“Due motosiluranti ed un hovercraft della Marina Militare Italiana, impegnate nel raid Pavia-Venezia-Pavia hanno richiamato domenica sulle rive del Po migliaia di pavesi in gita domenicale. I mezzi della Marina hanno sostato a San Zenone Po, ed al Ponte della Becca punto d’arrivo del loro viaggio. La singolare crociera ha suscitato entusiasmo tra gli spettatori che hanno anche potuto visitare le imbarcazioni”. Così recita un articolo del quotidiano locale: “La Provincia Pavese” del giugno 1972.
Dobbiamo per dovere di cronaca, segnalare che in precedenza altre imbarcazioni della Marina Militare, pardon, della Regia Marina, si erano spinte sino all’antica capitale del regno longobardo. Le cronache del giornale locale, parlano di una nave il “Guglielmo Pepe”, arrivata a Pavia nel 1895; e nel 1909, la “Torpediniera 44T” era stata fotografata nelle vicinanze del Vecchio Ponte Coperto.
Questa missione organizzata dallo Stato Maggiore della Marina Militare, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (A.N.M.I.) e l’associazione “Amici del Po”, svoltasi tra il 6 e il 15 giugno 1972, era composta da tre unità navali costituite da due Motosiluranti: la 472 e la 473 più un mezzo anfibio, un hovercaft HC 9801 classe SRN-6, mezzo che ha suscitato ovunque una gran curiosità.
La crociera, era iniziata il 6 giugno, da Venezia S. Andrea, la base estiva delle Motosiluranti. Due anni prima, la Marina, era arrivata a Piacenza ma questa volta l’intenzione è quella di spingersi sino al Ponte della Becca, nelle vicinanze di Pavia, percorrendo il tratto Piacenza-Ponte della Becca, non segnalato, né tanto meno dragato, il che presentava una problematica seria nella navigazione sul fiume. Inoltre le piene dovute alle forti piogge di quei giorni, avevano diminuito l’altezza tra la superficie dell’acqua ed i ponti, costringendo le due motosiluranti ad ammainare le antenne della radio e del radar, tutte le volte che dovevano passare sotto i ponti. Mentre l’hovercraft, in navigazione, presentava quesiti di manovrabilità, a causa dello scarso attrito sull’acqua, aggravati dalle forti correnti causate dalle piene di quei giorni.
Se l’impresa si è conclusa nel più felice dei modi, bisogna darne atto alla capacità dei comandanti, e di tutto il personale, che oltre ai problemi tecnici e logistici, hanno affrontato un cerimoniale quanto mai nutrito, poiché, anche i più piccoli centri rivieraschi, si sono contesi l’onore d’ospitare, magari per qualche ora soltanto, questi mezzi della Marina.
La squadriglia percorse in mare il tratto sino a Porto Garibaldi; dopo una breve sosta a Goro, arrivò a Ferrara, percorrendo il canale di Migliarino. Lasciata la città degli Estensi, le unità entrate nel Mincio, raggiungono Mantova, dove furono accolti da oltre 3.000 persone. Dopo il pernottamento, toccano Boretto, in provincia di Reggio Emilia, per arrivare il giorno 9 a Cremona.
Il 10 giugno, festa della Marina Militare, distanti trecento chilometri dal mare, gli incursori del Comsubin e gli elicotteri di Maristaeli Luni, diedero luogo ad una riuscita manifestazione, cui assistirono migliaia di persone. L’ultima tappa il giorno successivo, come recita il quotidiano pavese sopra citato, con l’arrivo al Ponte della Becca si svolse con questo programma: “partenza da Cremona alle ore 6,30, arrivo a S. Zenone Po, alle ore 12,30, sosta sino alle ore 14,30 e poi di nuovo partenza con arrivo al Ponte della Becca alle ore 16,00, dove saranno accolte dalle autorità della Provincia di Pavia, dall’associazione “Amici del Po” e dal gruppo ANMI locale, e da tanta, tanta gente. Mons. Meriggi, vescovo della diocesi di Tortona, celebrerà una messa al campo”. Al ritorno, l’uscita in mare era prevista dal canale del Po di Levante, ma l’ondata di piena che andava avvicinandosi alla foce, fece preferire la via più sicura di Porto Garibaldi.
La gente, è stata una dei protagonisti di questa lunga crociera fluviale. Parlo delle migliaia di persone che assiepavano le banchine nei porti d’ormeggio, delle scolaresche in grembiule nero guidate dagli insegnanti, che attendono impazienti il loro turno, per visitare i “mostri” di legno e d’acciaio. Per vedere più da vicino quei grossi siluri dalla punta gialla e la mitragliera, a prora, grande attrazione per i più piccoli.
Dalle sponde del Po contadini appoggiati alle vanghe osservavano con curiosità, mista a rispetto per l’onda che il passaggio dei mezzi sollevava, scompigliando la vegetazione degli argini e le file di barche ormeggiate. Gli ufficiali in plancia lo sanno che lo scopo della missione è proprio quello di creare l’entusiasmo fra la gente. Portare la bandiera della Marina Militare all’interno, dove c’è ancora qualcuno che il mare non l’ha mai visto, né tanto meno ha mai visto unità da guerra.
Dopo la sua gente, è il Po, l’altro protagonista di quelle giornate, è un fiume insidioso e pigro, attorno la pianura è piatta e verdeggiante. Spuntano, poco lontani, cascinali e campanili, è il Po di Guareschi, di Peppone e don Camillo, di Bacchelli, e di Gianni Brera. Il gran fiume, con la rete dei suoi affluenti è l’autostrada d’acqua delle regioni più industrializzate del nostro paese.
Le unità della Marina Militare, dimostrarono, (per l’ennesima volta), che il più lungo fiume d’Italia era, ed è navigabile, e che il commercio fluviale può diventare una realtà più consistente di quell’attuale. Consentirebbe di togliere dalle nostre strade migliaia di mezzi pesanti, contribuendo ad un notevole risparmio di consumi petroliferi, e d’immissione di gas nocivi per l’ambiente e per la nostra salute.
Le unità:
Motosiluranti 472 e 473, Classe MS 472 (1942-1974), costruite nel corso del secondo conflitto mondiale, lunghe 28 metri e larghe poco più di tre, disponevano della potenza di 4500 HP fornita da tre motori a benzina che imprimono alle unità una velocità massima che sfiora i 30 nodi. Armate, nella versione silurante, di due siluri da 450 mm. e di una mitragliera da 40/56.
Hovercraft 9801, classe SRN-6. da 10 tonnellate di fabbricazione inglese, disponeva di una turbina da 1050 HP che gli consentiva di superare i 60 nodi. Utilizzato dalla Marina Militare, per compiti sperimentali fino al 1978 anno di disarmo. L’HC9801 è stato radiato dal quadro del naviglio militare dello stato nell’aprile 1982.