“Coprirsi il viso con la mascherina è una stupidaggine enorme” (Pierpaolo Silieri, 31 gennaio, sottosegretario laureato in Medicina del ministro della salute laureato in Scienze Politiche)
“Le mascherine non servono a proteggere le persone sane, servono a proteggere le persone malate e i sanitari”, “Le mascherine chirurgiche non servono a proteggere i sani: devono essere date solo al personale sanitario e ai malati” (Gualtiero Ricciardi, meglio conosciuto come Walter, 25 febbraio e 10 marzo, rappresentante dell’Italia all’OMS e non dell’OMS in Italia e scusate se la differenza vi sembra cosa da poco…)
“(Un politico) che indossa in pubblico una mascherina ingenera il panico. Questo è quello che assolutamente bisogna evitare di fare perché non ci sono le condizioni obiettive per il panico: la paura non è fondata su dati oggettivi”. (Danilo Toninelli, ex ministro dei trasporti, ex capogruppo 5 Stelle, ex liquidatore di sinistri, ex ufficiale di complemento, il giorno 27 febbraio: nei due mesi successivi la pandemia avrebbe ucciso almeno 35.000 persone in Italia e 400.000 nel mondo)
“(L’uso della mascherina) è dettato da puro allarmismo invece che da competenza” (28 marzo, Giuseppe Calicchio, direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, dove almeno il 40% degli ospiti si è infettato e il numero dei morti è oggetto di inchieste molto serie)
Vi immaginate se invece che parlare dell’umile mascherina, strumento non sufficiente ma assolutamente necessario nella difesa da un virus a trasmissione aerea, questi quattro “giganti” della scienza e della politica avessero fatto le stesse dichiarazioni con riguardo all’uso del preservativo nel contrasto all’HIV? Apriti cielo, spalancati terra! Avrebbero avuto addosso il grosso della stampa e dei social media, sarebbero stati presi a bersaglio dai colleghi “esperti”, ridicolizzati come dei cialtroni e marchiati a vita come diffusori dell’AIDS.
Invece, sono ancora oggi stimati uomini di potere, che rilasciano dichiarazioni immediatamente riprese dai media nazionali.
Ora viene fuori che persino l’OMS ha preso posizione a favore delle mascherine. Ma a pensarci bene è stata la Repubblica Popolare Cinese che ci ha detto - prima del famigerato “paziente uno” che primo non è - come affrontare efficacemente la pandemia: lo ha fatto, in vero, attraverso il suo più alto rappresentante, il presidente Xi Jinping, che è apparso a beneficio dei media di tutto il mondo il 10 febbraio indossando, appunto, una semplice mascherina chirurgica, senza filtri né altri orpelli.
Ci sono leader occidentali, come quelli italiani, che con lui hanno una certa familiarità. Forse, avrebbero potuto modestamente chiedergli come mai lui stesso, circondato da una piccola ma non troppo fitta folla, si fosse mostrato in pubblico mentre svolgeva compiti ufficiali o visitava ospedali e affidando la propria vita a quella mascherina. Insomma, non si era rassegnato a restare in stato d’assedio come fa oggi Putin, chiuso da settimane nel suo bunker fuori Mosca, né osava sfidare il contagio a viso scoperto come hanno tentato di fare fino a poche settimane fa Trump e Bolsonaro.
La spiegazione è semplice: fin dai tempi della pandemia causata dall’Influenza Spagnola (1918-1920) la mascherina, se indossata da (quasi) tutti, permette di ridurre la quantità di virus trasmesso e, di conseguenza, la carica virale del soggetto infettato. Lo fa non solo trattenendo i famosi droplet, ma anche impedendoci di compiere azioni suscettibili di diffondere di più la malattia, come toccare le narici o l’interno del naso con le dita.
I pazienti asintomatici, che sono il 90% ma che i vari Ricciardi e Toninelli nemmeno consideravano, riescono a trasmettere il coronavirus, infatti, perché questi già si annida all’interno del naso prima della (eventuale) comparsa dei sintomi e da lì approfitta delle nostre abitudini igienicamente più biasimevoli per diffondersi “a macchia d’olio” come direbbe Parmitano. È anche per questo che il COVID-19 sembra diventato più buono: agli infettati non ne arriva abbastanza da provocare una reazione abnorme.
Insomma, il “consiglio” del compagno Xi è stato ignorato: e pensare che il distretto della carta a Lucca o le tante industrie tessili toscane, campane e emiliane avrebbero potuto facilmente “sfornare” milioni di mascherine in poco tempo, convertendo gli impianti su richiesta del governo e/o delle regioni: il 10 febbraio sarebbe bastato un decreto breve breve…
Concludo dicendo che dare consigli come quelli di sopra in un Paese come il nostro dove chi ti preleva il sangue quasi mai indossa i guanti, pazienti con tosse e febbre vengono messi in camerate senza protezioni, i medici ospedalieri vanno al bar col camice di ordinanza, le persone comuni fanno pochi o punti sforzi per evitare di diffondere anche una semplice rinite virale, è un atto inqualificabile.
Lo stesso che sconsigliare di usare il preservativo per rapporti occasionali: vuol dire indicare ai cittadini ignari il modo più rapido per rischiare la vita.
Foto: xinhua / ilblogdellestelle.it / presidenza del consiglio dei ministri