Feroce attacco sull’F-35, a poche ore dalla (ormai scontata) Capacità Operativa Iniziale per il Corpo dei Marine, nella versione online del National Review, quindicinale di New York fondato nel 1955. Per la rivista, gli USA si stanno avventurando in una strada senza uscita, ritenuta la rovina del sistema militare americano. “Qualcuno ha dimenticato le frasi del generale Charles Davis, quando affermò che l’F-35 è stato condannato il giorno stesso in cui è stato firmato il contratto?”.
Dal National Review elencano le iniziali stime, datate 1994, per il nuovo JSF. L’F-35 del 1994 sarebbe dovuto costare 28 milioni di dollari per l’Air Force, 35 milioni di dollari per il Corpo dei Marine e 38 milioni di dollari per la Marina. Con il cambio di oggi, quelle stime sarebbero state di 45 milioni per il velivolo che avrebbe equipaggiato l’Air Force fino ad arrivare alla versione della Marina che sarebbe costata 61 milioni di dollari. “Nel 2015, invece, secondo quanto calcolato dal Congressional Research Service, il costo unitario di un F-35 si starebbe avvicinando a quello di un F-22”.
Dal Pentagono hanno sempre affermato che i costi unitari sono relativi al basso tasso di produzione iniziale (LRIP) e che la curva di apprendimento porterà a costi più bassi nel prossimo futuro.
“Dobbiamo credere a questa storia? La riduzione dei costi dipende da un design definitivo e da un processo di produzione stabile che soddisfa gli standard di controllo. Sappiamo che l’F-35 non avrà un design definitivo almeno per i prossimi anni, mentre per il processo di produzione, così come dimostrato in un rapporto del GAO del maggio scorso, la faccenda è ancora più seria. Soltanto il 40% dei processi produttivi necessari per l’F-35 soddisfano gli standard statistici”.
Secondo il GAO, lo standard ideale sarebbe quello di ottenere il 100% dei processi critici di produzione entro l’inizio della produzione iniziale che, come sappiamo, ha preso il via nel 2011.
“Per l’F-35 queste regole sembrano non valere. Si modificano in corso d’opera o si ignorano del tutto. Con un design ed una produzione LRIP neanche lontanamente prossima alla stabilità, parlare adesso di riduzione di prezzi è una falsità, una menzogna”.
In un rapporto del settembre dello scorso anno, il GAO confermò (secondo quanto dichiarato dal Pentagono) che mediamente un F-35 sarebbe costato circa 32 mila dollari all’ora. Sempre il GAO, però, sottolineò che questa stima non avrebbe tenuto conto di altri fattori, sottostimati dal Joint Program Office. “Non hanno tenuto conto delle operazioni e dei costi di supporto come la manutenzione non programmata, le ispezioni e l’intera logistica”.
La stima del JPO – scrissero dal GAO – non è ragionevole, perché non tiene conto di fattori determinanti. “Data l'inaffidabilità totale dei costi ed ai suoi 30 milioni di linee di codice sorgente, potremmo facilmente dedurre che il costo medio di un’ora di volo dell’F-35 si avvicina a quella dell’F-22, che ha solo circa 2 milioni di linee di codice sorgente”.
Secondo questi calcoli, l’F-35 costerebbe in media 68 mila dollari per ogni ora di volo.
Il dominio sui cieli
“L'F-35, che opera come un aereo stealth, utilizzerà il suo potente radar di intercettazione per lanciare i suoi missili a lungo raggio, distruggendo i nemici impunemente”. Questa è la stessa logica concettuale dell’F-22 che si basa, quindi, su tre presupposti: furtività, un potente radar ed affidabilissimi missili a lungo raggio che dovrebbero garantire l’eliminazione del bersaglio in uno scenario con contromisure di altissimo livello.
“Oggi sappiamo che non sarebbe prudente lanciare gli F-35 contro i caccia russi o cinesi. L’attuale tecnologia dell’F-35, al giusto prezzo, avrebbe potuto cambiare le sorti di una battaglia, ma soltanto quindi anni fa. Oggi i nostri rivali detengono tecnologie che annullano i vantaggi ipotetici degli F-35. Se l’F-35 si scontrasse con un Su-30 (caccia di quarta generazione avanzata) probabilmente non avrebbe scampo. E nonostante tutto, si continua ad investire in questa macchina: è come se il governo continuasse a mettere il rossetto ad un maiale”.
L’attuale dottrina degli Stati Uniti si basa sul dominio in campo BVR (Beyond Visual Range), ma anche questa teoria è smontata dal National Review.
“L’Australia ha effettuato studi sulle capacità BRV dell’F-35, dimostrando che in un combattimento ravvicinato l’F-35 sarebbe sconfitto dai Su-35S con un rapporto di 10 a 1. Non osiamo immaginare cosa potrebbe avvenire se un giorno, gli F-35 senza supporto dei Raptor, si dovesse scontrare con i PAK T-50 russi, più potenti, agili, veloci e meglio armati”.
L’analisi, per certi versi forse fin troppo pessimistica, dice la verità sulle capacità di carico dei due caccia. Il T-50, può trasportare anche il triplo dei missili dell’F-35 e non è detto che siano inferiori a quelli occidentali.
Concludono dal National Review: “Dopo centinaia di miliardi di dollari, dobbiamo ancora capire cosa sarà in grado di fare l’F-35. Per i dollari spesi per acquistare 2457 F-35, avremmo potuto comprare un potente mix di 5.000 caccia. Eppure, nonostante il disastro del programma F-35, il Congresso degli Stati Uniti continua a finanziare il progetto. Questo può essere parzialmente spiegato dal fatto che la chiusura del programma costerà decine di migliaia di posti di lavoro, anche se va notato che la stragrande maggioranza degli operai, circa il 70 per cento, sono concentrati in soli cinque Stati. Anche la stima della Lockheed Martin per 125.000 posti di lavoro è estremamente elevata. L’impatto credibile complessivo è di 50-60.000 lavoratori. Dove ci porterà l’F-35? Troppo orgoglio, denaro, reputazione ed emozioni stanno coinvolgendo il programma. Se fosse stato un dimostratore, le tecnologia dell’F-35 sarebbero state implementate in diverse piattaforme, ma così non è stato. La più grande minaccia al potere militare degli Stati Uniti si chiama F-35”.
Franco Iacch
(foto: Lockheed Martin)