Come preannunciato dal regime iraniano è avvenuta la preannunciata rappresaglia per il (non preannunciato) attacco al consolato iraniano a Damasco del 1 aprile 2024 che aveva portato alla morte di diverse persone, tra cui membri delle Guardie Rivoluzionarie, come il generale Mohammad Reza Zahedi.
Il panico, caratteristica di chi ancora non ha compreso l’ABC della guerra mondiale in corso, sembra colpire tutti... tranne i diretti interessati. “Escalation?”, “reazione spropositata?”, “rappresaglie?”, “la Russia?”, “la Cina?”, “l’Italia?”, lo spavento sembra contagiare un vasto pubblico.
Quello di Teheran sembrerebbe essere stato un attacco dimostrativo a fini propagandistici con modalità e tempi che hanno comodamente permesso l’intercettazione di quasi tutti i droni e missili lanciati.
Ne sono indiretta conferma perfino le parole del nostro ministro degli esteri che, di fronte all'attacco, ha raccontato che il collega iraniano (un giorno prima dell’intervento) lo aveva assicurato che nessun militare italiano si sarebbe fatto male.
Backchanneling?
Per propagandare l'intervento contro Israele, l'agenzia di stampa della Repubblica Islamica (IRNA), ha utilizzato una foto dello U.S. Army del 2021. Non sappiamo quale sia il significato tra gli interessati, tuttavia sono da tempo in corso interlocuzioni tra Teheran e Washington che - ricordiamolo - prese immediatamente le distanze dall'attacco in Siria (!).
Un chiaro messaggio è stato inviato dal momento che al canale informativo iraniano non mancano di certo immagini di repertorio con propri missili.
Ci sarà dunque un’immediata e spropositata reazione?
Gli israeliani hanno una “lieve” propensione al non dimenticare le offese, tuttavia difficilmente avverrà ciò che alcuni commentatori della domenica temono. Non ci sarà rappresaglia per una “messa in scena” ed Israele non rinuncerà al suo maggior alleato in Iran, la protesta antiregime, per assecondare un Circo Barnum mediatico con spettatori emotivi.
Si teme ciò che non si conosce e ciò che non si è in grado di affrontare. È ora di diventare, se non seri, grandicelli.
Le carte della geopolitica, che piaccia o meno, sembrano saldamente in mano a Washington.
Foto: IRNA / U.S. DoD