L’evento è stato presieduto dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, generale di squadra aerea Luca Goretti, ed ha visto la partecipazione del comandante delle Scuole/3^ regione aerea, gen. s.a. Silvano Frigerio, delle autorità civili, militari e religiose della cittadina laziale, nonché la gradita presenza del figlio dell’aviatore e progettista aeronautico, Carlo Ferrarin (suo ad esempio il progetto del Calif, aliante utilizzato per anni dall’Aeronautica Militare), e del nipote, Roberto.
Un legame forte, quello tra Guidonia ed il grande aviatore di origini venete, che l’evento di oggi contribuisce a rafforzare ulteriormente, a testimonianza del consolidato rapporto di vicinanza e collaborazione esistenti tra la città, la sua popolazione e la Forza Armata. Proprio sull’aeroporto di Guidonia Montecelio, nel 1941, Arturo Ferrarin perse la vita mentre stava collaudando un velivolo sperimentale e sempre Guidonia, con il suo centro sperimentale che della neonata Regia Aeronautica – a cavallo degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso – fu fiore all’occhiello ed autentico propulsore per lo sviluppo del mezzo aereo, incarna e rappresenta il fulcro dell’attività pioneristica del grande aviatore vicentino.
Nel luglio del 1928, infatti, Ferrarin conquista il record mondiale di distanza in linea retta senza scalo (7.188 km) decollando proprio dall’aeroporto di Montecelio e atterrando a Touros, in Brasile. Un’impresa, che insieme ad un altro importante primato conquistato nello stesso anno insieme al maggiore Carlo Del Prete – quello di durata di volo in circuito chiuso (7666 km in 58 ore e 37 minuti) – gli valsero la decorazione della medaglia d’oro al valore aeronautico, numerose onorificenze straniere ed ulteriore fama e prestigio internazionale dopo quello ottenuto con il Raid Roma-Tokyo del 1920, compiuto con il tenente Guido Masiero a bordo di velivoli S.V.A.9 del Regio Esercito, percorrendo oltre 18000 km a tappe in 109 ore di volo.
Originario di Thiene, Ferrarin fu sin da ragazzo affascinato dal “più pesante dell’aria” , arruolandosi per prendere parte al primo conflitto mondiale come mitragliere nel corpo degli aviatori, per poi divenire sottotenente pilota. Operò in diversi reparti, tra cui anche la 91ª squadriglia, quella denominata “degli Assi”, dove entrò in contatto con quelli che sono rimasti gli aviatori più celebri della nostra storia: Baracca, Ruffo di Calabria, Olivari.
“Le imprese portate a termine dal ‘Moro’ – questo il suo soprannome per tutti – testimoniano l’audacia, il coraggio e la destrezza non comuni di questi uomini”, ha sottolineato il col. Michele Cesario, comandante del 60° stormo, nel suo discorso. “Ma queste imprese sono anche frutto di un grande lavoro di preparazione, di studio, di sconfitte e vittorie, con il coinvolgimento di tutte le professionalità aeronautiche, dalle componenti di ricerca e sviluppo sino alla logistica di aderenza e supporto. Proprio questi valori, questo modus operandi, sono il vero tesoro che il 60° stormo da oggi potrà custodire e soprattutto tramandare ai giovani in qualità di scuola di volo e messaggeri della cultura aeronautica”.
Il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale di squadra aerea Luca Goretti, nel prendere la parola a chiusura della cerimonia, ha voluto ricordare come Ferrarin “sia stato ed è indubbiamente elemento di rilievo della nostra Forza Armata per ricchezza umana e caratteriale, nonché per capacità tecnica e professionale. Ha dato, con le sue imprese, un contributo essenziale allo sviluppo del mezzo aereo, che per la prima volta si affermava quale elemento di unione di territori e popoli lontani, ma anche un importante motore per lo sviluppo tecnologico. Il nome di Arturo Ferrarin porta con sé insegnamenti imperituri di attaccamento alla Patria, coraggio, onestà, audacia, spirito di sacrificio, elementi che ci accomunano e ci ispirano nell’agire quotidiano, permettendo di elevarci, anche nei momenti di difficoltà, verso ideali che devono fare parte del patrimonio di chi ha scelto di servire il Paese in uniforme”.
“L’impresa epica del Raid Roma – Tokyo, in particolare – ha aggiunto il generale Goretti- è figlia della capacità di ideazione italiana, resa possibile coniugando significativi sforzi organizzativi e logistici con la ferrea abnegazione del personale coinvolto. E facendo un salto di oltre cento anni, mi piace sottolineare quanto accaduto ad inizio agosto, quando quattro nostri F-35 sono atterrati nella base giapponese di Komatsu per una esercitazione congiunta. Al di là delle capacità tecnologiche di oggi, posso assicurare che l’entusiasmo, la partecipazione, l’afflato del popolo nipponico sono rimasti ora come allora gli stessi”.
A margine della cerimonia di intitolazione, è stato inoltre inaugurato un manufatto commemorativo del legame storico della città e dell’aeroporto con la figura di Arturo Ferrarin. L’opera, “Una meridiana doppia per Arturo Ferrarin”, ideata e realizzata grazie ad un Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) che ha coinvolto gli studenti dell’Istituto Superiore I.S.S. di Guidonia e con la collaborazione della società Buzzi Unicem, intende commemorare il Raid Italia-Brasile, andando a fissare l’orario esatto del decollo dall’aeroporto di Montecelio, ovvero le 18:51 del 3 luglio 1928.
Prima della cerimonia di intitolazione, il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare ha deposto una corona d’alloro ai Caduti sul cippo monumentale, all’interno dell’aeroporto, che ricorda proprio il luogo dove perse la vita Arturo Ferrarin a bordo del suo aeroplano. “Questa storica giornata – ha sottolineato il generale Goretti nel suo intervento durante la cerimonia – vuole rendere omaggio al sudore e al sangue di chi ha servito il Tricolore con onore sino all’estremo sacrificio. Tra questi, ancora una volta con noi, il col. Giuseppe Cipriano ed il tenente colonnello Marco Meneghello”, piloti del gruppo volo a Vela del 60° stormo, recentemente scomparsi in un tragico incidente aereo.
Il 60° stormo, “culla” della storia della Forza Armata, con la recente apertura di un percorso storico rievocativo di quella che fu la direzione superiore studi ed esperienze, vuole riconnettersi a un periodo storico che risale agli inizi del volo, dove l’Italia con i propri aviatori ed ingegneri, ha segnato quelle che, di fatto, sono state pietre miliari, record dopo record, della storia dell’aviazione mondiale.