La notizia della presa di Aleppo da parte di quelle che vengono definite “milizie ribelli” è stata un colpo al cuore di chiunque conosca la Siria. Non c’è famiglia in quel paese (estranea ai privilegi dei corrotti) che non abbia sacrificato un figlio od un fratello dall’inizio della guerra del 2011.
La pugnalata più forte degli ultimi giorni non è stata la perdita della città, quanto la ritirata dell’Esercito senza NEMMENO SPARARE UN COLPO! Dimenticate per un momento le coreografie pirotecnche successive destinate a nascondere il retro delle quinte: è quanto avvenuto.
Pochi anni addietro, per liberare Aleppo, sono morte decine di migliaia di siriani, ragazzi, adulti ed anziani che hanno ingrossato i numeri di un tritacarne.
Lo choc non deriva quindi dalla cronaca, ovvero la perdita di una delle città più antiche del pianeta, ma dal modo: quel che appare l'esito di un palese accordo.
Tra chi? Allontaniamo lo sguardo da Aleppo... A lungo diverse aree come il Nagorno-Karabakh (Artsakh), la Siria o la Libia (solo per citarne alcune), hanno opposto Russia e Turchia.
Nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian, la Turchia ha sostenuto il vassallo Azerbaigian, mentre la Russia aveva un'alleanza militare con l'Armenia: l’Artsakh è stato nel 2024 definitivamente preso senza opposizione russa dagli azeri.
In Siria, Mosca (in possesso di alcune basi militari strategiche) ha sostenuto il governo di Bashar al-Assad, mentre la Turchia ha appoggiato ed alimentato le rivolte dal 2011: oggi il nord del paese viene ceduto a terroristi “turcoguidati”.
Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan, dopo l’assassinio di un pilota russo (abbattimento Sukhoi Su-24 dell'Aeronautica militare russa nel 2015), si sono “innamorati” negli anni grazie a una relazione pragmatica basata su interessi comuni.
Citiamone alcuni:
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la Turchia è un importante cliente del gas russo, con progetti strategici come il gasdotto TurkStream; permette poi l’aggiramento via Azerbaigian delle sanzioni energetiche occidentali alla Federazione russa. La Russia è dunque un partner economico cruciale per la Turchia, con accordi commerciali rilevanti (centrali nucleari comprese).
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l'acquisto turco del sistema missilistico russo S-400 ha segnato un punto di svolta, mostrando l'indipendenza di Ankara dalla NATO. Diverse fonti raccontano, per contro, di forniture e transiti “equanimi” di munizioni, armi e risorse verso i due schieramenti in Ucraina da parte di Ankara.
Nonostante le “doverose” divergenze su questioni strategiche (ripetiamo: la Turchia sarebbe un paese NATO), il rapporto tra i due leader è oggi ottimo. Forse eccessivo.
Che la politica possa risparmiare vite umane certamente non dispiace. Che la stessa possa fare sfregio del sacrificio di vite altrui è qualcosa di diverso e, come dicono i politici de noantri, “inaccettabile”.
In Libia, la Turchia (oggi “ago della bilancia” grazie alla bandiera bianca di qualcuno…) controlla il governo di Tripoli, mentre la Russia appoggia quello di Bengasi.
Dopo aver svenduto armeni e siriani, i libici saranno il prossimo regalo di Putin ad Erdogan? O qualcuno, dopo aver fatto pulizia in casa, inizierà a non farsi più usare?
Foto: Cremlino