Già nel quadriennio 1940/1943, quando ancora il Regno d’Italia era alleato del Grande Reich nazionalsocialista, la Regia Aeronautica ebbe modo di mettere le mani su alcuni Spitfire inglesi.
La prima volta fu nel febbraio 1941, quando un esemplare da ricognizione fece un atterraggio di emergenza presso Pisa. A seguito di un altro atterraggio di fortuna, la Regia Aeronautica entrò in possesso di uno Spitfire Mk.V a Marina di Ragusa nell’agosto 1942. In seguito un aereo dello stesso tipo fu costretto ad atterrare nella medesima zona dopo un combattimento con alcuni caccia italiani.
Dopo esserne venuta in possesso in maniera così rocambolesca, tuttavia, la Regia Aeronautica non impiegò mai gli esemplari del caccia inglese di cui era venuta in possesso a differenza di quanto fece con altri modelli Alleati (Ad esempio, i Dawotine francesi).
L’Aeronautica italiana inizierà ad impiegare operativamente lo Spitfire solamente a partire dal maggio 1944, successivamente all’armistizio dell’8 settembre 1943 e al cambio di alleanze al fianco degli Alleati contro la Germania nazista.
Alla Regia Aeronautica di quello che passerà alla storia come “il Regno del Sud”, denominata in inglese ICAF (Italian Co-belligerent Air Force, per quanto si tratti di una designazione non ufficiale - ndr), furono così assegnati diversi aerei di fabbricazione anglo-americana tra cui 53 Spitfire.
Si trattava essenzialmente di Spitfire delle versioni “Mk.Vb” e “Vc” provenienti dai reparti della RAF e dell’USAAF impiegati in Mediterraneo ai quali furono aggregati altri esemplari provenienti dalla Belkan Air Force e dalle forze libere francesi e greche che combattevano assieme agli Alleati. Per tale motivo, gli Spitfire in questione avevano la tipica mimetizzazione inglese e statunitense prevista per l’impiego in detto teatro operativo.
La cessione alla Regia Aeronautica comportò, tuttavia, la cancellazione delle insegne e dei codici preesistenti e la nuova verniciatura dei velivoli con vernici sintetiche inglesi type “S” ed italiane allora disponibili. Conseguentemente a tale “trattamento” degli schemi originali non rimase nulla.
Nonostante la generosa riverniciatura, si trattava comunque di aerei molto usurati dal precedente impiego. Infatti, solo 33 dei 53 aerei ricevuti dalla Regia Aeronautica furono in realtà messi in servizio nel 20° Gruppo del 51° stormo che operava allora presso l’aeroporto di Canne della Battaglia con un distaccamento presso l’aeroporto di Lecce - Galatina (dove adesso ha sede il 61° stormo – ndr). Il gruppo di volo effettuò così la prima di tante altre missioni di guerra con il nuovo aeroplano ad ottobre 1944 dopo aver completato il necessario iter addestrativo. Si trattò principalmente di missioni di scorta, attacco al suolo e ricognizione sul territorio iugoslavo (anche e soprattutto, con buona probabilità, per evitare possibili ingaggi mortali fratricidi con i colleghi dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana della R.S.I. - ndr).
Proprio agli Spitfire toccò in sorte di compiere l’ultima missione di guerra della Regia Aeronautica nella II G.M. a maggio 1945 compiendo una ricognizione tattica sopra Zagabria.
Con la fine delle ostilità restavano in servizio solamente 15 Spitfire, di cui solo 10 in piena efficienza a seguito di un impiego così intenso su macchine già provate esse stesse.
Si rese pertanto necessario acquisire altri velivoli nell’ambito più generale della riorganizzazione della Aeronautica del dopoguerra. Ciò si tradusse nell’acquisizione di altri Spitfire, questa volta nella versione Mk IX, che furono presi in carico dalla nascente Aeronautica Militare a partire dal 24 luglio 1947.
Anche in questo caso, però, si trattò di “scarti”. Concretamente, questi “nuovi” Spitfire altro non erano che velivoli che la RAF trasferì all’AMI già presenti sul territorio italiano. Si trattava, nello specifico, di 80 Spitfire Mk.IX “dimenticati” sull’aeroporto di Treviso - San Giuseppe. A questi si aggiunsero in seguito altri esemplari di differenti versioni: 99 LF Mk.IX e 11 HF Mk.IX . Anche in questo caso si trattava di “fondi di magazzino” già radiati dagli inglesi.
Con tali ulteriori aggiunte il totale degli Spitfire con le insegne italiane furono circa 154 ed operarono principalmente con il 5° ed il 51° stormo ma anche con altri reparti fino al giugno 1948, data nella quale ne fu decisa la messa a terra per gli innumerevoli problemi strutturali che contribuirono in maniera decisiva a far sì che i piloti italiani non avessero una bellissima opinione dei velivoli loro assegnati.
Segnatamente, tra gli altri reparti che operarono con gli Spitfire occorre segnalare lo SRAM (Squadra Riparazioni Aeromobili e Motori – ndr) di Roma Guidonia, antesignano del moderno Reparto Sperimentale Volo, che lo impiegò per l’effettuazione di missioni clandestine di ricognizione sul territorio iugoslavo ed albanese nel novembre 1947 con partenza dal già citato aeroporto di Lecce – Galatina.
Sedime aeroportuale che si prestava naturalmente a coprire simile attività in quanto già ospitava altri velivoli inglesi similari nell’ambito della sua Scuola di Volo.
Foto: Aeronautica Militare