Nel 1526 Giovanni dalle Bande Nere, uno dei più abili e coraggiosi soldati che questa terra abbia mai creato, moriva a Mantova. Al di là del riverbero devastante che quest'evento ebbe sul destino nazionale, è abbastanza sbalorditivo constatare il ripetersi ciclico della storia, ritrovando concetti semplici e, forse proprio per questo, immutabili.
Uno di questi, su tutti, ebbe origine proprio in quei giorni: "È il denaro che fa la guerra".
Denaro significa, oggi come ieri, "tecnologia".
Giovanni fu ucciso da una salva di falconetto, un cannoncino di nuova concezione, che sparava dardi capaci di perforare corazze di fanteria fino a quel momento ritenute sicure. Si perpetuava la sfida tra lancia e scudo che si ripete immancabile oggi, rappresentata, tra le altre, da un colpo SABOT in uranio impoverito o dalla carica cava in tandem di un RPG che impatta la corazza Chobam o la piastra reattiva di un carro armato.
Ogni soldato, in cuor suo, spera di non essere proprio lui a scoprire l'obsolescenza dell'equipaggiamento in dotazione, difensivo o d'attacco che sia, di ritrovarsi, come si suol dire, "dalla parte sbagliata del business", in un certo preciso momento della sua vita: i carristi americani e inglesi che vedevano i loro colpi da 76mm rimbalzare sulle corazze dei Tiger 2 tedeschi, come a loro volta i piloti tedeschi i cui proiettili quasi nulla potevano contro le blindature e i serbatoi autostagnanti dei P-47 americani. Ci sarebbero decine se non centinaia di esempi da citare!
Tolta la fortuna personale il soldato può sperare... no, mi sono espresso male, deve sapere di far parte di una squadra, o meglio, di una nazione che sa (e che, volendo, lo avrebbe saputo da sempre) che il denaro sta alla tecnologia come la tecnologia sta alla ricerca.
La ricerca è la chiave di volta del mondo, antico e moderno: tutti lo vanno ripetendo come un mantra, e a ragione. Ma se lo chiedessimo al nostro buon Giovanni dalle Bande Nere, morente nel letto di quel castello nel mantovano, tristemente ironico ci direbbe che avremmo potuto e dovuto capirlo anche guardando lui e i suoi compagni decimati e sconfitti da quei proiettili cosí inaspettatamente veloci, scoperti da un artigiano nemico (sebbene italiano) e prestati (da un altro italiano) ad un astuto generale tedesco.
I nostri reggimenti corazzati riceveranno carri tedeschi Leopard 2 A8. È proprio vero: al tempo non manca il senso dell'ironia.
* Dopo il diploma presta inizialmente servizio nei Granatieri di Sardegna per poi assumere un incarico operativo in un altro reparto, partecipando a diverse missioni in Italia e all'estero. Si congeda nel 1994.
Dopo 20 anni come responsabile del personale presso la sede produttiva asiatica di una multinazionale belga, oggi è consulente senior di team bulding e team managment presso un importante studio Advisoring di Milano. Tiratore a lunga distanza, organizza sessioni didattiche presso poligoni long range.
Foto: KNDS