Alle ore 05:00 del mattino del 17 aprile 1988, in coincidenza con l'inizio del mese sacro del Ramadan, le vedette iraniane appartenenti ai corpi dei Basiji, dei Pardaran e dell'Artesh (le Forze Armate regolari) che sorvegliavano la linea del fronte posizionata nell'interno della penisola di Al-Faw, all'estremo sud dell'Iraq, osservarono l'orizzonte tingersi improvvisamente di un chiarore giallo-rossastro. Pochi secondi dopo, un uragano di fuoco investì le trincee iraniane “triturando” letteralmente i 15.000 difensori male armati e preparati che presidiavano quella cruciale porzione della linea del fronte della “Guerra Iran-Iraq”. Per ottenere il massimo risultato possibile, oltre all'esplosivo ad alto potenziale, l'artiglieria irachena sparò non meno di 100 tonnellate di agenti chimici tra i quali gas “sarin” e gas “mostarda” per eliminare al primo colpo quanti più difensori iraniani possibile.
Non appena il bombardamento dell'artiglieria fu cessato, 100.000 soldati iracheni stranamente disciplinati e ben equipaggiati, preceduti da 5.500 carri armati presentanti una caratteristica insegna a forma di triangolo rosso su un lato della torretta, ed appoggiati dalle incursioni di non meno di 900 tra aerei ed elicotteri si lanciarono all'assalto contro i superstiti dell'iniziale bombardamenti che, dopo una prima furiosa resistenza, vennero schiacciati.
Il giorno successivo, dopo meno di 35 ore di battaglia, gli Iracheni avevano riconquistato tutta la penisola di Al-Faw (contro una previsione iniziale di diverse settimane!) e la “Guardia Repubblicana Irachena” si era guadagnata la prima pagina su tutti i quotidiani e i notiziari del mondo.
In realtà, i primi passi di questo corpo scelto, che nel corso della sua esistenza colpì l'immaginario collettivo come pochi altri al mondo, risalivano a molti anni prima, per la precisione al 1964 quando, ad un anno dalla cosiddetta “Rivoluzione di Febbraio” che portò alla destituzione ed alla fucilazione del primo ministro Abd al-Karim Qasim, il nuovo leader e presidente della Repubblica dell'Iraq, Abdul Salam Arif, decise di sostituire la “Guardia Nazionale” con una nuova “Guardia Repubblicana”.
Bisogna notare che all'epoca tale iniziativa non costituì un normale “avvicendamento” dato che la “Guardia Nazionale” era un corpo molto vasto che assolveva a varie funzioni sia militari che di “gendarmeria” mentre la “Guardia Repubblicana” era un'unità piccola delle dimensioni di una brigata che, seppur equipaggiata come un'unità “pesante” completa della propria dotazione autonoma di carri armati e di artiglieria, avrebbe dovuto costituire una sorta di “guardia pretoriana” o “guardia di palazzo” per la leadership del paese. E tale fu infatti il ruolo della “Guardia” per i successivi 16 anni fino a che lo scoppio della “Guerra Iran-Iraq” portò ad un radicale ripensamento della sua organizzazione e missione.
Contrariamente alle iniziali previsioni ottimistiche del nuovo “rais” di Baghdad, Saddam Hussein, la “Guerra Iran-Iraq” non si risolse affatto in una “blitzkrieg” ma si tramuto presto in una terribile guerra di logoramento dove le vaste riserve di uomini in possesso all'Iran giocarono un ruolo fondamentale, soverchiando ben presto le assai più piccole forze armate irachene, all'epoca solamente all'inizio di quel tortuoso processo che le avrebbe portate, agli inizi degli anni '90, a schierare il quarto esercito del mondo per dimensioni.
Per poter contenere le puntate offensive iraniane, l'Alto Comando iracheno decise di creare una forza corazzata di riserva che potesse intervenire tempestivamente, secondo il modello già sperimentato dalle Waffen-SS nella Seconda Guerra Mondiale, laddove la linea del fronte avesse ceduto sotto la pressione delle ondate di fanteria dei Pasdaran iraniani.
Inizialmente reticente, Saddam Hussein si convinse infine a cedere il proprio corpo militare prediletto alle necessità del conflitto e fu allora che la “Guardia” entrò in una profonda fase di trasformazione.
