Le agiografie non si attagliano agli uomini politici; i santi sono altra cosa, dato il loro rapporto esclusivo con un trascendente spesso poco comprensibile. Del resto i santi sono pochi per questo, sennò la vita sarebbe in fondo celestialmente noiosa e piatta.
Shinzo Abe è stato un uomo; di più, un uomo di caratura superiore al normale, su questo non ci può essere dubbio. In un Paese evoluto ed all’avanguardia, con una cultura profonda e raffinata, è riuscito a dare continuità ad un’azione politica inedita, in netta controtendenza a quanto istituzionalizzato dal dopoguerra, con un’alternanza di capi di governo vicina a quella italiana, ma con una società e delle tradizioni completamente difformi e lontane dal comune sentire occidentale.
In tanti non hanno dato credito alla malattia inabilitante che lo ha allontanato ufficialmente dalla scena politica giapponese; quel che è certo è che dietro le quinte ha continuato a dare linea ed impronta ad un agire determinato, assertivo, non più debole o di nicchia.
Qualche settimana fa abbiamo scritto che il Giappone è tornato, ora possiamo dire che ha potuto farlo perché ha avuto la fortuna di essere stato accompagnato per mano da un politico sagace ed intelligente.
L’Abenomics ha aiutato il Paese, Tokyo ha ripreso a rivestire un ruolo che, da tempo, non aveva più avuto. L’importanza di essere grandi, l’importanza di essere tornati un Paese non più annichilito.
Abe ha trattato da pari con USA e Russia, non ha mostrato timori reverenziali, ma un’intelligenza politica non comune. Ha avuto il coraggio di chiedere scusa ai Paesi segnati da imprese imperialiste che, di certo, non possono conferire onore a chi intende portare civiltà; lo ha fatto guardando avanti, non è da tutti. Se ci passate la boutade, è una rarità che richiede una santificazione laica e politica in quanto riferita ad un soggetto politico irripetibile.
La domanda che ci si pone, che il giapponese medio ora si sta ponendo, è: ...e adesso?
Le linee politiche sono state tracciate, e toccano tutti gli aspetti salienti della vita giapponese: economia, società, difesa con la proposta di revisione di una Costituzione che, alla luce degli eventi deve necessariamente essere rivista per poter garantire stabilità e sicurezza.
Cosa dire di chi lo ha ucciso? Nulla, in questo momento ogni congettura risulterebbe inutile, vacua, irrispettosa.
Per poter valutare periodi e persone, storicamente deve passare del tempo, è necessario aprire e leggere archivi. Non ci sbilanceremo, non lo abbiamo mai fatto, ma la morte che ha sfiorato Abe portandolo via, impone comunque il rispetto, comunque la si pensi.
Di Abe ce n’è stato uno solo, e non può essere diversamente; bisogna sperare, per il Giappone, che l’idea politica che ha plasmato, aiuti i leader a seguire.
Foto: U.S. DoD