“La NATO non è in guerra con la Russia”. Ma Trump…

(di Giuseppe Morabito)
14/07/24

Scrivere di NATO nelle ore immediatamente successive all’attentato all’ex presidente Trump assume un aspetto quantomeno differente da quanto si poteva pensare ieri.

Attese le giuste condoglianze alla famiglia dello spettatore ucciso dall’attentatore e classificate come pura idiozia alcune considerazioni sull’origine dell’attentato (bastavano due centimetri di differenza nella traiettoria del proiettile e avremmo parlato della morte dell’ex presidente) si deve pensare al dopo e a come l’opinione pubblica USA risponderà. Trump oggi godrebbe di un vantaggio incolmabile secondo molti analisti non di parte.

Gran parte delle dichiarazioni successive al vertice NATO (si celebravano a Washington i 75 anni dell’Alleanza) riguarda, giustamente, l’Ucraina, per cui gli alleati s’impegneranno nuovamente a continuare a contrastare Mosca fermo restando la posizione per cui “la NATO non è in guerra con la Russia”.

La condanna dell’aggressione russa rimane comunque assoluta per i 32 attuali paesi membri ma la posizione di Trump sul futuro appare differente rispetto all’attuale di Washington. Dietro le dichiarazioni finali e le buone intenzioni rimane in sospeso l’evidente carenza di direzione strategica (difficile con 32 paesi), la mancanza di leadership (Biden non pare in grado di assicurarla e Trump ha sempre rimarcato tale carenza) e l’incapacità dell’Europa di soddisfare in modo chiaro e deterrente le proprie esigenze di difesa. Una fotografia del vecchio Continente a oggi mostra che la Francia non ha un governo, la Gran Bretagna è appena entrata nel periodo che segue uno storico cambio di maggioranza, la Germania ha appena annunciato un taglio al bilancio della difesa e l’Italia, per ora, non s’impegna economicamente abbastanza per la difesa secondo Washington e, soprattutto, secondo il leader repubblicano.

Quel che è sotto gli occhi di tutti, in questo momento, è che a novembre gli americani si troveranno di fronte a una scelta elettorale. Scelta tra un presidente Biden che appare sempre più compromesso dal punto di vista cognitivo, che semplicemente non è più all’altezza di guidare il mondo libero (compreso gestire la valigetta con i codici nucleari più importante della terra) e Trump che lascia, con i suoi atteggiamenti e passato, quantomeno perplesso lo stesso mondo libero, ma che è sopravvissuto miracolosamente all’attentato e che ora potrà sfruttarne a suo favore la risonanza mediatica e confermare la sua immagine di “uomo forte”.

Nel febbraio 2014 la Russia ha conquistato la Crimea e non si è fermata lì. Se gli Alleati credono veramente nella NATO, dovranno ancora una volta compiere uno sforzo notevolissimo per convincere l’America, troppo impegnata, troppo spesa e stressata, a continuare a garantire la sicurezza dell’Europa. Questa è la reale questione di questo vertice e ciò che attende nel ruolo di mediatore il nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte (senza mai dimenticare che lui è un “portavoce” e non il “capo di governo” dell’Alleanza). dovranno usare tutta le sue capacità di persuasione e diplomazia, perché l’unico modo in cui gli americani possono garantire il futuro della difesa dell’Europa è che gli europei si facciano carico del peso crescente dei propri compiti che tradotto in parole semplici vuol dire che tutti (Italia compresa) raggiungano almeno l’obiettivo del 2% del PIL per la difesa. Gli europei dovranno fornire tale obiettivo come requisito minimo politico e di forza per essere credibili e meglio coinvolgere il governo di Washington. Oggi appare meno "azzardata” in tale quadro la visita del presidente ungherese Orban a Trump in quel di Mar-a-Lago.

A parte delle decisioni di supporto di natura economica e le dichiarazioni su un programmato ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza (gli ucraini si aspettano presto un invito formale), il Cremlino, da parte sua, considera l’intenzione della NATO sul dispiegamento in Germania di missili a lunga gittata come "una pericolosa escalation". Alcuni armamenti similari forniti a Kiev sarebbero già utilizzati per colpire la Russia, ma i piani di dispiegamento di missili a più lunga gittata potrebbero aggravare la situazione, secondo Mosca. Questo per non parlare della reazione all’ipotizzata adesione di Kiev all’Alleanza! Trump non ha mai escluso l’idea di opporsi all’ingresso dell’ucraina nelle NATO… vedremo.

