Che l’attenzione cinese sia ora tutta incentrata sullo sfruttamento a proprio uso e consumo dell’attuale emergenza sanitaria abbiamo già abbondantemente scritto.
Una strategia mirata a scrollarsi di dosso la condizione di primo untore per assumere quella di principale attore globale, impegnato senza sosta, in virtù proprio di quella globalizzazione che gli ha consentito l’attuale rango, a soccorrere l’universo mondo con migliaia di medici e tonnellate di presidi medicali, di materiali e equipaggiamenti sanitari.
Un strategia accorta, che si fonda sulla propaganda di regime e sulla valorizzazione mediatica delle missioni sanitarie ormai sparse ovunque e di quelle che verranno, rivolta principalmente a opinioni pubbliche in profonda difficoltà emotiva, aperte nei confronti di ogni forma di soccorso.
Anche quando questo proviene da stati, come Cina e Russia, che alle lentezze e alla confusione dei riti democratici oppongono velocità decisionale e immediatezza di azione.
Non sorprende allora l’ultimo atto di questo agire ibrido, che questa volta coinvolge Giuseppe Remuzzi, scienziato di fama internazionale e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.
Dopo aver pubblicato un articolo1 sulla prestigiosa rivista medica The Lancet nel quale afferma tra l’altro, che “sebbene le misure di contenimento in Cina abbiano ridotto i nuovi casi di oltre il 90%, questo non è avvenuto ovunque, e l'Italia è stata particolarmente colpita”, Remuzzi ha rilasciata un'intervista alla radio americana NPR2, dichiarando che in Italia “sin da novembre si era iniziato a registrare casi di polmoniti molto acute e strane” prova del fatto che “il virus circolava in Lombardia prima che venissimo a conoscenza della sua esplosione in Cina”.
Un passaggio chiaro, che non da adito a interpretazioni, riassunto invece dalle principali testate di Pechino nella forma “il virus circolava in Lombardia prima dell’esplosione in Cina”.
Il Global Times (tabloid del Quotidiano del Popolo, organo del PCC) sul suo profilo twitter3 ha pubblicato questo post: "L'Italia potrebbe aver avuto un ceppo inspiegabile di polmonite già a novembre e dicembre 2019 con sintomi altamente sospetti di Covid-194", citando come fonte proprio l’NPR.
Inutile l’immediata presa di distanza di Remuzzi (in Italia con una intervista a Il Foglio5), che ha ribadito con forza che “non c’è alcun dubbio che il virus sia cinese”.
Le principali tv di Pechino hanno continuato a dare ampio risalto alle pseudo-dichiarazioni dello scienziato italiano, tanto che, riporta il Corriere della Sera, ieri su Weibo, principale piattaforma social del Paese, oltre 490 milioni di utenti avevano visualizzato l’hashtag #esperto- dice- che- il- coronavirus- può- aver- circolato- in- Italia- a- novembre.
1https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30627-9/fulltext