“Chiudere la stalla dopo che i buoi sono già scappati” è un’espressione popolare per indicare un provvedimento preso quando ormai è completamente inutile a impedire un danno, dato che si è già verificato. Dopo che per sei mesi il governo ci ha spiegato che il lockdown “di tipo cinese” della scorsa primavera era servito ad impedire la diffusione della pandemia al di fuori del Nord Ovest, ecco che adesso un nuovo lockdown - compresa la chiusura delle scuole dell’infanzia e delle elementari reclamata a gran voce da molti esponenti del PD - dovrebbe salvarci ora che il coronavirus circola ovunque: insomma, quello che prima era servito per una cosa, adesso dovrebbe funzionare per il suo contrario. Sento odore di fregatura… Ma facciamo un passo indietro.
Il problema è che serio, ma possiamo semplificarlo così: far compiere la scelta del lockdown adesso a chi ci ha portato fino a questa situazione è un po’ come affidarsi al navigatore per orientarsi in un posto sconosciuto dove ti ha condotto lui stesso. Chi oggi vorrebbe negare una seria istruzione alla generazione dei piccoli nati fra il 2008 e il 2014 e chiudere in casa intere famiglie sono gli stessi che fra maggio e settembre hanno lavorato a capolavori come questi che indichiamo solo come esempio:
Il ritorno del pubblico agli eventi sportivi:
“Finalmente già a partire dalle semifinali e dalle finali degli Internazionali di tennis potranno assistere mille spettatori a tutte le competizioni sportive che si terranno all’aperto e che rispetteranno scrupolosamente le regole previste in merito al distanziamento, mascherine e prenotazione dei posti a sedere” (v.articolo). Questo accadeva il 17 settembre, quando in Francia e Spagna i nuovi casi erano già centinaia di migliaia.
Che dire, poi, della riapertura degli eventi e degli spettacoli?
“Le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire una diversa data di ripresa delle attività, nonché un diverso numero massimo di spettatori” per cinema e concerti “in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi” (v.articolo).
Il ritorno del sovraffollamento nei mezzi di trasporto datato 31 agosto:
È stata fissata la capienza massima dell’80% fino al massimo 100% per distanze che si percorrono in meno di 15 minuti. Come si legge in una nota del ministero dei Trasporti: “A bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale, dei mezzi del trasporto ferroviario regionale e degli scuolabus del trasporto scolastico dedicato è consentito, in considerazione delle evidenze scientifiche sull’assunto dei tempi di permanenza medi dei passeggeri indicati dai dati disponibili, un coefficiente di riempimento non superiore all’80%, prevedendo una maggiore riduzione dei posti in piedi rispetto a quelli seduti. La salita e la discesa avverrà garantendo un distanziamento di almeno un metro e avendo cura che gli alunni salgano sul mezzo in maniera ordinata, facendo salire il secondo passeggero dopo che il primo si sia seduto. Per la discesa si procederà uno per uno evitando contatti ravvicinati”. (v.articolo)
Si dirà che le responsabilità sono soprattutto in capo alle Regioni, alle quali è stata lasciata la libertà di organizzare queste attività. Ma si può ritenere innocente uno che lascia a un alcolista la gestione di una distilleria?!
I politici, non è un mistero, spesso prendono decisioni con una logica politica che non vede al di là del proprio naso e non vede il medio-lungo periodo, a volte nemmeno il breve-medio…
Ecco, questi stessi sono anche i fautori del nuovo lockdown. Lockdown che adesso è completamente inutile, dato che molto probabilmente il numero dei contagiati supera in questo momento il 15, forse anche il 20% della popolazione.
