La procura della CPI può arrestare chi la ostacola: il caso di Yossi Cohen, ex capo del Mossad

(di Avv. Marco Valerio Verni)
01/06/24

Ennesima tegola per Israele: dopo i recenti sviluppi in campo di giustizia internazionale (richiesta di mandato di arresto da parte della procura della Corte Penale Internazionale nei confronti, oltre che di alcuni leader di Hamas, anche del primo ministro e del ministro della difesa israeliani, da una parte, e l'ordine del cessate il fuoco su Rafah, emanato dalla Corte Internazionale di Giustizia, sempre nei confronti di Israele, dall'altra), il quotidiano britannico "The Guardian" ha riportato la notizia secondo cui Yossi Cohen (nella foto, a dx), l'ex capo del Mossad, la nota agenzia di intelligence israeliana, avrebbe minacciato l'ex procuratrice capo della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, durante il suo mandato, in una serie di incontri segreti in cui avrebbe cercato di spingere la suddetta ad abbandonare un'indagine sui crimini di guerra (per intenderci, la stessa che, ereditata dal suo successore Khan, è sfociata, nei giorni scorsi, proprio con l'istanza cautelare di cui sopra).

Ora, se questa notizia dovesse essere confermata, al di là delle ovvie considerazioni di varia natura sulla condotta del soggetto in questione e, naturalmente, di chi lo abbia comandato in tal senso, quello che potrebbe accadere è che lo stesso Khan decida di attivare la procedura di cui all'art. 70 dello Statuto della Corte Penale Internazionale.

Tale articolo, rubricato "Reati contro l'amministrazione della giustizia", prevede che:

1. La Corte eserciterà la propria giurisdizione sui seguenti reati commessi ai danni della amministrazione della giustizia, quando siano commessi intenzionalmente:

a) rendere falsa testimonianza, malgrado l'obbligo di dire la verità assunto in applicazione dell'art. 69.1;

b) presentare elementi di prova che la parte sa essere falsi o falsificati;

c) subornare testimoni; ostacolare o intralciare la libera presenza o testimonianza di un testimone; attuare misure di ritorsione nei confronti di un testimone per la sua testimonianza; distruggere o alterare o intral

d) ostacolare, intimidire o corrompere un funzionario della Corte allo scopo di costringerlo o persuaderlo a non compiere, o a compiere impropriamente, i suoi obblighi;

e) attuare ritorsione contro un funzionario della Corte per compiti svolti da questo o da altro funzionario;

f) sollecitare o accettare un compenso illecito in qualità di funzionario o agente della Corte in relazione alle proprie mansioni ufficiali.

2. I principi e le procedure che disciplinano l'esercizio della giurisdizione della Corte sulle violazioni di cui al presente articolo saranno quelli previsti nel Regolamento di procedura e prova. Le condizioni per fornire cooperazione internazionale alla Corte in relazione ai procedimenti di cui al presente articolo sono quelle date dalla legislazione dello Stato a cui ci si rivolge.

3. In caso di condanna, la Corte può comminare una pena detentiva non superiore a cinque anni o un'ammenda, secondo quanto dispone il Regolamento di procedura e prova, oppure entrambe.

4. a) Gli Stati Parti estendono le norme del loro diritto penale che sanzionano i reati contro l'integrità dei propri procedimenti investigativi e giudiziari ai reati contro l'amministrazione della giustizia indicati nel presente articolo commessi nel proprio territorio o da loro cittadini;

b) su richiesta della Corte, ogni qualvolta lo riterrà opportuno, lo Stato Parte sottoporrà il caso alle sue autorità competenti ai fini dell'azione penale. Le autorità nazionali competenti tratteranno tali casi con diligenza e dedicheranno risorse sufficienti perché si possano svolgere con efficienza.

Proprio alla luce di quanto sopra, appare chiara, nel caso dell'ex capo del Mossad, la condotta illecita ad esso ipoteticamente imputabile, ossia, per l'appunto, quella citata al comma 1, lett. d, poc'anzi riportata e, come detto, consistente, nell'ostacolare, intimidire o corrompere un funzionario della Corte allo scopo di costringerlo o persuaderlo a non compiere, o a compiere impropriamente, i suoi obblighi.

D'altronde, il fatto che, se qualcuno avesse superato il limite, arrivando ad ostacolare od impedire il lavoro della Corte, avrebbe potuto attivare quanto sopra, il procuratore Khan lo aveva già annunciato - ed a ragione, viste le enormi pressioni ricevute - alla vigilia della sua richiesta di arresto avanzata nei giorni scorsi e di cui si è detto più sopra.

La vicenda Cohen-Bensouda è, da come raccontata, ed al netto di eventuali smentite (Israele, naturalmente, già lo ha fatto, limitandosi, però, a quanto risulta, a delle semplici dichiarazioni di rito), molto grave e, soprattutto ora che è stata resa pubblica, merita approfondimenti e risposte.

La comunità internazionale rimane in attesa.

Foto: Kobi Gideon / GPO Israel