Santin è stato accolto dai bersaglieri dell’Ariete che si sono stretti intorno al loro “commilitone” con l’entusiasmo e l’affetto tipici della specialità e ha partecipato all’alzabandiera assieme ai suoi familiari.
Con questa cerimonia, semplice nella forma ma densa di significato, l’11° reggimento ha voluto riabbracciare un suo bersagliere, la cui presenza rimarrà scolpita nella memoria di chi, oggi alle armi con le stesse piume e con il medesimo motto “QUIS ULTRA?” continua servire in armi la Patria.
Distintosi per eroismo sul fronte jugoslavo nel dicembre 1942, Santin ricevette sul campo la prestigiosa decorazione, ratificata successivamente con decreto del presidente della Repubblica nel 1949.
Così recita la motivazione: “Sostituitosi al mitragliere caduto durante uno scontro con il nemico presso la località di Rubcic, in Croazia, riusciva a contenere l’impeto degli assaltanti con il tiro della sua mitragliatrice anche quando, caduti tutti i commilitoni attorno a lui, veniva egli stesso ferito in più parti del corpo. L’efficacia della sua difesa permetteva ai bersaglieri di ripiegare su posizioni più idonee. Solo dopo circa 24 ore di strenua difesa Santin, ritiratosi per ultimo, li raggiungeva, portando con sé l’arma e altri materiali che non intendeva lasciare al nemico.”
Al termine del secondo conflitto mondiale Santin, come tantissimi Italiani che hanno risposto con onore alla chiamata della Patria imbracciando le armi, ha riposto queste nei ricordi e con alacre impegno ha lavorato contribuendo a realizzare il contesto di valori e di libertà che oggi viviamo, mantenendo lo spirito del bersagliere e il legame con la sua esperienza militare.
Fonte: Comando delle Forze Operative Terrestri