Sono rientrati i carabinieri impiegati nella missione MIADIT Palestina. Lo aveva preannunciato ieri, 14 ottobre, il ministro Crosetto. "Con grande dispiacere ma con eguale scrupolo, ho disposto l'immediato rientro dei carabinieri impiegati nella Missione Miadit in Palestina a causa del deterioramento della situazione sul terreno. Una situazione che ha fatto venire meno le condizioni di sicurezza per il prosieguo della missione stessa. Il governo ha deciso la sospensione della missione ma siamo pronti a ripartire appena ce ne saranno le condizioni". Queste le parole del ministro espresse in una nota del Ministero della Difesa.
La missione Miadit Palestina nasce nel 2012 e si è interrotta solo durante la pandemia da covid-19 e nel 2021 è ripresa con grande slancio. L’attività nasce da un accordo bilaterale tra il Ministero della Difesa italiano e il Ministero dell’Interno palestinese, in base al quale carabinieri appartenenti ai reparti della 2^ brigata mobile carabinieri (1° reggimento paracadutisti, “gruppo intervento speciale”, 7° reggimento “Trentino Alto-Adige” e 13° reggimento “Friuli-Venezia Giulia”) deputati ad essere impiegati nelle missioni internazionali, svolgono cicli di addestramento in favore delle Forze di Sicurezza palestinesi, quali la presidential guard, la national security force, la palestinian civil police. Oggi la maggior parte degli uomini impiegati proviene dall’organizzazione territoriale e dalla 1^ brigata mobile dei carabinieri nonché da reparti quali TPC (tutela patrimonio culturale), NOE (Nucleo Operativo Ecologico), ROS (raggruppamento operativo speciale), RACIS (raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) ed anche CUFAA (comando unità forestali, ambientali ed agroalimentari). Anche se svolgono le loro attività sempre sotto la guida di alcuni soggetti provenienti dalla 2^ brigata mobile, i militari dei sopra menzionati reparti, non sono in possesso, ovviamente, dell’addestramento e delle conoscenze necessarie per affrontare una situazione di crisi come quella in corso in Israele. Appare, quindi, logica la decisione del governo di far rientrare il prima possibile i militari.
I compiti della missione MIADIT SONO: L’addestramento delle forze di sicurezza del ministero dell’Interno della Palestina consistente nell’addestramento al tiro, nell’apprendimento delle tecniche di polizia, della gestione dell’ordine pubblico, delle tecniche investigative, nella protezione del patrimonio culturale; promuovere un approccio sistemico verso i territori palestinesi; concorrere alla creazione delle condizioni per la stabilizzazione dei territori palestinesi; incrementare la presenza e l’influenza nazionale nell’area, sul piano bilaterale e delle principali organizzazioni internazionali di riferimento.
Ed in Libano?
In merito ai miliari presenti nelle missioni UNFIL e MIBIL il ministro della Difesa ha affermato che: “sto interloquendo con l’ONU in questi giorni, ma soprattutto sentendo direttamente i comandanti del contingente in Libano, ad esempio, ogni giorno perché voglio capire qual è la loro percezione della sicurezza, non solo la mia dall’Italia. E non appena loro percepiranno una necessità o la paura, il governo italiano reagirà di conseguenza. Il primo nostro compito è garantire la sicurezza, ma anche quella dei nostri militari.”
Concludere una missione bilaterale non è certo difficile per il governo ma far rientrare un contingente di più di mille uomini da una missione ONU, sarà ugualmente fattibile? Utile?
Staremo a vedere...
tcl