Si è conclusa la Eagle Nine, condotta dal Regional Command - West (RC-W), su base 9° reggimento alpini, con lo scopo di incrementare la presenza di KFOR, lungo l’Administrative Boundary Line (ABL) e nelle aree più remote del Kosovo.
L’attività, della durata complessiva di 3 giorni, ha visto l’impiego di personale militare e mezzi, nelle aree più remote e di difficile accesso del Kosovo occidentale, caratterizzate da un ambiente montuoso e non permissivo. In tale constesto gli alpini, grazie alle intrinseche capacità delle truppe da montagna, hanno monitorato il territorio e prevenuto il traffico illecito attraverso le zone di confine.
Le unità italiane di KFOR, integrate da plotoni macedoni, albanesi e moldavi, hanno realizzato posti di osservazione, supportati da pattuglie motorizzate diurne e notturne nei territori delle municipalità di Istok, Strpce, Orahovac, Elez Han, Kacanik e Dragash.
Durante la condotta, a seguito della simulazione di un’esplosione, è stato impiegato un assetto cinofilo di KFOR, specializzato nella ricerca di ordigni esplosivi che ha aperto un corridoio sicuro per il transito delle truppe e il soccorso del personale.
La “Eagle Nine”, come evidenziato dal colonello Mario Bozzi, comandante del Regional Command West, ha rappresentato un’occasione fondamentale per l’incremento del livello di preparazione degli assetti multinazionali di RC–W, creando le condizioni per l’ottimizzazione delle procedure adottate dalle unità impiegate.
Nell’ambito della Missione NATO-KFOR, il contributo italiano è oggi il più elevato tra i 27 Paesi partecipanti. Il contingente italiano, come sancito dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, opera per garanire la sicurezza e la stabilità e per assicurare il mantenimento di un ambiente sicuro per tutte le comunità del Kosovo.