Trump aveva fatto capire che, nel caso fosse eletto alla Casa Bianca, la sua idea per mettere fine alla guerra in Ucraina, prevedrebbe di trattare con Putin per fermare la potenziale estensione della NATO all'Ucraina, ma anche alla Moldavia e alla Georgia, e concordare quali territori Kiev debba cedere a Mosca in cambio della pace. Un'ipotesi che vanificherebbe la promessa di adesione all'Alleanza da parte di Kiev.

Trump avrebbe poi in mente una NATO a due velocità, o meglio, una NATO di serie A e di serie B, in cui il discrimine sarebbe la spesa per la difesa al 2% del Pil: chi non raggiungerà questa soglia "non godrebbe della generosità difensiva e delle garanzie di sicurezza offerte dagli Stati Uniti".

Poi c’è la Cina Popolare. Il documento finale del Summit accusa, senza possibilità di smentita, Pechino di aver consentito e favorito il protrarsi della guerra in Ucraina attraverso la sua partnership “senza limiti” e il sostegno all’industria della difesa russa. La partnership senza limiti era stata annunciata nel febbraio 2022 dopo un incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo russo, Vladmir Putin, giorni prima che la Russia lanciasse un’invasione a tutti gli effetti dell’Ucraina. Xi dichiarava che non ci sono “limiti” all’amicizia tra i due paesi e che non esistono “aree di cooperazione “proibite”.

La dichiarazione della NATO richiede esplicitamente alla Cina Popolare di “cessare ogni sostegno materiale e politico allo sforzo bellico di aggressione della Russia”, compresa la fornitura di materiali a duplice uso che possono essere utilizzati nelle armi.

“La Cina Popolare non può consentire la più grande guerra europea della storia recente senza che ciò abbia un impatto negativo sui suoi interessi e sulla sua reputazione”, si legge nel comunicato e questo vale anche come monito per l’atteggiamento aggressivo di Pechino nell’Indo Pacifico soprattutto nei confronti della democratica Repubblica di Cina (Taiwan).

Taiwan è molto cara a Trump, tanto è vero che fu il primo a congratularsi per l’elezione dell’ex presidente taiwanese e non ha mai nascosto a Pechino tale indirizzo strategico.

L’Italia e il presidente Meloni hanno avuto successo indiscutibile in ambito Summit. Oltre a confermare la fornitura di un ulteriore moderno sistema antiaereo a Kiev e alla conferma dell’intenzione di raggiungere, a breve, il citato (tanto sostenuto dall’amministrazione Trump), impegno di spesa per la difesa pari al 2% del PIL, l’Italia ha ottenuto l’impegno alla creazione di un “rappresentante speciale per il vicinato meridionale”. Un ruolo su cui l’Italia ripone grande interesse: “La creazione di un inviato speciale della NATO per il fianco meridionale è una decisione importante". È stata una battaglia italiana e crediamo sia giusto che sia scelto un italiano per il ruolo”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani aggiungendo: “La nostra premier oggi ha presentato la richiesta a Mark Rutte” e rivelando che la è già al lavoro sugli obiettivi da raggiungere a sud del Mediterraneo. 

Instabilità, effetti del cambiamento climatico, la presenza della Russia e Cina Popolare nell’area del Sahel e Africa settentrionale, le attività di gruppi terroristici o di trafficanti di esseri umani è tra le principali questioni da affrontare, su cui l’Italia rivendica attività, impegno e conoscenza principalmente nella vasta area in cui la NATO intende rafforzarsi: Balcani, Africa centro-settentrionale, Medio Oriente.

In conclusione, quello di Washington è stato un vertice importante molto più incisivo del precedente di Vilnius con i 32 Alleati molto più coesi e determinati sulla visione strategica.

C’è ancora molta strada da fare e bisognerebbe cambiare marcia e velocita soprattutto in maniera unitaria e solidale con un rinnovato impegno europea e coinvolgere il “miracolato” e probabilmente nuovamente presidente Trump.

In definitiva si parla di quella che la dottrina geopolitica italiana identifica come “Mediterraneo allargato” e che le evoluzioni stanno sempre più portando a ridefinire “Indo-Mediterraneo”. Non poco…

Foto: U.S. Air Force