Flotta USA malconcia: richiamata portaerei dal Golfo Persico

13/06/15

La Marina USA ritirerà la sua portaerei dal Medio Oriente il prossimo autunno, lasciando il Comando Centrale, impegnato nel conflitto contro il gruppo terroristico dello Stato islamico, senza la sua piattaforma ‘airstrike’ principale. E’ questa la nuova direttiva del Pentagono.

Se finalizzata, gli Stati Uniti si ritroveranno senza vettore per uno o due mesi dopo che la USS Theodore Roosevelt e relativo gruppo da battaglia, lasceranno il Medio Oriente.

La USS Harry Truman ed il suo ‘carrier battle group’ si riposizioneranno nel Medio Oriente soltanto a partire dal prossimo inverno. L’assenza del vettore, sarà colmata con le basi aeree presenti nella Regione. Appare evidente, però, che il CentCom, non avrà per due mesi le stesse opzioni tattiche fornite da una portaerei e relativo CSG.

La Marina USA ha adottato un nuovo piano di ‘deployment’ per i dieci vettori nucleari in servizio che mira alla riduzione del tempo trascorso in mare per ogni singolo dispiegamento. Sono attualmente dieci le super-portaerei della flotta della Marina USA.

A causa di molteplici fattori, tra cui la manutenzione continua, la Marina non è in grado di mantenere una presenza costante in ogni luogo in cui è richiesto un impegno militare, tanto più che gli Stati Uniti sono coinvolti in un numero sempre maggiore di operazioni.

Qualora dal CentCom dovessero farne ufficiale richiesta al segretario della Difesa Ashton Carter, la Roosevelt potrebbe continuare la sua presenza nel Golfo Persico.

La US Navy, intanto, ha assegnato alla Huntington Ingalls, un appalto da 4 miliardi di dollari per finalizzare la progettazione e la costruzione della portaerei USS John F. Kennedy.

Il costo finale della seconda portaerei classe Ford ha già superato di 370 milioni di dollari il budget previsto dal Congresso. Da rilevare che la capofila della nuova classe, la USS Ford, ha sforato il budget previsto di due miliardi di dollari.

Quando entrerà in servizio, la capofila della nuova classe sarà il mezzo navale più costoso della storia con un spesa finale complessiva di 13 miliardi di dollari.

Al cantiere della Huntington Ingalls è stato contemporaneamente aggiudicato un contratto di 940mila dollari per manodopera e materiali che saranno necessari per completare la costruzione della portaerei.

I lavori saranno eseguiti nel cantiere di Newport News, in Virginia, e dovrebbero concludersi entro il giugno del 2022.

La portaerei USS John F. Kennedy (CVN 79) è progettata per avere una vita di servizio di 50 anni. La precedente portaerei USS John F. Kennedy (CV 67) è stato dismessa nel 2007, dopo quasi 40 anni di servizio. Huntington Ingalls è la maggiore società di costruzioni navali militari degli Stati Uniti.

La flotta più potente del mondo: ancora per quanto?

Gli Stati Uniti hanno bisogno di tempo e denaro per aggiornare l’intera flotta sparsa per il mondo: il problema è che non hanno abbastanza tempo e denaro. Il mantenimento prolungato delle unità schierate a supporto delle operazioni in corso, starebbe per innescare un effetto a cascata su tutta la flotta che necessita di implementazioni e ristrutturazioni. Manutenzioni necessarie per garantire il previsto ciclo vitale delle unità, ma che non possono essere svolte secondo quanto programmato. Il risultato è che le navi della Marina potrebbero anche non essere in grado di rispondere alle minacce future.

Il problema è noto da tempo. Meno della metà delle navi da guerra entrate lo scorso anno nei cantieri privati e pubblici per le riparazioni e gli aggiornamenti sono ritornate in mare, mentre il budget previsto dalla Marina è già stato sforato.

Le cause sono principalmente due. Il primo è prettamente logistico. Per anni la Marina ha rinviato manutenzioni ed aggiornamenti per mantenere le flotte schierate a sostegno delle guerre in Iraq ed in Afghanistan. Il secondo è di tipo economico. I tagli alla Difesa, infatti, hanno determinato un blocco nelle assunzioni nei cantieri pubblici della Marina. Solo per fare un esempio: la Norfolk Naval Shipyard, a Portsmouth, è stata costretta anche a limitare gli straordinari per i dipendenti civili: ciò ha determinato un deficit nella forza lavoro.

I cantieri navali pubblici della Marina lavorano principalmente sulle portaerei a propulsione nucleare. Ritardi anche nella produzione di sottomarini. Almeno in otto battelli si registrano ritardi che vanno dai due ai nove mesi. All'inizio dello scorso anno, il Fleet Forces Command ha annunciato un piano per ottimizzare la flotta (Optimized Fleet Response Plan cycle), basato su un ciclo operativo di 36 mesi invece che 32. Il nuovo ciclo di 36 mesi inizia con un periodo di mantenimento seguito da una fase di tre mesi di addestramento di base ed ulteriori tre mesi di formazione avanzata. 30 giorni pre-ferie per l’equipaggio in vista del dispiegamento all’estero (Pre-Overseas Movement Phase), quindi missione operativa di otto mesi.

Il resto del tempo è noto come fase sostentamento della durata di 14 mesi: la nave resta pronta ad intervenire in caso di emergenza. Piano, però, totalmente subordinato a fattori che nemmeno la Marina più potente del mondo può controllare. Qualora, infatti, oltre agli attuali teatri di crisi se ne dovessero aggiungere altri (e considerando i continui tagli alla Difesa), la Marina degli Stati Uniti si ritroverebbe a dispiegare unità senza rimpiazzo o senza manutenzione preventiva (cosa che avviene nel 40% dei battelli in mare).

Le portaerei adotteranno il nuovo piano di 36 mesi entro i prossimi quattro anni secondo la seguente previsione: la Bush e la Carl Vinson a partire dal prossimo anno. La Truman, la Theodore Roosevelt e la Gerald R. Ford nel 2016. La Lincoln e la John C. Stennis nel 2017. Infine la Nimitz, entro il 2018.

Franco Iacch

(foto: US Navy)