Questa mattina mi è stato girato da amici e colleghi un articolo a firma di tale Francesco Grignetti riguardante la questione Vannacci.
Dal testo apprendo che sarebbe nato un “movimento culturale” legato al libro del generale e che “si è messo a disposizione anche il sito Difesaonline”. A questo si aggiunge che avremmo pubblicato una lettera per sostenere che Vannacci sarebbe la vera parte lesa “dalla reazione scomposta, oserei dire quasi isterica, dei vertici politici e militari”.
Andiamo con ordine partendo dall’aspetto più lieve.
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“Difesa Online” è un giornale (testata giornalistica registrata al Trib. Roma n. 302 del 12/12/2013): telematico, online o altro va bene, ma definirlo “sito” è riduttivo e scorretto.
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Scoprire di esserci “messi a disposizione” di un movimento di cui non si era ancora letta una riga è estremamente sgradevole e per due motivi: primo non siamo mai stati “al servizio” di nessuno (ed è per questo che - a differenza di altri - siamo detestati da vertici di molti ambienti, ma non dalle basi!), secondo, il giorno (follia!) che anche decidessimo di farlo, preferiremmo determinarlo da noi e non perché lo ha stabilito La Stampa.
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Andiamo quindi alla parte più grave dell’articolo. Quando abbiamo preso le difese del concittadino Roberto Vannacci lo abbiamo fatto perché il testo del libro messo all’indice - o peggio “al rogo” (ricorda qualcuno...?) - era tremendamente differente dai titoli dei giornali che lo infamavano.
Dopo aver pubblicato diversi articoli (anche di legali che sottolineano la legittimità del libero pensiero dei militari italiani), abbiamo divulgato – 5 giorni addietro – una lettera che condividevamo nei contenuti. Per essere tuttavia certi della comprensione di quanto pubblicato anche da parte dei più piccini o dei meno dotati, abbiamo titolato "La vera parte lesa è l'Esercito, ma non a causa del libro del generale Vannacci…".
Risultato? La Stampa vi legge Vannacci sarebbe la vera parte lesa “dalla reazione scomposta, oserei dire quasi isterica, dei vertici politici e militari” .
Leggete voi la missiva (“...se in tutta questa faccenda ne uscirà una parte lesa, questa è proprio la Forza Armata di cui ho fatto parte per quarant’anni...”) e dite quale interpretazione è corretta (link “Lettera a Difesa Online”).
Pur ancora lontani dagli insulti corali al concittadino Vannacci (omofobo, sessista, razzista, …), ci accorgiamo che travisare un semplice titolo e definire un raro caso di informazione libera come "a disposizione", non dimostri superficialità o leggerezza, bensì malafede. Condita con un... "lapsus freudiano"?