I nostri lettori sono a conoscenza che, da alcuni anni, è “operativo” un ospedale italiano nella città di Misurata, la struttura è collocata vicino l’aeroporto.
Ebbene, secondo l’accordo firmato a Tripoli, lo scorso lunedì, tra il ministro della difesa turco Akar, quello del Qatar al-Attyha e il premier al-Sarraj, la Turchia avrà in concessione una parte del porto di Misurata per 99 anni. Sempre in base al medesimo accordo, l’Aeronautica Militare di Ankara potrà utilizzare la base aerea di al-Watya, nella Tripolitania occidentale. Il Qatar finanzierà, insieme ai turchi, la riorganizzazione dell’esercito libico.
Ovviamente ora gli italiani sono di troppo a Misurata, infatti, già la scorsa settimana, c’è stata la richiesta (o meglio il diktat) di spostare la struttura ospedaliera, con il contingente al seguito, nella capitale Tripoli (visto che oramai non servono più come scudi umani (v.articolo) contro gli attacchi delle milizie di Haftar).
I turchi potranno così estendere la loro influenza anche nel Mediterraneo occidentale e potranno controllare i flussi migratori diretti verso l’Italia. Di fatto la Tripolitania diventa un protettorato turco-qatarino ma soprattutto uno spazio idoneo alla proliferazione dei fratelli musulmani.
Con questo accordo l’Italia è, dopo più di un secolo, ufficialmente estromessa dalla Libia. I governi Conte (uno e due) non hanno saputo mettere in piedi un minimo di iniziativa politico/militare, cercando invece inutili aiuti da organismi e conferenze internazionali.
La domanda che ci poniamo ora è questa: se Erdoğan dovesse ritenere di interesse strategico per la Turchia l’isola di Lampedusa cosa gli impedirebbe di occuparla?
Foto: presidency of the republic of Turkey