Per prima cosa, avvenne il distacco di un nucleo di fanteria meccanizzata che finì per creare la nuova “Brigata delle Forze Speciali del Palazzo Presidenziale”. Reclutata unicamente tra i membri della tribù sunnita dell'area di Tikrit, la stessa dalla quale proveniva Saddam Hussein, tale unità ereditò la missione originaria di fornire protezione al leader e venne posta sotto l'autorità dell'Organizzazione di Sicurezza Speciale (SSO), i servizi di sicurezza dell'Iraq baathista.
Il resto della “Guardia” venne invece posto sotto il controllo dell'Alto Comando delle Forze Armate ed organizzato in cinque brigate con il compito di “riserva meccanizzata tattica” e in tale ruolo partecipò alle grandi battaglie difensive svoltesi tra il 1981 ed il 1986.
Pur guadagnandosi il nomignolo di “pompieri di Saddam”, l'impiego dei soldati della “Guardia Repubblicana” in questa prima fase della “Guerra Iran-Iraq” differì alquanto rispetto all'idea collettiva di unità mobile per rapidi attacchi corazzati che divenne in seguito popolare sulla stampa. Certamente, vi furono occasioni nelle quali la “Guardia Repubblicana” guidò delle controffensive secondo i dettami della “guerra di movimento”, come quando gli Iraniani lanciarono l'Operazione Valfajr-4 (“Alba-4” in lingua italiana) tra l'ottobre ed il novembre del 1983 e gli Iracheni cercarono di contrattaccarli. In tale occasione 8 battaglioni della “Guardia” furono lanciati contro le forze dei Pasdaran e dell'Artesh iraniani che stavano appoggiando un'offensiva dei ribelli curdi nel nord dell'Iraq. Nonostante l'impiego di carri armati, artiglieria pesante e gas, gli Iracheni furono ridotti a mal partito dalla gagliarda resistenza iraniana e obbligati a ripiegare.
Questa ed altre sanguinose lezioni convinsero l'Alto Comando iracheno ad adottare un nuovo approccio operativo. Le brigate della “Guardia” avrebbero aspettato dietro alla linea del fronte, mimetizzate per sfuggire agli attacchi dell'artiglieria e dell'aviazione nemica. In un secondo momento, una volta che si fosse palesato uno sfondamento locale da parte delle soverchianti forze iraniane, la “Guardia” si sarebbe mossa occupando una posizione difensiva individuata lungo la linea principale dell'asse di penetrazione nemico. Lì, i soldati avrebbero creato una posizione difensiva trincerata nella quale i carri armati ed i veicoli da combattimento della fanteria sarebbero stati “interrati” al fine di supportare con la loro potenza di fuoco i fanti al riparo di bunker e trincee e dissanguare così le forze nemiche in avanzamento.
Lungi dall'essere una vera “riserva mobile”, la “Guardia” finì quindi per essere utilizzata come “forza d'arresto”, almeno in questa prima fase. Le dottrine operative irachene subirono un completo collasso nel 1986 quando, tra il 10 febbraio ed il 10 marzo, con una sofisticatissima operazione combinata che stupì la quasi totalità degli osservatori stranieri, gli Iraniani riuscirono ad impossessarsi della penisola di Al-Faw privando completamente l'Iraq del suo ridottissimo e vitale sbocco al mare e travolgendo completamente le unità irachene incaricate di difendere l'area, inclusi 20 battaglioni della “Guardia Repubblicana”.
Ringalluzziti dalla vittoria totale ottenuta sul fronte di Al-Faw, gli Iraniani organizzarono una serie di imponenti offensive denominate da “Karbala 1” fino a “Karbala-10” a partire dal maggio 1986 fino al maggio 1987 per far crollare il regime baathista. Messi alle strette, Saddam ed il Partito Baath reagirono richiamando tutti i veterani in congedo, ora soggetti al servizio militare in maniera indefinita e non più “a turni” come era stato nei primi anni della guerra, e optarono inoltre per la chiusura permanente delle università fino “al termine della crisi” (leggi: guerra). Tali importanti decisioni ebbero l'effetto di mettere a disposizione dello sforzo bellico iracheno una nuova massa di uomini di migliore qualità, sia per livello di istruzione che per esperienza militare rispetto a quelli che fino ad allora avevano rappresentato la “carne da cannone” in prima linea. Per utilizzare queste “risorse” al meglio, sia Saddam Hussein che l'Alto Comando decisero di indirizzarle verso la “Guardia Repubblicana” che proprio allora venne espansa fino a contare la bellezza di 25 brigate.
