04/07/2015 - Giovedì gli F-16 belgi della coalizione che prende parte all'operazione internazionale a guida statunitense contro lo Stato Islamico si sono ritirati e sono rientrati in patria. Negli ultimi 9 mesi avevano operato dalla base militare di Al-Azraq, in Giordania.
Il ministro degli Esteri belga Didier Reynders aveva preannunciato lo scorso mese la rinuncia alla presenza armata nella coalizione internazionale contro ISIS per questioni di disponibilità finanziaria. Nello stesso periodo il ministero della Difesa belga aveva diffuso dati secondo cui i caccia avevano preso parte a 726 raid e volato per 3.210 ore totali.
Un bilancio della missione belga non è stato fatto ufficialmente, tuttavia i risultati dei raid anti-ISIS sembrano essere stati definiti - a denti stretti - "di successo".
Ieri un funzionario del ministero dell'Informazione siriano ha commentato il ritiro belga dicendosi tutt'altro che sorpreso visti i "crescenti dubbi" degli europei riguardo all'efficacia delle operazioni condotte dalla coalizione internazionale.
Pensar male potrebbe sembrare frutto di illazioni se le lamentele non provenissero anche dagli stessi piloti a stelle e strisce impegnati sui cieli iracheni e siriani (v. articolo).
Da quando è prepotentemente apparso sulle prime pagine dei giornali lo scorso anno (ma la sua storia è ben più lunga) lo Stato Islamico è chiaramente stato riconosciuto da ogni lettore dotato di pollice opponibile come "creatura più o meno fuori controllo" di altri giocatori nell'area, portatori di interesse che lo hanno fatto nascere, crescere ed espandere. Ognuno con i propri fini, spesso indiretti, ovviamente occulti.
La questione che ci riguarda da italiani dovrebbe a questo punto essere: ma noi che ci stiamo ancora a fare in una coalizione internazionale di facciata con alti costi e scarsa - se non controproducente - efficacia?
Andrea Cucco
(foto: MoD Belgio)