Vogliamo qui ricordare che a poche settimane da quella missione bellica è avvenuta l'ultima eruzione del Vesuvio che ha cancellato l'aeroporto di Pompei da cui partirono i bombardieri impiegati per quella missione, danneggiandone irreparabilmente un numero enorme, paragonabile all'azione di guerra contro l'aviazione statunitense di più grande successo dell'intero secondo conflitto mondiale.
Dopo la storica eruzione del 79 d.C., quando il Vesuvio ridusse Pompei e Ercolano nello stato che ben conosciamo, il vulcano è stato protagonista di un'ottantina di altre eruzioni degne di memoria, e solo nel primo cinquantennio del XX secolo si ricordano la violenta eruzione del 1906, quella moderata del 1929 e l'ultima (consistente pur se preannunciata da una fase sismica inequivocabile e tale da preallertare con sufficiente anticipo popolazione e truppe) del '44, quando ritornò in eruzione in maniera consistente.
Proprio quest'ultima eruzione, avvenuta a una settimana dal bombardamento di Cassino (15 marzo 1944) a sua volta avvenuto ad un mese dal bombardamento dell'Abbazia di Montecassino (15 febbraio), cancellò quello che era stato chiamato Aeroporto di Pompei, approntato nel '43 su terreno fatto di cenere lavica e precedentemente e coltivato a vigneti e altre orticulture, a Terzigno (NA), sede del 12th Air Force, 57th Bombardment Wing, 321st Bombardment Group, e i 486°- 487° e 488° Bombardement Sq., esecutori dei bombardamenti sull'Italia centro-meridionale del '43-'44.
Nonostante che l'eruzione principale del 23 marzo 1944 fosse stata prevista ed anticipata da eruzioni minori e attività sismica preeruttiva, circa 88 velivoli B-25 “Mitchell” erano presenti sull'aeroporto quando la nube di cenere vulcanica dell'ultima e più voluminosa eruzione li seppellì.
Di oltre 80 aeroplani danneggiati (bruciature delle superfici intelate, opacizzazione delle superfici trasparenti, inceppamento delle armi e degli organi meccanici dei velivoli, ostruzioni delle prese d'aria statiche della strumentazione di volo, cedimento dei carrello per il peso) del controvalore di 25.000.000 U.S.$ se ne salvarono 13 o 14 che vennero rischierati a Paestum, su un nuovo aeroporto approntato altrettanto celermente e su cui vennero rimorchiati da camion.
L'azione del Vesuvio distrusse in un solo colpo più velivoli dell'USAAF che qualsiasi azione nemica della II Guerra Mondiale, più di quelli distrutti in attacchi a sorpresa, più di quelli persi in qualsiasi missione.
Per citare dei numeri a paragone, quando i Giapponesi colpirono Pearl Harbour (7 dicembre 1941) l'Hawaiian Air Force perse 64 aeroplani, 60 velivoli andarono distrutti a Regensburg-Schweinfurt (17 agosto 1943), 54 a Ploesti (1 agosto 1943)e 50 a Poltava (21 giugno 1944 ad opera della Luftwaffe).
Andrea Troncone
Fonte/foto: The 57th Bomb Wing Association