Essendo considerati l'élite dell'esercito iracheno, i soldati della “Guardia” ricevevano addestramento ed equipaggiamenti migliori. Inoltre, per incentivare gli elementi più valenti a seguire la carriera militare, sia lo stato che il Partito Baath crearono tutta una rete assistenziale e di favoritismi proprio a beneficio degli ufficiali e dei soldati del Corpo (beni di consumo, auto nuove, case a prezzi di favore, bonus monetari, ecc...) allo scopo di “fidelizzarli”. Non solo, la “Guardia Repubblicana” espanse ulteriormente il suo bacino di reclutamento andando a “pescare” tra tutti i gruppi etno-religiosi del paese presentandosi come vera e propria “istituzione unificante e patriottica”. Furono queste le premesse che garantirono, nel corso dei due anni seguenti, la trasformazione della “Guardia” da “unità di riserva di emergenza” a “corpo corazzato d'assalto d'élite” che permane tutt'oggi nell'immaginario collettivo.
Dopo aver assorbito tutte le offensive nemiche nel corso del 1986 e del 1987, lo strumento militare iracheno, ora completamente riformato e riequipaggiato, passò all'offensiva con la serie di operazioni collettivamente denominate “Campagna Tawakalna ala Allah” tra il 17 aprile e il luglio 1988 che portarono infine al cessate il fuoco sponsorizzato dalle Nazioni Unite ed alla fine della guerra. Il successo di tali offensive si deve in gran parte all'impiego massiccio delle unità della “Guardia” che, operando in un contesto offensivo di “guerra di movimento” e facendo ampio utilizzo di mezzi corazzati, artiglieria e supporto aereo, riuscirono a condurre operazioni da manuale degne della “blitzkrieg” di hitleriana memoria.
Il breve periodo tra la fine della “Guerra Iran-Iraq” e l'inizio della “Guerra del Golfo” vide una nuova ristrutturazione e potenziamento dello strumento militare iracheno e, ovviamente, il suo corpo d'élite più iconico non poteva sfuggire a tale cambiamento. Per prima cosa, al fine di prevenire colpi di stato ed insurrezioni di qualsiasi tipo, Saddam Hussein decise di istituire una nuova forza paramilitare, sotto il suo comando diretto, denominata “Fedayeen Saddam” comprendente 40.000 uomini scelti tra i veterani di provata fede baathista e organizzati in battaglioni territoriali.
Successivamente, la “Brigata delle Forze Speciali del Palazzo Presidenziale” rimase sotto il controllo dell'Organizzazione di Sicurezza Speciale (SSO) ma venne ridenominata “Guardia Repubblicana Speciale” ed espansa fino ad arrivare a contare 26.000 uomini suddivisi in 4 brigate meccanizzate (numerate dalla 1° alla 4°), un comando per la difesa aerea e un comando corazzato.
Infine, la “Guardia Repubblicana” propriamente detta venne riorganizzata con l'accorpamento delle brigate preesistenti in 8 nuove divisioni:
-1° divisione corazzata “Hammurabi”;
-2° divisione corazzata “Medina”;
-3° divisione meccanizzata “Tawakalna”;
-4° divisione meccanizzata “Al Faw”;
-5° divisione meccanizzata “Baghdad”;
-6° divisione meccanizzata “Nabucodonosor”;
-7° divisione meccanizzata “Adnan”;
-8° divisione delle forze speciali “As Saiqa”.
Vennero inoltre create 4 nuove divisioni denominate “di sicurezza interna” ma che di fatto erano ulteriori divisioni meccanizzate:
-divisione “Al Nida”;
-divisione “Al-Abed”;
-divisione “Al-Mustafà”;
-divisione il cui nome risulta ignoto.
