Si è conclusa oggi, al poligono alpino del Monte Bivera, a cavallo delle province di Udine e Belluno, l’esercitazione “Frozen arrow 2021” durante la quale il 3° reggimento artiglieria terrestre (da montagna) ha sparato integrando il fuoco dell’obice da 105/14 e del mortaio da 120 mm.
Lo scopo principale dell’addestramento svolto, ambientato in uno scenario definito tecnicamente “warfighting e combined arms”, ovvero in cui sono state ipotizzate situazioni di reale combattimento, è stato di esercitare la funzione di comando, controllo e gestione del fuoco del posto comando di artiglieria del gruppo “Conegliano”.
La complessità derivava dall’impiegare in modo integrato e complementare “sorgenti di fuoco” con caratteristiche balistiche diverse, come i mortai e gli obici, riuscendo a sfruttarne le capacità in un’area caratterizzata da cambiamenti di pendenze, avvallamenti e rilievi, che rendono difficile sia colpire gli obiettivi più nascosti, sia osservare l’arrivo delle granate per correggere il tiro.
In questo contesto, è stato inserito l’impiego dei tiratori scelti del 7° e dell’8° reggimento alpini. Infatti, se i mortai e gli obici, avvalendosi del puntamento indiretto, riescono a colpire obiettivi non visibili, posti oltre creste e dossi, il puntamento diretto dei fucili di precisione permette di individuare in modo selettivo obiettivi non remunerativi per le artiglierie. Per completare lo spettro delle ipotesi di gestione del fuoco in modalità “joint”, cioè congiunta tra forze armate diverse, è stato simulato l’impiego di fuoco aereo guidando da terra i passaggi di due velivoli “Eurofighter” appartenenti al 51° stormo di Istrana dell’Aeronautica Militare.
Il colonnello Francesco Suma, comandante del reggimento e direttore dell’esercitazione, nell’illustrare al generale Fabio Majoli – comandante della brigata alpina “Julia”, che ha assistito all’ultima giornata di addestramento, ha espresso la propria soddisfazione per il livello di integrazione dimostrato e la capacità di adattamento in un ambiente ormai invernale.
L’esercitazione è durata complessivamente due settimane. La prima settimana è stata utilizzata per condurre attività preparatorie, quale il riconoscimento, la ricognizione delle aree di schieramento, la preparazione topografica e l’allestimento della struttura logistica di sostegno costituita per lo più da tende, ma, soprattutto, è stato ottimizzato il tempo a disposizione per acclimatarsi in un ambiente in cui le condizioni meteorologiche sono state prevalentemente ostili ed addestrarsi “in bianco” (senza l’utilizzo di munizionamento) nell’esecuzione delle prese di posizione e di calcolo dei dati di tiro e di esecuzione simulata degli esercizi.
Durante la seconda settimana è stato raggiunto l’obiettivo addestrativo, con l’impiego reale dell’obice OTO-Melara M-56 da 105 millimetri e 14 calibri di lunghezza e del mortaio Thomson-Brandt TR-61 a canna rigata da 120 millimetri. Questi pezzi, assieme all’obice FH-70 da 155 millimetri, non impiegato durante questa esercitazione, costituiscono la linea del gruppo “Conegliano”, la componente operativa del 3° reggimento artiglieria terrestre da montagna.
Il poligono del Bivera, teatro dell’esercitazione è caratterizzato da un’area rocciosa, da ghiaioni, da ripidi pendii e da boscaglia tra l’altopiano di Casera Razzo e le pendici del monte Bìvera, montagna carnica di 2474 metri che separa l'Alta Val Tagliamento, a sud, dalla Val Lumiei, a nord. L’esercitazione, svolta con l’applicazione delle norme dettate dalle disposizioni anti-Covid, è stata condotta nel pieno rispetto dell’ambiente secondo la normativa vigente.