L’attuazione di misure temporanee, che sospendono in tutto o in parte lo stato di diritto esistente allo scopo di ristabilire l'ordine e la sicurezza e, quindi, la sospensione anche in larga parte diritti costituzionalmente garantiti per difendere la Costituzione in vigore configurano, nelle parole del giurista e politologo tedesco Carl Schmitt, lo stato di eccezione.
In ogni ordinamento troviamo una figura che può decidere con poteri sovrani se sussista uno stato di eccezione e intraprendere le misure, anche in apparenza contrarie alla costituzione, per imporlo, per un tempo limitato.
La Costituzione italiana non conosce la figura del Presidente titolare del potere esecutivo, né quella del Primo Ministro / Cancelliere che decide per conto dell’intero Governo, come è presente in altri ordinamenti occidentali. Tuttavia, nelle ultime due settimane l’evidente stato di eccezione che si è instaurato in Italia si è fondato sulle ordinanze, più precisamente sui decreti, sottoscritti dal Presidente del Consiglio e dai ministri competenti. Insomma, per la prima volta il così detto capo del governo non si è limitato a dettare la linea o a coordinare la squadra, ma ha fatto uso di poteri sovrani, decidendo di sospendere una parte delle libertà costituzionalmente garantite per salvare l’intero corpo della Nazione e la stessa Costituzione.
Mi si passi il termine: il presidente Giuseppe Conte nel far ciò ha agito da uomo solo, ancora di più perché, a seguito degli accordi che nell’agosto/settembre 2019 portarono alla formazione del governo Conte II, è sparita la figura del vicepremier.
I presidenti Conte e Mattarella (con quest’ultimo avente la sua vice di diritto e di fatto nella presidente del Senato) mi perdoneranno l’ardire di una domanda: non vi pare rischioso che il premier non abbia, per così dire, una backup option nell’ipotesi, purtroppo non solo statistica, che il contagio o la necessità di una quarantena lo colpiscano? In fondo, basterebbe poco: il presidente del consiglio potrebbe nominare una figura di garanzia, nella peggiore delle ipotesi e in assenza di un accordo fra le forze che reggono il Governo un ex presidente della Corte costituzionale, riservandosi poi, una volta che l’emergenza sarà meno stringente, di spostarlo ad altro incarico di alto prestigio, se la maggioranza non ci si riconoscerà.
Mi permetto, conscio di contare quanto il due di picche quando la briscola è fiori, vista la gravità della situazione di proporre o lo stesso ministro dell’economia Gualtieri, la cui nomina sarebbe ben digerita a Bruxelles e da tutte le istituzioni finanziarie interessate al nostro debito pubblico, o l’ex governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.
Insomma, evitiamo il pericolo estremo di un Paese di fatto retto da una dittatura commissaria che si trova all’improvviso decapitato del proprio vertice.
Foto: presidenza del consiglio dei ministri