In quanto élite e principale forza d'attacco delle Forze Armate dell'Iraq, le 12 divisioni della “Guardia Repubblicana” guidarono l'offensiva-lampo che in due giorni, agli inizi di agosto del 1990, portò alla completa conquista del Kuwait ed al suo inglobamento come “diciannovesima provincia dell'Iraq”.
L'attacco iracheno iniziò alle 02:00 del mattino del 2 agosto del 1990 e venne guidato da 100.000 uomini e 700 carri armati delle divisioni “Hammurabi”, “Medina”, “Tawakalna”, “Nabucodonosor” e dalla divisione delle forze speciali “As Saiqa” mentre le altre divisioni della “Guardia”, le formazioni convenzionali ed i commandos dell'esercito iracheno seguivano con il secondo scaglione. Contrariamente a quanto crede la vulgata popolare, l'invasione non fu “una passeggiata” e ci furono momenti nel corso dei quali gli Iracheni furono colti di sorpresa dalla inaspettata reazione dei Kuwaitiani, come ad Al Jahra dove elementi della 35° brigata dell'esercito kuwaitiano riuscirono a rallentare l'avanzata delle divisioni “Hammurabi” e “Medina” per più di 5 ore nella cosiddetta “Battaglia dei Ponti”, oppure sull'isola di Failaka dove la divisione delle forze speciali “As Saiqa” dovette vedersela non solamente con la guarnigione locale ma anche con masse di civili armati che ingaggiarono i commandos in violenti scontri ravvicinati, ed infine al Palazzo di Dasman dove la “Guardia Reale” ed altri elementi d'élite delle Forze Armate del Kuwait si immolarono in una battaglia che durò 10 ore e che, pur concludendosi con il loro totale annichilimento, consentì all'emiro Jaber III ed alla maggior parte del suo governo di riparare in Arabia Saudita, di fatto facendo fallire l'obiettivo principale del colpo di mano di Saddam.
Subito dopo l'inizio della mobilitazione delle forze della Coalizione Internazionale (“Operazione Desert Shield”) le forze della “Guardia” vennero ritirate dalla prima linea e poste in riserva in modo da intervenire in una seconda fase, una volta che la resistenza delle forze convenzionali dell'esercito avesse snervato l'offensiva americana, britannica, francese e delle truppe della Lega Araba.
Alla luce degli exploit degli anni precedenti, Saddam Hussein riponeva un'enorme fiducia nelle forze della “Guardia” tanto da inviare loro un messaggio alla vigilia dello scoppio della guerra che, tra le altre cose, recitava: “Quando nel corso della Storia scriveranno a proposito della Guardia Imperiale di Napoleone, lo faranno solo per posizionala dietro alla Guardia Repubblicana dell'Iraq”.
Parallelamente, anche gli osservatori occidentali tenevano particolarmente d'occhio le azioni dei “pretoriani di Saddam”, più volte definiti su diversi media occidentali come: “L'equivalente iracheno delle Waffen-SS ma privi dello stesso calore umano”.
Quando, il 17 gennaio 1991, le forze aeree della Coalizione Internazionale investirono l'Iraq con la loro offensiva, le divisioni della “Guardia Repubblicana” erano così distribuite sui diversi fronti:
- le quattro divisioni “di sicurezza interna” erano schierate sul fronte nord, tra Mosul, Kirkuk e Sulaymaniyah, per fronteggiare la mai sopita guerriglia curda e per prevenire l'eventuale apertura di un fronte con la Turchia;
- la divisione delle forze speciali “As Saiqa” venne posta a presidiare le 8 isole del Kuwait situate all'estremo settentrionale del Golfo Persico;
- le divisioni “Hammurabi”, “Medina”, “Tawakalna” e “Al Faw”, raggruppate nel “Primo Corpo della Guardia Repubblicana”, vennero posizionate in un'area a sud e ad ovest di Bassora per fungere da rincalzo e riserva tattica per le forze convenzionali dell'esercito iracheno rimaste a presidio in Kuwait;
- le divisioni “Baghdad”, “Nabucodonosor” e “Adnan”, raggruppate nel “Secondo Corpo della Guardia Repubblicana”, vennero invece tenute attorno alla capitale irachena Baghdad assieme alle forze della “Guardia Repubblicana Speciale” per fungere da riserva strategica di ultima istanza.
