Doppia cerimonia a Roma e a Venezia per celebrare la giornata dell'Unità d'Italia e delle Forze Armate il 4 novembre. Il capo dello Stato Sergio Mattarella e il ministro della Difesa Guido Crosetto hanno presenziato entrambi gli eventi prima all'Altare della Patria a Roma, davanti al sacello del Milite Ignoto e poi a Venezia, in piazza San Marco, a poca distanza da quella che fu la linea del Piave che nel 1918 fermò l'avanzata austriaca, decisiva per le sorti della prima guerra mondiale. Un legame dunque tra la città lagunare e la capitale d'Italia che vuole mettere in rilievo i valori che le Forze Armate rivestono a distanza di più di cent'anni. Valori espressi da quel soldano sconosciuto a rappresentanza di tutti coloro che si sacrificarono allora a quelli dei soldati che oggi vestendo la divisa fanno una precisa scelta di vita.
Perché la data del 4 novembre
Il 4 novembre è la data scelta della giornata celebrata oggi perché nel 1918, a Villa Giusti in provincia di Padova, venne firmato l'armistizio tra il Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico che decretò la fine della Grande Guerra, con il terribile costo di 650.000 vittime e oltre un milione e mezzo di feriti.
Tre anni dopo, nel 1921, il 4 novembre sancì un altro passo fondamentale per questa giornata: la salma del milite ignoto, che sul treno da Aquileia in viaggio verso Roma toccò tante stazioni d'Italia, venne tumulata all'Altare della Patria.
La cerimonia a Venezia
A Venezia, la cerimonia iniziata a mezzogiorno, ha visto lo sfilamento di reparti di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza al ritmo della banda interforze costituita da 75 elementi. Presente anche una compagnia di trenta allievi della scuola navale militare "Francesco Morosini" di Venezia.
Il presidente Sergio Mattarella è entrato in piazza anticipato da 21 colpi a salve di cannone sparati dal pattugliatore d'altura Tahon di Revel, ormeggiato nel bacino San Marco. Ad accogliere il presidente, diversi studenti e un parterre di autorità tra le quali i sottosegretari alla Difesa Matteo Perego di Cremnago e Isabella Rauti, la senatrice Stefania Craxi, il governatore del Veneto Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro.
Il generale Luciano Portolano e la missione Unifil
È stato il capo di stato maggiore della Difesa generale Luciano Portolano ad aprire la cerimonia, parlando del 4 novembre 1918, “la fine di un evento drammatico, quello della Grande Guerra” e il 4 novembre di oggi “con settemila militari impegnati in 36 missioni e operazioni all'estero, nel rispetto delle popolazioni locali, tra i quali mille soldati italiani impiegati nella missione Unifil in Libano”.
Una missione generata dalla risoluzione Onu 1701 del 2006 che il generale Portolano conosce molto bene, essendo stato capo missione e comandante delle Forze Onu nel paese dei cedri dal 2014 al 2016. Una missione delicata e oggi riuscita in parte, alla luce della guerra esplosa in Medio Oriente tra Israele e Libano, contestata per i limiti delle regole d'ingaggio che i soldati Onu si trovano a dover osservare.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto
“La storia delle nostre Forze Armate sono le missioni in Libano, in Kosovo, nei teatri di crisi, dove sono a rappresentare l'Italia, a difendere con ostinazione la pace e a non arrendersi alla guerra” ha affermato il ministro. “Perché è quello che fanno oggi le Forze Armate: difendono le istituzioni, la democrazia, il Paese, e cercano di costruire sicurezza che non si può limitare a livello nazionale, ma è internazionale. Perché non esiste sicurezza se ci si chiude nei confini. É molto comodo chiudere gli occhi e non vedere cosa accade a centinaia di chilometri di distanza, credendo che non riguardi noi e la vita dei nostri figli. Ciò invece riguarda la nostra vita e il nostro futuro.
Le nostre Forze Armate si sono costruite negli anni il rispetto nel mondo. Lo sono diventate per come si sono mosse, per come hanno lavorato e stanno lavorando adesso in Libano, in Kosovo, in Lettonia, in Africa, ovunque. E se un grande paese come gli Stati Uniti si rivolge all'Italia chiedendo che siano i carabinieri ad addestrare la Forza di Polizia palestinese, perché riconosce all'Italia una specificità, un approcio che nessun altro Paese ha, lo dobbiamo al lavoro fatto negli anni da tutti questi nostri militari”.
Onorificenze a sei bandiere di guerra
Il presidente Mattarella ha quindi insignito la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia a sei bandiere di guerra per azioni che si sono distinte in missioni e operazioni: alla Marina militare e delle Forze Navali, al 152° reggimento di fanteria “Sassari”, all'ottavo reggimento artiglieria terrestre “Pasubio”, alla nave “Antonio Marceglia”, al 14° stormo dell'Aeronautica Militare e all'ottavo reggimento carabinieri “Lazio”.
L'evento ha visto in conclusione i lanci di paracadutisti sopra piazza San Marco con i vessilli delle Forze Armate e un'enorme bandiera italiana a cui hanno seguito tre sorvoli delle Frecce Tricolori.
Domande della Stampa al ministro della Difesa
A margine della cerimonia il ministro Crosetto ha parlato di come le vere sfide attuali siano quelle interne che riguardano il fronteggiarsi delle grandi economie, mentre le sfide delle Forze Armate sono quelle di ogni giorno, di addestrarsi e prepararsi per evitare i conflitti.
Richiesto un parere sulle elezioni statunitensi, il ministro si è schernito affermando che “Già faccio fatica a capire cosa succede in Italia per poter esprimere un giudizio sugli Usa. Gli americani hanno uno Stato molto forte e comunque le elezioni non cambieranno quelli che sono gli equilibri internazionali”.
Per quanto riguarda invece la richiesta di avere i nostri carabinieri in Palestina per garantire la pace, “si darà un seguito solo se la domanda sarà fatta non solo dalle Forze occidentali ma da tutti gli attori in campo, perché in nostri carabinieri devono agire in completa sicurezza”.
Un chiarimento è stato chiesto a proposito della richiesta da parte del sindaco Luigi Brugnaro di Venezia di avere l'operazione “Strade Sicure” potenziata da militari Lagunari nelle zone difficili di Mestre e Venezia.
"Quest'anno, con uno sforzo enorme – ha puntualizzato il ministro – abbiamo aumentato di ottocento unità i militari a disposizione di Strade e Stazioni Sicure. Io penso che dal prossimo anno sia magari più importante aumentare le forze di polizia e lasciare che le Forze Armate riprendano a fare quello che serve in questo momento".
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