Il sequestro dei 18 marittimi di Mazara del Vallo ha portato di nuovo alla ribalta la questione, decennale, delle acque territoriali libiche (anche se ormai di Libia, come entità politica, non si può certo parlare).
Nel 1973 l’allora regime del colonnello Gheddafi dichiarò che il Golfo di Sirte faceva parte delle acque interne, e venne quindi annesso lungo una linea di circa 300 miglia, lungo il 32° 31’ parallelo di latitudine nord. Tale rivendicazione geografica venne respinta dalle principali nazioni europee, tra cui l’Italia.
Nel 2005 il governo di Tripoli stabilì, in modo unilaterale, una zona marittima di protezione della pesca. Anche questa decisione provocò la protesta di diversi stati nonché della presidenza dell’Unione Europea. Infatti, considerando il Golfo di Sirte come acque territoriali interne, le 62 miglia di zona di pesca reclamate sarebbero iniziate a partire dalle 12 miglia dalla linea di chiusura del golfo, definendo un limite delle acque territoriali pari a 74 miglia dalla costa libica.
Nel 2009, la Libia dichiarò una ZEE (Zona Esclusiva Economica) “adiacente e che si estende oltre le sue acque territoriali come consentito dal diritto internazionale”, il cui limite esterno, ad oggi, non è ancora stato tracciato.
Inoltre, il 28 giugno 2018, l’IMO (Organizzazione Marittima internazionale) ufficializza quello che in passato appariva come un’utopia e registra su comunicazione delle autorità libiche la zona SAR (Search and Rescue) libica con un proprio centro di coordinamento di soccorsi dei migranti (JRCC).
Dai calcoli effettuati risulta che, dalla costa di Tripoli fino al limite delle acque territoriali libiche, ci sono circa 116 miglia.
Tutti le imbarcazioni di pesca che vengono sorprese in queste acque vengono sequestrate. Appare evidente che l'attività ittica siciliana sia danneggiata in modo significativo, dal momento che la Marina Militare ha smesso di fornire protezione, invitando i pescherecci ad allontanarsi.
Eppure nel 2015 il peschereccio Airone, uscito dal porto di Mazara del Vallo, sfuggì ad un tentativo di sequestro, a 40 miglia a nord di Misurata, grazie all’intervento degli incursori del GOI e della fregata Bergamini.
Foto: archivio Marina Militare