Sono le prime ore di una tranquilla mattina quando i primi colpi iniziano a riecheggiare nell'aria. I terroristi arrivano dal nord e dal sud della città. Ad est c'è un lago, rimane quindi un'unica via di scampo per migliaia di abitanti.
Un testimone riporta: “Anche da occidente abbiamo visto uomini di Boko Haram, armati fino ai denti, venire verso di noi!”.
I militari presenti nell'ultimo presidio rimasto in mano a forze governative nella regione, dopo un'incerta reazione, abbandonano la città. Le belve sono padrone del campo.
E' un massacro quello che avviene nella cittadina di Baga, nel nordest della Nigeria.
Una fonte governativa indica in 2.000 (uomini, donne, bambini ed anziani) le vittime.
Si definisce la strage “il peggior atto di terrorismo compiuto da Boko Haram”.
Pochi mesi prima il leader del gruppo terrorista, Abubakar Shekau (foto), ha giurato fedeltà allo Stato Islamico.
Oggi vogliamo ricordare quelle migliaia di persone, perché il sangue di un nero non ha diverso colore di quello di un bianco. Non è differente la disperazione di fronte ad un machete. E' medesima l'innocenza di un bambino crivellato da colpi di Kalashnikov.
Forse, in Nigeria, diversa è la durata dello strazio nel vedere parenti o amici assassinati davanti ai propri occhi: è dovuto alla semplice abitudine.
Lo scorso anno è cambiato il governo del Paese. Si racconta che, ora, gli alti gradi delle forze armate siano al fronte a far flessioni con i propri uomini e non più in un sicuro ufficio con l'aria condizionata.
Apprendiamo queste ultime notizie con piacere, perché lo choc e la pubblica indignazione internazionale sono un lusso in certe parti del mondo.
Andrea Cucco
(nella foto a dx immagini satellitari di Baga del 2 e del 7 gennaio 2015)