Fermiamoci un attimo a capire meglio questo, perché è l’elemento essenziale del mio ragionamento. Non occorre una laurea in matematica per capire che, con una media del 14-15% di tamponi positivi stabile dalla seconda metà di ottobre e con un virus che impiega circa tre settimane a guarire, anche riducendo in modo conservativo detta percentuale della metà, al 7%, negli ultimi 21 giorni circa 4 milioni di persone si sono infettate ogni settimana, per un totale, appunto, di 12 milioni di casi effettivi, per la maggior parte privi di sintomi o con una sintomatologia facilmente confondibile col comune raffreddore. Insomma, è realistico paragonare quello che sta succedendo adesso alla grande pandemia di Influenza Asiatica che contagiò in pochi mesi 26 milioni di italiani a partire dall’agosto del 1957 e che uccise decine di migliaia di persone nei mesi successivi. (v.articolo e articolo)
Il paragone finisce qui perché in quel caso la maggior parte dei morti avevano fra i 20 e i 25 anni: si calcola che persero la vita 20mila soldati di leva; come ben sapete, l’età media dei morti da COVID-19 supera gli 80 anni, il che non rende la loro perdita meno dolorosa.
Ma torniamo al punto: con un italiano su cinque o sei contagiato, chiudere la popolazione in casa è non solo inutile, ma dannoso. Sì, perché così si costringono gli anziani a passare ore e ore insieme a nipoti molto probabilmente già infettati, a loro insaputa, e costretti a stare a casa per la chiusura delle scuole.
Non ci vuole un genio per capire che per ridurre il rischio, le scuole, non solo quelle dei più piccoli, dovrebbero essere usate per favorire il distanziamento dai parenti anziani e/o fragili: lungi dal tenerli a casa, dovrebbero essere impegnati a scuola dal lunedì al venerdì, magari anche nel fine settimana, con la un orario “lungo”, da dopo la colazione fino all’ora di cena, coinvolgendo volontari nell’intrattenimento e nell’animazione. Tutto questo allo scopo di impedire che un adolescente asintomatico ma con una carica virale altissima si trasformi in un superdiffusore a danno del nonno anziano o del genitore obeso e iperteso.
La soluzione non è il lockdown “alla cinese” ma il distanziamento (e l’igiene): non a caso, la pandemia non è mai dilagata in quei Paesi asiatici, come Corea del Sud e Giappone, dove per la cultura locale le strette di mano, il toccarsi il naso e altri gesti che diffondono facilmente malattie sono tabù. Per non dire, poi, del fatto che spesso da loro il personale sanitario segue sempre segue grande scrupolo le regole di igiene e prevenzione, anche lontano dalle pandemie: per esempio, medici e infermieri non vanno mai alla caffetteria dell’ospedale con indosso il camice o quando prelevano il sangue si cambiano sempre i guanti regolarmente per non trasmettere germi mentre tentano di proteggere sé stessi.
Da quelle parti del mondo, poi, le famiglie non scaricano sulla scuola il figlio a scuola con evidenti sintomi influenzali e se sei imprenditore o lavoratore non sei indicato a modello perché ti rechi in fabbrica o in ufficio anche con la febbre e senza protezioni. Potrei elencarne, a decine di altre “perle”: quello che conta è l’implementazione (e il controllo pubblico) di un serio distanziamento e una buona igiene per la riduzione sostanziale della diffusione di questo e di altri virus potenzialmente letali.
È altrettanto importante che le autorità impediscano il sovraffollamento sui mezzi pubblici, le attività sociali procrastinabili (feste, riunioni, cene fra amici ecc.) e in generale lo sport amatoriale, quello dove i giocatori hanno contatti molto frequenti e ravvicinati prima, durante e dopo il match.
Insomma, se non troveremo il modo di salvare la formazione dei piccoli e di imporre distanziamento e igiene, anche tre mesi di quarantena forzata “alla cinese” non serviranno a nulla: il contagio riprenderà.
Lo dicevo già a settembre, quando proposi persino il rinvio dell’election day, il quale è stato un formidabile veicolo di diffusione della malattia. A ben vedere, dato che secondo esimi scienziati, soprattutto fra quelli mai accusati di “negazionismo”, siamo ormai prossimi a una nuova fase di declino della diffusione del virus e abbiamo superato (o stiamo superando) il “picco”, un nuovo (e inutile) lockdown servirà solo a far prendere ai politici la gloria di un calo più o meno fisiologico dovuto alle misure già in atto. E soprattutto distrarrà l’opinione pubblica dalla seconda mattanza in atto nelle RSA, dopo quella di marzo e aprile. Ma su questo torneremo un’altra volta…
Foto: Zhizhou Deng