Nella notte tra il 16 ed il 17 gennaio 1991, 2.250 aerei da combattimento della Coalizione Internazionale iniziarono la campagna aerea contro l'Iraq ed il Kuwait occupato e nei successivi 42 giorni di bombardamenti, fino al 23 febbraio, compirono 100.000 incursioni scaricando 88.500 tonnellate di bombe che devastarono completamente le infrastrutture irachene sia civili che militari.
Nonostante la tempesta di fuoco, le unità della “Guardia” riuscirono a cavarsela con danni relativamente minori dato che la ricognizione aerea e satellitare della Coalizione non era riuscita a mappare le posizioni difensive create dal “Primo” e dal “Secondo Corpo”. Tuttavia gli effetti demoralizzanti che le incursioni aeree ebbero sui soldati non vanno assolutamente ridimensionati. Inoltre, gli interminabili raid dei velivoli nemici ebbero l'effetto di ridurre ai minimi termini le forze aeree e di difesa aerea oltre che le altre forze convenzionali irachene facendo crollare l'intero quadro operativo all'interno del quale la “Guardia” avrebbe dovuto operare come elemento di una più vasta strategia.
Il 24 di febbraio la tanto attesa invasione di terra, la “Madre di Tutte le Battaglie” usando un'espressione tanto cara a Saddam Hussein, iniziò con una penetrazione in profondità nei territori di Kuwait ed Iraq. Protetti da un violento sbarramento d'artiglieria, 150.000 uomini e 1500 carri armati della Coalizione attaccarono il dispositivo difensivo iracheno che crollò rapidamente come un castello di carte soffrendo perdite schiaccianti sia in uomini che in mezzi.
Incapaci di spostarsi a causa dell'onnipresente minaccia dei cacciabombardieri della Coalizione, le unità della “Guardia” dovettero rinunciare all'unico elemento che avrebbe potuto offrire loro qualche vantaggio, la “mobilità strategica”, e si limitarono a trincerarsi aspettando l'inevitabile “ondata” che, infatti, le colpì tra il 26 ed il 27 di febbraio. In quei giorni, le pianure tra Bassora ed il confine kuwaitiano divennero il teatro di quello che, nel complesso, venne definito come “il secondo più grande scontro corazzato della storia americana dopo la Battaglia delle Ardenne” quando le divisioni facenti parte del “Primo Corpo della Guardia Repubblicana” vennero investite dall'attacco portato avanti dal VII Corpo comprendente la 1° divisione corazzata britannica e varie unità americane (la 1° e la 3° divisione corazzata, la 1° divisione di cavalleria, il 2° e il 3° reggimento di cavalleria corazzata, la 1° e la 24° divisione di fanteria). In una serie di violenti ingaggi tenutisi al “67 e al 73 Easting”, ad “Al Busayyah”, al “Phase Line Bullet”, al “Medina Ridge” e agli obiettivi “Norfolk e Dorset”, le divisioni della “Guardia”, in particolare la “Tawakalna” furono colpite senza sosta dalle unità corazzate americane e britanniche e nonostante cercassero di imbastire alcuni limitati contrattacchi, furono infine malamente battute e costrette a ripiegare.
La disparità esistente tra le forze in campo la si comprende esaminando l'entità delle perdite dei contendenti. Nel corso delle battaglie che li opposero alla “Guardia”, gli Americani e i Britannici lamentarono nel complesso 61 morti e 201 feriti, perdendo inoltre 42 tra carri armati, IFV, APC ed altri veicoli di vario tipo distrutti o danneggiati. Dall'altra parte, gli uomini della “Guardia” soffrirono almeno 10.000 tra morti e feriti e 15.000 prigionieri, perdendo la bellezza di 2500 mezzi corazzati di tutti i tipi distrutti o catturati, oltre 200 veicoli ruotati, più di 1000 pezzi d'artiglieria e circa una decina di sistemi da difesa aerea.
