I quattro caccia F-16IQ “Vipers” consegnati il sedici luglio scorso al governo iracheno, sono entrati in azione effettuando 15 raid aerei negli ultimi quattro giorni, contro postazioni a nord della capitale di Salaheddin e nella provincia di Kirkuk. E’ quanto confermano in una nota congiunta dal Pentagono e dal governo lealista.
La consegna dei caccia è stata rinviata più volte per problemi di sicurezza, a causa della vicinanza della base di Balad, che si trova a circa 70 chilometri (45 miglia) a nord da Baghdad, da un'area dove sono ancora attive cellule dell'Isis. L'Iraq ha acquistato 36 F-16 dagli Stati Uniti, ma la consegna è stata ritardata anche per i precedenti contatti avviati da Baghdad con Russia e Iran per l'acquisto di caccia Sukhoi. La consegna rientra in un contratto siglato tra i due paesi e volto a rafforzare le capacità del governo lealista.
Dopo sei mesi di addestramento e formazione negli Stati Uniti presso la base di Tucson, in Arizona, i piloti iracheni hanno formato il primo squadrone di F-16. Gli F-16 miglioreranno la capacità della forza aerea irachena, anche se la piattaforma non deve essere considerata come un game-changer nella guerra contro lo Stato islamico.
Fino ad oggi, la capacità di Baghdad di colpire bersagli a terra era affidata a tre Cessna armati di missili Hellfire. Questi aerei hanno rappresentato il meglio del meglio di quanto si potesse disporre in Iraq. Lo scorso anno, l'Air Force irachena ha anche acquistato cinque aerei d'attacco Su-25 Frogfoot dalla Russia. A consegna ultimata, l'Iraq disporrà di 36 F-16, ma potrebbero servire a poco considerando che il Pentagono, secondo quanto comunicato dalla Defense Security Cooperation Agency, fornirà soltanto 100 missili AGM-65 Maverick e 600 bombe Paveway.
Per garantire una pressione costante ed efficace sulle postazione dello Stato islamico, l'Iraq avrebbe bisogno almeno di 700 Maverick ed almeno mille Paveway. Ma i problemi principali sono altri. Le piattaforme come l'F-16 sono efficaci se supportati da competenza, esperienza e logistica. Il nemico numero uno della futura forza aerea irachena, infatti, non è di certo l'Isis ma la scarsa preparazione della forza a terra, che dovrà lottare con la sabbia, la polvere e le torride temperature per mantenere i caccia operativi. Nonostante le recenti vittorie irachene, la base resta vicino alla linea del fronte. Lo scorso giugno, attentatori suicidi hanno ucciso 38 poliziotti a Samarra, a circa 30 miglia di distanza da Balad.
Se lo Stato islamico distruggesse gli F-16 a terra, sarebbe un disastro. I fondamentalisti possiedono anche centinaia di MANPADS, utilizzati con successo contro gli elicotteri iracheni. I terroristi, quindi, potrebbero provare ad abbattere i caccia in decollo o in atterraggio, se si trovassero in prossimità della base. Qualsiasi velivolo, anche quello più potente, è vulnerabile proprio durante queste manovre. Poi ci sono problemi di logistica e di manutenzione. Lo Stato islamico, quindi, non è il principale nemico della nuova forza aerea. In cima alla lista c’è l’inesperienza che ha già causato parecchi morti tra i piloti iracheni.
Senza considerare, infine, l’impatto che potrebbe avere nelle truppe lealiste (che più volte hanno dimostrato la loro codardia), se un pilota dovesse cadere in mano ai terroristi. Le immagini del pilota giordano Moaz Al Kasasbeh, arso vivo dopo essere stato abbattuto con il suo F-16 in Siria, scioccarono il mondo.
Quattro F-16 non possono di certo mutare le sorti del conflitto.
(foto: US DoD)