché se non percepisci una minaccia, non affronti il problema!
Se vivi in un Paese come Israele, comprendi quotidianamente i pericoli ed ogni giorno trovi nuove strade e tecnologie per rispondere.
Tuttavia nell’Alleanza le percezioni sono diverse: chi vive nel Baltico, in Polonia o nel Mar Nero sentirà una minaccia russa, chi vive nel Mediterraneo sentirà la maggiore pressione migratoria ed un potenziale pericolo terroristico.
Io vengo dall’Olanda, una terra lontana da questi confini e molto ricca. Alcuni olandesi di conseguenza si chiedono addirittura il perché delle spese militari.
La partecipazione alla NATO comporta il reciproco aiuto in caso di aggressione: se l’Estonia fosse attaccata, l’Olanda invierebbe i propri militari in aiuto e viceversa.
Bisogna costantemente ricordare questo aspetto dell’Alleanza. Fino ad ora ci siamo riusciti”.
Abbiamo (provocatoriamente) replicato se spostare il NATO Defense College in Israele aiuterebbe la percezione dei pericoli…
“Non possiamo perché non fa parte dell’Alleanza! Possiamo però imparare moltissimo da loro in termini di agilità, adattamento e cooperazione tra mondo scientifico, industriale e militare. In Israele esiste un costante flusso di personale tra i suddetti mondi, conseguentemente è facile la reciproca comprensione.
Non possiamo copiare un intero Sistema, la coscrizione obbligatoria ad esempio è presente in alcune nazioni ma è assente in altre, tuttavia la loro capacità di introdurre nuove tecnologie con rapidità deve essere di esempio”.
Poco prima dell’incontro con in due alti ufficiali, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in rappresentanza del governo e della Difesa italiana, era intervenuto con le seguenti parole...
“È con grande orgoglio che celebriamo oggi il 70esimo anniversario di questo prestigioso istituto, che l'Italia ha il privilegio di ospitare. Furono la lungimiranza e la visione strategica del generale Eisenhower, ad assegnare al College la funzione di preparare le leadership civili e militari della Nato. Da allora l’istituto ha fornito un contributo essenziale nel formare generazioni di funzionari e dirigenti a tutto vantaggio della nostra Alleanza, il cui capitale umano è una delle risorse per mantenerla vitale, adatta ai tempi e ai mutevoli scenari del contesto di sicurezza.”
Ci piacerebbe comprendere qual è la "visione strategica" o magari la “percezione” della Difesa e delle minacce da parte della politica italiana. La stessa che - prima del governo Draghi - stendeva tappeti rossi proprio alla Cina...
Chissà se (dopo anni dalla prima "richiesta di intervista") il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sarà mai disponibile, come lo è stato il presidente del Comitato militare della NATO, a rispondere (a quattrocchi) a qualche domanda da parte di Difesa Online?
Foto: ministero della Difesa / Difesa Online
Immagini: Difesa Online / NDC