Se ad una prima analisi lo scontro sembrerebbe essere stato a senso unico, noi dobbiamo prima pensare che le unità della “Guardia” si trovavano trincerate in una zona desertica, priva di qualsivoglia barriera o difesa naturale, senza alcuna possibilità di ingaggiare una “battaglia di movimento”, guidate da un corpo ufficiali preparato ma eccessivamente gerarchizzato e privo di flessibilità, dotate di mezzi tecnologicamente almeno 20 anni più vecchi di quelli in possesso all'avversario e costantemente martellate dall'artiglieria, dagli aerei e dagli elicotteri della Coalizione. Stando così le condizioni sul terreno, possiamo dire che sia stato un autentico miracolo che la “Guardia” sia riuscita a reggere per ben 4 giorni durante i quali riuscì persino a respingere alcune puntate del nemico (come nel caso della battaglia del “Phase Line Bullet”) e ad imbastire alcuni tentativi di contrattacco.
Come ebbe a dire diversi anni addietro il generale Najim Abdallah Zahwen Al Ujaily, comandante della divisione “Hammurabi”, nel corso di un'intervista: “Abbiamo fatto il meglio che abbiamo potuto. I soldati stessi cercarono di combattere al meglio che poterono. Ma se ti trovi privo di molte cose necessarie per andare avanti, puoi combattere quanto vuoi, ma senza le armi e i mezzi adatti semplicemente non puoi farcela, e devi solamente ritirarti. Questa è la semplice logica. Solo la nostra fede in Allah e nel Corpo era più forte di ciò che avevamo”.
Fu il colonnello Montgomery Meigs, comandante della 2° brigata della 1° divisione corazzata americana a concedere l'onore delle armi ai soldati della “Guardia”, in particolare a quelli della 2° divisione corazzata “Medina” dicendo che, al contrario degli altri uomini dell'esercito iracheno: “Questi ragazzi sono rimasti e hanno combattuto”.
Le unità della “Guardia” furono inoltre responsabili dell'abbattimento di 6 velivoli nemici (1 A-10 Thunderbolt II, 1 AV-8B Harrier II, 1 F-16, 1 UH-60 Blackhawk e 2 AH-64A Apache). La catastrofica sconfitta militare irachena ed il successivo cessate il fuoco non portarono però la pace, dato che l'Iraq sprofondò immediatamente in una violenta rivolta delle popolazioni curde e sciite (la “Rivolta del 1991”) che venne repressa dopo un mese di combattimenti sia campali che urbani che sfociarono in un autentico carnaio che provocò più vittime della stessa “Guerra del Golfo” e contribuì ad indebolire ulteriormente la “Guardia” che anche in questo caso era stata massicciamente schierata a difesa del regime.
Al termine della “Guerra del Golfo” e della “Rivolta del 1991” le gravissime perdite sia in uomini che in mezzi subite dalla “Guardia” imposero un notevole ridimensionamento degli organici e 2 delle 5 divisioni meccanizzate (la “Tawakalna” e la “Al Faw”) e 3 delle 4 “divisioni di sicurezza interna” (la “Al-Abed”, la “Al-Mustafa” e quella dal nome ignoto) furono sciolte a causa delle perdite subite e i loro uomini distribuiti tra le altre unità superstiti (diversa fu invece la sorte della divisione di sicurezza interna “Al-Nida” che venne elevata al rango di divisione corazzata). La dotazione corazzata del corpo venne ricostituita, ma solamente “spogliando” le unità pesanti superstiti dell'esercito iracheno di gran parte dei mezzi sopravvissuti alla “carneficina” del 1991. La stessa “Guardia Repubblicana Speciale” venne ridotta di consistenza da 26.000 a 12.000 uomini mentre i Fedayeen Saddam persero ¼ dei loro effettivi (passando da 40.000 a 30.000 uomini).
La situazione delle forze d'élite irachene continuò a peggiorare negli anni successivi alla “Rivolta del 1991” a causa dell'embargo internazionale, delle ripetute azioni militari da parte americana (operazioni aeree nelle “no-fly zones” 1991-2003, attacchi con missili cruise del 1993 e del 1996, bombardamenti aerei nell'ambito dell'Operazione “Desert Fox” nel 1998), di una nuova grande rivolta della popolazione sciita nel 1999 e delle epurazioni di massa del corpo ufficiali da parte di Saddam Hussein che, con il passare degli anni, divenne sempre più paranoico e timoroso di perdere il potere a causa di un colpo di stato.
