Mentre a Bruxelles è in corso, ormai da giorni, il complicato vertice europeo sul Recovery Fund, in Italia il governo ha deciso di non prorogare la scadenza fiscale prevista per oggi, e che era stata auspicata, oltre che dalle opposizioni, anche da una nutrita schiera di categorie imprenditoriali e professionali, già stremate dalla crisi post-lockdown, che ha piegato un sistema economico nazionale già in difficoltà, segnato, nel 2019, da un marcato rallentamento contraddistinto da un PIL cresciuto di soli 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Una mossa azzardata che potrebbe contribuire, certamente in maniera involontaria, a favorire le mafie (come purtroppo accaduto, forse, anche con la concessione della detenzione domiciliare, in luogo di quella carceraria, in capo ad importanti boss, avvenuta durante la pandemia, cui solo in maniera postuma si è cercato di correre ai ripari, con il Decreto legge 10 maggio 2020, n. 291) proprio all’indomani, peraltro, dei tanti proclami di rito seguiti all’anniversario della strage di via D’Amelio, in cui furono tragicamente uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.
Se, per certi versi, è comprensibile il bisogno della Stato di incassare (il gettito previsto, per la scadenza in discussione, sarebbe di circa 8,4 miliardi di euro), sebbene, da una parte, rimanga incompiuta la questione della enorme pressione fiscale esistente nel nostro Paese, e, dall’altra, le importanti criticità che hanno contraddistinto, nel concreto, gli strumenti di sostegno economico messi in atto dal governo per fronteggiare l’emergenza seguita alla pandemia, per altri versi, non è un mistero che, già da diverso tempo, le varie organizzazioni criminali abbiano messo gli occhi e, in alcuni casi, pure le mani, su aziende e famiglie in crisi di liquidità finanziaria.
Così come non è un mistero che, ove non si intervenga in maniera più efficace (certamente, molto dipenderà anche dalla congiuntura mondiale), tutto ciò, non potrà che peggiorare: come evidenziato nella “Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia”2, infatti, proprio sfruttando lo scenario di paralisi economica, “che in questo caso ha assunto dimensioni macro, e che può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”, da una parte, le mafie, tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali, mentre, dall’altra, vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale.
Sotto il primo profilo, che riguarderà più il breve periodo, l’azione criminosa passerà anche attraverso l’elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-medie dimensioni, ossia a quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge l’economia di molti centri urbani, con la prospettiva di fagocitare le imprese più deboli, facendole diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti.
Sotto il secondo, che si svilupperà più nel medio e lungo termine, essa (azione criminosa) si svilupperà con l’immissione di ingenti iniezioni di liquidità nei circuiti internazionali.
Il tutto, purtroppo, con evidenti, probabili, ripercussioni, sul piano sociale, circa il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, essendo evidente l’interesse delle organizzazioni criminali nel fomentare episodi di intolleranza urbana, strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale.
Che il governo, dunque, corra ai ripari, anche per evitare che a nulla, o poco, valgano le misure di protezione finanziaria già poste in essere, e che anzi le rafforzi, perfezioni e, magari, integri (ad esempio, proprio con lo strumento della sospensione delle scadenze fiscali correnti, rinviandole tutte all’anno prossimo, con una eventuale rateizzazione pluriennale), affinchè si possa contenere lo shock sociale ed economico generale, come importante tassello, ora più che mai necessario, nel contrasto alle mafie.
Avv. Marco Valerio Verni (foto)
1 Tale decreto ha ad oggetto “Misure urgenti in materia di detenzione domiciliare o differimento dell’esecuzione della pena, nonché in materia di sostituzione della custodia cautelare in carcere con la misura degli arresti domiciliari, per motivi connessi all’emergenza sanitaria da COVID-19, di persone detenute o internate per delitti di criminalità organizzata di tipo mafioso, terroristico e mafioso, o per delitti di associazione a delinquere legati al traffico di sostanze stupefacenti o per delitti commessi avvalendosi delle condizioni o al fine di agevolare l’associazione mafiosa, nonché di detenuti e internati sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, nonché, infine, in materia di colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno diritto i condannati, gli internati e gli imputati”.