Le fucilazioni di massa degli ufficiali ebbero un effetto particolarmente negativo sulla “Guardia Repubblicana” perché paralizzarono completamente l'istituzione tanto da renderne disfunzionale l'intero processo di funzionamento e virtualmente impossibile l'addestramento dei soldati e la manutenzione dei mezzi.
Nel 2003, alla vigilia dell'invasione americana denominata “Iraqi Freedom”, la “Guardia Repubblicana” contava tra 50 e 80.000 uomini a seconda delle fonti, equipaggiati con 750 carri armati ed il nerbo dell'equipaggiamento pesante rimasto alle forze armate irachene. Ulteriori 90-100 carri erano poi in servizio presso la “Guardia Repubblicana Speciale”.
Per quanto riguarda l'ordine di battaglia, la “Guardia Repubblicana” allineava ora 7 divisioni contro le 12 del periodo di massimo splendore:
-divisione corazzata “Al-Nida”;
-1° divisione corazzata “Hammurabi”;
-2° divisione corazzata “Medina”;
-5° divisione meccanizzata “Baghdad”;
-6° divisione meccanizzata “Nabucodonosor”;
-7° divisione meccanizzata “Adnan”;
-8° divisione delle forze speciali “As Saiqa”.
Per quanto riguarda la “Guardia Repubblicana Speciale”, essa mantenne la preesistente suddivisione in 4 brigate, un comando per la difesa aerea e un comando corazzato così come i “Fedayeen Saddam” mantennero l'organizzazione per battaglioni territoriali. Tuttavia anche se sulla carta la “Guardia Repubblicana”, la “Guardia Repubblicana Speciale” ed i “Fadayeen Saddam” apparivano come forze imponenti, la realtà sul terreno era assai più prosaica, con molte delle unità pesantemente sotto organico. Mentre nel 1990 le divisioni della “Guardia” contavano 25.000 uomini ciascuna, nel 2003 arrivavano a stento ai 10.000 e la somma totale del potenziale umano della “Guardia Repubblicana” della “Guardia Repubblicana Speciale” e dei “Fedayeen Saddam” arrivava secondo le stime più rosee a 122.000 uomini (meno della metà del numero totale di soldati schierati nel 1990 dalla sola “Guardia Repubblicana”!). Ciò nonostante, quando le forze americane invasero il territorio iracheno penetrandovi in profondità, furono proprio queste forze gravemente indebolite ma ancora combattive ad opporre l'ultima spiritata resistenza del regime baathista.
In una serie di sanguinosi scontri ravvicinati avvenuti nelle lussureggianti aree agricole e paludose attorno alle città di Samawah, Najaf, al-Kut, al-Hillah, Karbala e alla periferia della stessa Baghdad, tra la fine di marzo e l'inizio di aprile del 2003, la resistenza delle forze superstiti della “Guardia Repubblicana” venne definitivamente schiantata e, dopo che le forze americane furono penetrate nella capitale abbattendo il 9 di aprile la statua di Saddam Hussein situata nella piazza Firdos, anche gli ultimi resti della “Guardia Repubblicana Speciale” e dei “Fedayeen Saddam” furono costretti a disperdersi.
Non molto tempo dopo, con il cosiddetto “Ordine Numero 2”, Paul Bremer, capo dell'Autorità Provvisoria della Coalizione, sciolse tutte le strutture del precedente stato iracheno connesse in una maniera o nell'altra con il regime di Saddam Hussein. Una di tali istituzioni fu proprio la “Guardia Repubblicana” che, come le altre forze d'élite sopra menzionate, cessò di esistere, dopo 39 anni di storia.
Quella che, secondo gli Americani e molti superficiali opinionisti nostrani a loro collegati, avrebbe dovuto essere un'epurazione rapida ed efficace si è al contrario tramutata in un incubo di lungo periodo dato che, tagliati fuori da ogni possibilità di carriera nel nuovo Iraq, un gran numero di ufficiali e soldati un tempo parte della “Guardia” e delle altre strutture armate e di sicurezza del vecchio regime hanno scelto la strada della insurrezione armata finendo in anni recenti per approdare in gran numero persino tra le file dell'ISIS.
A tutt'oggi, nonostante gli anni siano passati, la truce epopea della “Guardia Repubblicana” e delle sue “formazioni parenti” continua a proiettare la sua ombra sul futuro della fragilissima democrazia irachena.